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INEDITO
Inviato e non pubblicato
Il Giornale
A Genova e in Liguria si può fare cultura...
e anche tutto il resto!
Genova, 1 novembre 2001
Ciò che scrive Erminio Raiteri su "Il Giornale" del 1 novembre è
un'acuta analisi sulla situazione della cultura come, di fatto, si
presenta ad un osservatore delle cose di Liguria. Afferma Raiteri che,
salvo poche eccezioni da collocarsi più in un contesto nazionale che
ligure, la Liguria è assente dalle grandi pagine nazionali e non fa
opinione; che vince il grigiore, la mancanza di fantasia, il piccolo
cabotaggio e l’ordinaria amministrazione. Conclude quindi: è possibile
fare cultura a Genova e in Liguria?
Ottima analisi, ma assolutamente carente di terapie: nessuna
proposta fa Raiteri per uscire da questa situazione. Eppure il popolo
ligure si è imposto, per secoli, come protagonista della storia: prima
come potenza navale, poi come potenza e piazza finanziaria. Caso quasi
unico nella storia del mondo, sotto il nome di Repubblica di Genova
o di San Giorgio il popolo ligure si era dotato di un governo da sempre
repubblicano ma anche, confrontate le cose con quei tempi, democratico,
solidale e federale. È questa una singolare anticipazione della storia
che due stati hanno fatto propria: la Svizzera e la minuscola repubblica
di Singapore, che oggi, come una moderna repubblica marinara, sta
imponendosi dovunque: anche qui a Genova dove ha acquistato il porto
di Prà - Voltri.
Quale lezione e quale ricetta possiamo trarre dalla gloriosa storia
dei nostri antenati liguri? Una chiara e semplice: la Liguria, dovendo
confrontarsi col mondo delle grandi potenze (e i colossi allora si
chiamavano Spagna, Francia, Inghilterra, Russia, Prussia, Austria!)
con tutte le responsabilità di uno stato sovrano e indipendente, ha dovuto
esprimere una classe dirigente che fosse la migliore, la più abile, la più
brava, non solo per sopravvivere ma per essere addirittura protagonista
degli affari del mondo di allora!
Oggi siamo nella stessa fase storica: la Liguria ha (e può esercitare)
il diritto internazionale di ritornare indipendente. Questo a mio avviso,
è l’unico modo serio per stimolare le grandi capacità, oggi latenti,
delle genti di Liguria e per ritrovare una classe dirigente politica,
economica e culturale che sappia gestire le responsabilità e poteri
decisionali di uno stato sovrano che opera nell’interesse del suo popolo.
In fondo la Liguria è un po' come la repubblica di San Marino, che se
fosse un semplice comune della Provincia di Rimini, nessuno saprebbe
dove sia! Questa, probabilmente, sarà l'unica idea forte che emergerà
alle elezioni della prossima primavera che, già da ora, presentano idee
scontate, grigie e deludenti.
L'altra possibilità è un costante declino nel quale la Liguria
continuerà a perdere posti di lavoro e ricchezza al ritmo stabilito
dai sussidi che uno stato lontano, a Roma, deciderà come già oggi decide
quando i nostri amministratori vanno a piangere e a lamentarsi dal
ministro di turno.
Prof. Franco Bampi
franco@francobampi.it
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