Di chi è la colpa se Tursi sbaglia tutto?
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Il Lavoro - Repubblica Venerdì 21 marzo 1997
Il dibattito

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Su un punto ha indiscutibilmente ragione Raffaele Niri nell'articolo di fondo di domenica: un giornale capace di svegliare la pubblica opinione può sconfiggere i mostri generati dal sonno degli onesti: un'informazione "martellante, fastidiosa, assillante" (come Niri ci ha assicurato) può scuotere anche il più incapace degli assessori scelti (ma con quale criterio?) da Sansa per fargli fare, finalmente!, qualcosa a vantaggio della collettività. Su una cosa, però, bisogna essere assolutamente chiari: l'informazione deve essere precisa e neutrale. In altre parole, bisogna evitare che certe affermazioni o certe prese di posizione, pur corrette, appaiano incomplete, reticenti o, peggio, inesatte. Commentiamo allora le affermazioni di Niri punto per punto.

Fiumara: il Comune ha presentato un Piano di Riqualificazione Urbana per l'area Fiumara dove si afferma, in tre modi differenti e contraddittori, che l'Università accetta di partecipare al Pru con propri finanziamenti. Sulla base di questo Pru il Ministero ha stanziato 15 miliardi per il Palasport. Il problema è che di tutto ciò l'Università non ne sapeva niente! Di chi è la colpa?

Le Erbe: mancava, come scoperto da questo giornale, il permesso relativo al rumore per prosciugare lo stagnante laghetto. Ma chiedo cosa stia facendo il Comune di fattivo per riaprire il cantiere e se il Comune sapeva di trattare mentre era pendente una sentenza del Tar. Di certo l'imprenditore e la città hanno avuto solo danni. Di chi è la colpa?

Le Acciaierie: il problema non è Riva, col quale si può trattare o imporre con ordinanza il pieno rispetto delle normative vigenti. Il vero problema è che il Comune, con l'assessore del Pds Montaldo in testa, dopo aver illuso i cittadini con la fallace promessa delle dismissioni ora non sa trovare una vera e credibile sistemazione dei lavoratori. Di certo senza sistemarli non si può chiudere. Di chi è la colpa?

San Biagio (ex-raffinerie Garrone): quando in Consiglio comunale furono sollevati dubbi sulla bonifica, la Provincia, sebbene non obbligata e con una solerzia degna di migliori cause, fece avere all'assessore Nosengo un documento dove si garantiva l'avvenuta bonifica. Ma i cittadini dicono di aver visto troppo pochi camion per un ricambio di terra come richiesto. Indifferente, il Consiglio comunale approva la costruzione di un ipermercato, in deroga al vigente piano commerciale. E il preside di Architettura Benvenuto si chiede come mai non si sia fatto passare il treno veloce proprio da San Biagio, invece che devastare la Val Bisagno. Per la cronaca val la pena di ricordare che San Biagio e Fiumara sono operazioni immobiliari di parecchie centinaia di miliardi affidate a Coopsette. Di chi è la colpa?

Palazzo Ducale: ora che anche l'assessore Luzzati scopre che il Ducale non funziona (ci ha messo quattro anni!) e decide di stanziare ben 25 miliardi per qualche fine che solo Lui sa: noi consiglieri comunali abbiamo letto dello stanziamento solo sul Lavoro! Spero che Luzzati si degni di spiegare alla città se il Consorzio è inadempiente o no e perché bisogna pagare così tanto. Di chi è la colpa?

In questo quadro desolante l'Amministrazione Comunale devasta Corso Europa, mette paletti su tutti i marciapiedi, deprime il commercio con folli pedonalizzazioni, ingessa la città con un Piano regolatore contestato da tutti (esclusi i compiacenti di parte), uccide la Polizia Municipale con l'improprio utilizzo delle contravvenzioni per risanare il bilancio, porta l'indebitamento del Comune ad oltre 2000 miliardi, svende l'Amga per indebitarsi ancor di più, si inventa un numero esorbitante di società per azioni a capitale completamente pubblico (non ci sono "capitali privati" nella Porto Antico SpA, nella Genova Parcheggi SpA o nell'inutile Ponente Sviluppo SpA, ma le assunzioni possono essere fatte al bar, come per qualunque società di diritto privato). Anche questo mi sarebbe piaciuto leggere nel fondo di Niri.

Prof. Franco Bampi
consigliere comunale
(Forza Italia)

Genova, 17 marzo 1997


Il Lavoro - Repubblica Venerdì 21 marzo 1997
Fondo: Se il sonno degli onesti genera mostri

Fiumara, Erbe, acciaio.

