franco@francobampi.it
[ Precedente ] [ Successiva ]
INEDITO
Inviato e non pubblicato
Redazione de "Il Secolo XIX"
Due o tre domande per i genovesi
[
L'intervento ]
Genova, 13 dicembre 2001
Leggo sul "Secolo" di oggi 13 dicembre quanto scrive l'amico Evangelisti.
In estrema sintesi: occupiamoci dei problemi veri della città, in particolare
di quelli economici; altrimenti non ha tutti i torti chi rimpiange la
Serenissima Repubblica di Genova. Facciamo allora brevemente il punto della
situazione.
Intanto la cosiddetta Repubblica "aristocratica" era, in realtà, una
repubblica "meritocratica", che consentiva a tutti, raggiunta una certa
prosperità economica, di diventare nobili e di accedere così alle cariche di
governo. Questo è quello che è successo a una famiglia di profughi albanesi:
i Durazzo che dettero alla Repubblica ben otto dogi! Inoltre Genova è sempre
stata repubblica, ha ripudiato la guerra quale strumento di conquista, ha
prodotto mirabili opere di solidarietà (si pensi all'ospedale di Pammatone o
all'Albergo dei Poveri) e ha sempre prediletto un ordinamento veramente
confederale consentendo alle comunità della Repubblica di reggersi con
propri ordinamenti e statuti, come accadde per Parodi Ligure o per Noli.
Ma questo non vuol essere un nostalgico ricordo del passato che più non
torna, ma un attivo proponimento per il futuro della nostra comunità, della
nostra gente. Guardiamoci in giro: consideriamo ad esempio San Marino, stato
indipendente sopravvissuto, diversamente da Genova, al Congresso di Vienna
del 1814-15. Se Genova avesse in proporzione il bilancio di San Marino (700
miliardi per 35000 abitanti) disporrebbe di oltre 12000 (dico: dodicimila!)
miliardi invece degli attuali 2600 (con altrettanti di debito!). Ci pensi
Evangelisti, lui che è stato assessore: vedrebbe i problemi che ha posto se
avesse il Comune dodicimila miliardi di bilancio? Ma, dico io, se San Marino
fosse un semplice comune della provincia di Rimini, avrebbe il bilancio che
ha?
E se Genova potesse godere degli oltre tremila miliardi di tasse portuali,
il porto avrebbe o no dei benefici? E il problema delle acciaierie potrebbe
o no essere felicemente risolto? Forse, caro Evangelisti, quegli originali
cittadini che, come me, si ispirano senza rimpianti al modello della
Repubblica di Genova non hanno davvero tutti i torti a chiedere che Genova e
la Liguria facciano valere i loro diritti internazionali e imprescrittibili
per ritornare indipendenti!
Prof. Franco Bampi
Segretario del Movimento Indipendentista Ligure
mil@mil2002.org
www.mil2002.org
[ inizio pagina ]
Su "Il Secolo XIX" di giovedì 13 dicembre 2001 è apparso il seguente
intervento.
Due o tre domande per il futuro sindaco
MARCO EVANGELISTI*
Ormai a pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo dell'amministrazione
comunale, lo scenario genovese si presenta ancora caratterizzato da
grandi incognite. I due maggiori schieramenti appaiono impegnati in un
gioco di surplace, come i ciclisti in pista quando si bloccano e attendono
le mosse dell'avversario, sia nella indicazione dei candidati sindaci
che nella esplicitazione dei programmi.
Un siffatto atteggiamento rischia di comprimere gravemente le
possibilità per i cittadini di conoscere, di valutare e quindi di scegliere
a ragion veduta un progetto amministrativo e così di sospingerli verso
logiche di schieramento acritiche o condizionate da pochi giorni di
battage mediatico soprattutto televisivo.
Le qualità personali dei candidati sindaci e la loro popolarità sono
e saranno importanti, ma non debbono far velo rispetto alla complessità
dei problemi che la città ha di fronte e alle strategie di soluzione.
C'è un problema finanziario: il bilancio comunale è gravato da un robusto
indebitamento che potrebbe condizionare sensibilmente negli anni a venire
la capacità di ulteriore indebitamento e di investimento. Che fare?
Spingere sulla leva fiscale ridurre l'impegno sul versante dei servizi
erogati ai cittadini più deboli o che altro? Il sistema attuale di
smaltimento dei rifiuti ha prospettive di breve durata alla luce della
saturazione ormai prossima della discarica di Scarpino: opteremo per
l'ampliamento dell'attuale discarica o per un impianto di incenerimento
oppure per un sistema spinto di raccolta differenziata?
Il traffico cittadino, nonostante i cambiamenti, rimane un punto
dolente: servono nuove infrastrutture (tunnel in porto, parcheggi) per
agevolare il traffico sui mezzi privati oppure ulteriori iniziative
finalizzate a favorire il mezzo pubblico anche a costo di sacrificare
la nostra mobilità con la vettura individuale?
La produzione a caldo dell'acciaio a Cornigliano dovrà interrompersi
dopo la dismissione dell'attuale altoforno, oppure è necessario che
prosegua con un nuovo forno elettrico per lo sviluppo economico della
città o per esigenze nazionali?
Ma è su queste domande e su altre, altrettanto vitali, che i cittadini
dovrebbero poter riflettere per tempo sulla base di aperte dichiarazioni
di intenti degli schieramenti politici, di occasioni di approfondimento
e di confronto, di contributi da parte della cultura e delle organizzazioni
della società civile che operano nei diversi settori. Per questi motivi
è democraticamente opportuno che chi ha l'ambizione di governare la
città nei prossimi anni lo dichiari senza indugio ed esponga il suo
progetto. Altrimenti potrebbero in fondo non avere tutti i torti quegli
originali nostri concittadini che rimpiangono la repubblica aristocratica
genovese di qualche secolo fa.
*Capogruppo in comune
"Noi per Sansa"
[ inizio pagina ] |