Intrâ >
Relata refero >
Il dialetto? È nostalgico, ...
[ Inderrê ]
[ Pagina doppo ]
Il Secolo XIX
Venerdì 31 dicembre 1993
Il caso
Nella polemica per il centralinista che rispondeva in savonese
una voce controcorrente, quella del poeta Edoardo Sanguineti
Il dialetto? È nostalgico,
regressivo ed anche leghista
Risposta del poeta
Roberto Della Vedova
GENOVA - Dialetto sì o dialetto no? Anacronismo da provinciale o sano attaccamento
alle proprie radici? E in letteratura: realismo o espressionismo, scelta mimetica o
"lingua degli angeli"?
Il caso dell'usciere-centralinista di Savona redarguito per aver usato il vernacolo
sul posto di lavoro ha suscitato una vera e propria querelle linguistica tra esperti
e non (sic! ndr ). Dopo aver letto la storia
del signor Ignazio Bolondi sono arrivate decine di lettere e telefonate di cittadini
a difesa del paladino dialettofono. «Il dialetto va difeso e non attaccato», «È la
lingua del nostro cuore» e via dicendo. «Che l'inse?»: i liguri sono insorti.
Nel coro si distingue la voce controcorrente di Edoardo Sanguineti, grande poeta
nonché docente di Letteratura italiana alla Facoltà di Lettere di Genova. Poeta
"cerebrale" ed eversivo ma non solo, anche saggista, autore teatrale e
critico letterario, Edoardo Sanguineti è nato a Genova da padre ligure e da madre
torinese, è vissuto a Torino dall'età di tre anni e nel capoluogo piemontese ha
compiuto tutti i suoi studi.
- Qual è la sua posizione nei confronti del dialetto?
Sono poco amico dei dialetti, non nel senso che mi dispiacciano, ma considero una
conquista fondamentale dei nostri tempi l'unificazione linguistica. È costata molta
fatica agli Italiani.
- Il dialetto è sempre una scelta?
No, a volte è di fatto un'emarginazione. A Torino, dove ho vissuto per parecchi anni,
vedevo che per moltissimi emigranti del Sud che lavoravano alla Fiat il non possedere
la lingua italiana era un ostacolo quasi insormontabile. E parlo della vita di tutti
i giorni, al lavoro o nei negozi, al di là della discriminazione "nordista".
Partivano già emarginati, linguisticamente.
L'unificazione linguistica dell'Italia è stata una grande conquista democratica
e un ruolo decisivo lo ha avuto la televisione. Sono stati importanti anche il
servizio di leva nazionale e senz'altro la scuola, ma la TV è riuscita a far entrare
in tutte le case un "italiano parlato" ancora sconosciuto per molti.
Con l'innovazione è cominciata anche la nostalgia e il dialetto è sembrato più bello,
più espressivo.
lo invece non vedo nessun vantaggio nel sottolineare e difendere la chiusura
dialettale. Giudico il gesto del superiore di Savona come un atto di democrazia e
non di autorità.
- Lei parla normalmente il dialetto?
No, non ho potuto imparare né il genovese né il piemontese. Li capisco entrambi ma
non li parlo. Considero comunque un vantaggio essere nato da genitori
"bilingui" e non dialettofoni.
- Cosa pensa della poesia dialettale?
È una forma di nostalgia, di chiusura. Non ha mai raggiunto risultati straordinari
nella letteratura italiana. E poi la leggo con difficoltà, è come affrontare un
testo scritto in una lingua straniera, non riesco a capire e quindi neanche
ad apprezzare.
Il discorso è diverso per i giovani poeti di oggi, che usano parole di estrazione
dialettale, spesso deformate, all'interno di una poetica di mescolanza linguistica.
Non si tratta più di dialetto come "rifugio" ma di un tentativo di unire
italiano arcaico, lingue straniere e vernacolo. Questa è una dimensione nuova,
altrimenti l'uso del dialetto è nostalgico, regressivo e oggi anche leghista.
- Leghista?
Sì, può essere una forma di egoismo linguistico, di chiusura limitante fatta passare
invece per apertura europea.
- E il rapporto dei genovesi con il dialetto?
Genova è una città con una chiusura dialettale particolarmente accentuata. Io ho
vissuto per parecchi anni al Sud, a Salerno, e ho notato che le persone fanno molti
più sforzi per parlare in italiano. I genovesi no, quasi si compiacciono del contrario
e non li capisco: perché limitarsi ad una lingua che solo pochi comprendono?
Esiste comunque anche un aspetto positivo del dialetto: con la sua espressività
può contribuire senza dubbio ad arricchire la lingua italiana. Un esempio? Oggi
parole prima gelosamente liguri come camallo o mugugno sono capite
in tutta Italia.
Raffaella Grassi
[ Inderrê ]