C’è un filo sottile che lega Fiumara alle Erbe, le Acciaierie al Porto Petroli, San Biagio al Ducale. Quel filo che un tempo portava il nome di "veti incrociati", oggi si chiama semplicemente "veti". Se solo fino a qualche anno fa i poteri forti della città erano in grado di condizionarsi - e quindi bloccarsi - vicendevolmente, oggi che all’orizzonte sono rimasti solo poteri debolucci, resta un’unica forza, quella di fare del pressing disperato, di cercare di asfissiare l’avversario, per portare a casa un misero punticino. E noi - quotidianamente - raccontiamo i tatticismi, le mosse astute, gli sgambetti, i fatti plateali perdendo spesso di vista il dato fondamentale: la gente paga per vedere i gol, non lo zero a zero.

Quando, alla scorsa tornata elettorale, i sindaci vennero eletti direttamente dalla gente, una sola speranza accomunava tutti gli elettori, indipendentemente dal candidato prescelto: quell’uomo, quegli uomini, avrebbero avuto le mani libere, non avrebbero dovuto rispondere a nessuno. La maggioranza è chiara e forte, prende le decisioni, il sindaco sceglie e l’opposizione controlla. Sognavamo che la sintesi tra capacità di programmazione e mani libere da veti fosse ormai all’ordine del giorno. Signori, non era vero niente.

Prendiamo Fiumara: quando l’operazione venne decisa il porto languiva e nessuno si sognò di chiedere quelle aree per il retroporto.

Sono arrivati i soldi per il Palasport, ci sono già le famiglie disposte ad acquistare uno dei trecento alloggi, l’Ansaldo è pronta a trasferirsi, gli americani hanno firmato il contratto per nove sale cinematografiche. Ma Ingegneria non vuole. O meglio vorrebbe, se il ponente non fosse a ponente, magari se troviamo il modo di portare Fiumara a De Ferrari, chissà... I soldi del Palasport, l’Ansaldo, le famiglie, i cinema? Ingegneria non vuole e tanto basti. E poi quelle belle aree sono il "naturale" prolungamento del porto, Vogliamo forse far morire il porto? Veti deboli, è chiaro, che impallidiscono di fronte ai veti veri, quelli del vecchio regime.

Prendiamo le Erbe, l’unico progetto concreto del Centro storico: ci sono i soldi, c’è un piano esecutivo, c’è un costruttore, ci sono soprattutto tante persone disposte a pagare di tasca propria. A parole tutti d’accordo: poi, però, ci vogliono anni anche a prosciugare il lago delle zanzare, che sparisce solo dopo una martellante campagna del nostro giornale. Il problema è sempre lo stesso: chi deve decidere non lo fa, i funzionari non si prendono responsabilità, gli assessori non li costringono a prenderle.

E gli ultimatum a Riva di cui abbiamo riempito i giornali? E le promesse alla gente del ponente ("il Porto Petroli andrà via" aveva giurato l’onesto Sansa in campagna elettorale)?

E San Biagio, altro bel caso? Giustamente si chiedevano tutte le garanzie ambientali: se ne sono occupati i mastini della Provincia, quelli ai quali nulla sfugge. Hanno controllato, hanno fatto mille perizie, poi hanno dato l’ok. Arriva il magistrato, sequestra tutto, poi dissequestra. Vuol dire che va tutto bene? Chissà. Intanto è tutto fermo.

Oppure prendete Palazzo Ducale, una struttura potenzialmente magnifica, anche dal punto di vista degli affari. Luzzati è pronto a scucire venticinque miliardi, chiede in cambio la revisione della Convezione ed ha ragione. Ma la chiede in fretta. Vuoi vedere che anche questa partita slitterà di un anno, diciamo fino all’insediamento della nuova Amministrazione, di un vero assessore alla cultura?

C’è, in tutti i casi, quello che a scuola ci hanno insegnato ad individuare come minimo comune denominatore: i tempi della politica (purtroppo, anche di questa nuova politica) non sono i tempi della città.

Il Sindaco ha più potere, gli assessori hanno più potere, ma per Fiumara, per le Erbe, per le Acciaierie, per il Porto Petroli, per San Biagio, per il Ducale, tutto resta immutato. Semplicemente, quel potere non viene esercitato: e alla fiera della debolezza gli Ingegneri hanno diritto di veto su Fiumara, gli uffici comunali su piazza delle Erbe, Riva sul ponente, il Ducale su se stesso.

In questa situazione (apparentemente) immutabile, proviamo ad inserire un piccolo elemento di novità: il ruolo del giornale. Da parte nostra chiediamo risposte certe e tempi certi. Chiediamo decisioni e assicuriamo una informazione martellante, fastidiosa, assillante. Come per la campagna sulla inadeguatezza dei vigili, che è costata il posto al Comandante Benzi. Come per quella su piazza delle Erbe, che ha portato (almeno) al prosciugamento del lago. Il sonno degli onesti genera mostri.

Raffaele Niri