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GENOVA

GENOVA - La storia di Genova, fino alla "occupazione" napoleonica del 1797 e poi le decisioni "unilaterali" del Congresso di Vienna del 1814-15, è ANCHE la Storia della sua Repubblica, la REPUBBLICA di GENOVA che, praticamente dal 1097, ha costituito un vero e proprio Stato - Nazione che ha rappresentato tutta la Liguria e per circa 600 anni anche la Corsica. Dopo le recenti scoperte genetiche si è appurato che il POPOLO LIGURE è uno dei quattro popoli che fin dall’antichità hanno abitato la penisola italiana. I LIGURI sono gli antenati di tutto il Nord Italia, gli ETRUSCHI del Centro Italia Tirrenico (Toscana, Lazio), i PICENI del Centro Italia Adriatico (Marche, Romagna, Abruzzo) ed i GRECI del Sud Italia (Sicilia, Puglia, Calabria). I quarantamila "graffiti" del Monte Bego, 2873 metri, presso San Dalmazzo di Tenda, sono i primi "segnali" della presenza dei LIGURI che, per almeno DUE MILLENNI (dalla fine dell’età della pietra, all’inizio di quella dei metalli), sono saliti verso quella vetta delle Alpi marittime per invocare sul loro lavoro la protezione della Divinità Rupestre. Dopo l’occupazione romana, nel 180 a.C., ben 40.000 LIGURI APUANI furono deportati, con tutti i loro familiari nel Sannio (Benevento, Avellino) perché, irriducibili ribelli, non volevano sottostare al giogo romano. Roma fu però "costretta" a stringere un "patto federale" con Genova che venne eretta a MUNICIPIO Autonomo, diventando, con tutta la Liguria, una delle 11 "Regiones" italiche. Lo stesso Plinio attesta che il ceppo etnico LIGURE popolò tutta la pianura padana ed inizialmente andava dal Rodano all’Arno, fino al golfo di Trieste. Durante la Seconda Guerra Punica (218 a.C.) fu assalita e saccheggiata da un esercito cartaginese. Caduto l’Impero d’Occidente, accolse con calore i Bizantini, evitando fin che poté l’urto delle invasioni barbariche e ad essa si diressero, come ad un’oasi di pace e di civiltà, l’Arcivescovo, la Curia ed i nobili milanesi che fuggivano dalle devastazioni barbariche longobarde (568) e vi rimasero finché Rotari, tra il 641 ed il 644 non ebbe conquistata anche Genova. I rapporti con l’Oriente e l’Italia bizantina si interruppero e Genova entrò in un lungo periodo di eclissi, dal quale riemerse solo nel X° secolo, allorché, incorporata in una delle TRE MARCHE LIGURI da Berengario II°, dovette pensare a fronteggiare le incursioni saracene. Berengario II° riconobbe ufficialmente l’autonomia e l’indipendenza di Genova che, nel 970, organizzò una spedizione "punitiva" contro la base dei Saraceni che era a Frassineto (l’attuale golfo di Saint Tropez). Essi vennero distrutti e venne dato a Genova una specie di "mandato internazionale" affinché, con la sua flotta, funzionasse da "Polizia Marittima". Genova riedificò le mura e ricostruì la flotta ed il Vescovo ebbe i propri feudi (a Taggia, a Sanremo, a Ceriana), ma portò avanti una politica di sviluppo tendente a fondersi con quella Comunale, per una reciproca esigenza di aiuto. Il fenomeno di "simbiosi" risulta evidente quando, nel 1052, con l’Arcivescovo Oberto, le cariche di Visconte e di Arcivescovo si fusero e l’autorità religiosa divenne appannaggio della nobiltà di origine viscontile. Il potere vescovile subentrato a quello imperiale, sarà promotore della nascita delle "Compagne", libere associazioni di Cittadini, di ogni ceto sociale "produttivo", che si univano per scopi commerciali e di difesa militare. Le "Compagne" dei vari rioni, costituirono poi la "Compagna Comunis" che diventerà il "Comune di Genova" e poi la "Repubblica di Genova". Questa "trasformazione" della Comunità genovese fu favorita ed incentivata dalla prima Crociata del 1097, che suscitò l’entusiasmo dei Genovesi che vi videro subito una straordinaria occasione per allargare notevolmente i loro giri d’affari e per riprendere i Commerci con il ricco Oriente. Quindi fin da allora (1097) la Comunità genovese comprese che le divisioni per classi sociali erano deleterie per la Comunità e che invece la loro "unità" nelle "Compagne", vere e proprie "aziende capitalistiche cooperative", avrebbe favorito lo sviluppo della Comunità. Solamente se si comprende bene tutto questo, si può comprendere l’essenza stessa della "Città-Stato" che si veniva formando, completamente "diversa" da quelle Signorie e Monarchie del resto dell’Italia e dell’Europa, basate invece sulle "divisioni per classi sociali", con i privilegi ai nobili, ecc., che porteranno poi, nel 1789, alla Rivoluzione Francese, violenta e con scorrimento di sangue. La prima Crociata diede l’avvio all’espansione genovese (e ligure) che fu quella di un vero e moderno "capitalismo marittimo e commerciale" che con le sue "colonie" in tutto il Mediterraneo, in realtà costituì quelle che oggi sono le "basi logistiche". Dal 1097 si va quindi costituendo un vero e proprio Stato, che batterà moneta, farà accordi internazionali, farà le sue leggi, anche costituzionali, le sue alleanze, dichiarazioni di guerra , ecc. Per circa 700 anni Genova è stata una vera e propria Capitale europea che ha influenzato e condizionato i destini dell’Europa, che era il mondo di allora. Quando nel 1158, Federico Barbarossa pretende che tutti i Comuni italiani si riconoscano suoi feudatari, Genova si rifiuta sdegnosamente di sottomettersi ed è il Barbarossa che, "ob torto collo", è costretto ad accettare le "condizioni" della Repubblica di Genova, perché i suoi abitanti, lavorando freneticamente ed instancabilmente, giorno e notte, erano riusciti a costruire mura inespugnabili a difesa della città. Celebri furono poi le grandi battaglie navali della Meloria (1284), con la quale la Repubblica di Genova sconfisse la rivale Repubblica di Pisa e quella di Curzola (1298) con la quale sconfisse l’altra sua storica rivale, la Repubblica di Venezia. Ancora oggi le Accademie Navali di tutto il mondo studiano queste due battaglie. Con l’Impero Bizantino amico ed alleato e la straordinaria "rete commerciale" tessuta in tutto il Mediterraneo con le sue "maone" e "fondaci" che costellavano le sponde dei mari, la Repubblica di Genova dispiegò tutta la sua "potenza commerciale e finanziaria". Le sue navi mercantili (che all’occorrenza diventavano anche micidiali navi militari) solcavano tutti i mari, portando una enorme ricchezza alla Comunità genovese e ligure. Le grandi famiglie dei mercanti - finanzieri costruirono con tali ricchezze quei magnifici palazzi che oggi rendono "Superba" la città di Genova (Via Aurea oggi Via Garibaldi, il palazzo del Principe, il palazzo detto Ducale, ecc.), ma crearono anche grandi opere di beneficenza (Albergo dei Poveri, Ospedale Pammatone, la Dote maritale per giovani orfane povere, ecc.). Inoltre la Repubblica di Genova si strutturò, da un punto di vista istituzionale, con vere e proprie Carte Costituzionali Repubblicane che garantivano già allora una gestione "democratica" del potere. I Dogi, mai ereditari, ma eletti, dovevano rendere conto della loro gestione al Collegio dei Supremi Sindicatori. Era il trionfo della "meritocrazia". Anche se travagliata da lotte intestine, tra le famiglie Guelfe (Fieschi e Grimaldi) e Ghibelline (Doria e Spinola), la Repubblica di Genova riuscirà sempre a far prevalere l’interesse primario dello Stato. Il grande Andrea Doria, uno dei padri della Repubblica, rinunciò ad essere letto Doge e, pur lottando ferocemente con la famiglia rivale dei Fieschi, portò la Repubblica di Genova alla massima potenza. Gran parte delle Comunità Liguri furono "riscattate" dalla Repubblica di Genova che, pagando i feudatari, liberava le popolazioni e le faceva entrare nella Repubblica con le loro Comunità alle quali, quasi sempre, manteneva i propri Statuti. Quando, uno dei Liguri più famosi, Cristoforo Colombo, scoprì l’America (1492), tutto il baricentro del traffico marittimo (essendo anche caduta Costantinopoli in mano ai Turchi), si spostò sulle coste dell’Atlantico. La Repubblica si "creò - inventò" un nuovo ruolo: con il Banco di San Giorgio e con i suoi banchieri privati, dominò tutte le Fiere d’Europa e finanziò tutte le case regnanti. Lo stesso Napoleone, quando stipulò con la Repubblica di Genova il Trattato segreto del 1796, si fece dare 4 milioni di monete di allora! Ma nel 1797, tradendo il trattato firmato, decise comunque di invadere la Liguria che restò "occupata" dalle truppe napoleoniche fino al 26 Aprile del 1814, quando le truppe inglesi e gli insorti genovesi e liguri, "ripristinarono" la Repubblica di Genova che resterà SOVRANA fino al Dicembre del 1814, battendo nuovamente moneta e compiendo veri e propri atti di Governo come quello di inviare propri Delegati al Congresso di Vienna. Ma le monarchie europee si apprestavano al "grande tradimento" ed il 26 Dicembre del 1814, con una "decisione unilaterale", annettono la Liguria al regno sabaudo di Sardegna! I delegati della Repubblica di Genova, a salvaguardia dei "diritti imprescrittibili del Popolo Ligure", non sottoscriveranno nessun atto ufficiale di accettazione, ma non ordinarono la rivolta per evitare una vera e propria carneficina. Allo stesso Congresso di Vienna si decise invece, di "restituire" la Sovranità (soppressa, sempre da Napoleone!) alla Repubblica di San Marino, alla Repubblica Svizzera ed altri. I Savoia proseguirono poi nella loro conquista "militare" della penisola italiana, occupando "militarmente" i vari Stati (regno delle Due Sicilie, Stato del Vaticano, Granducato di Toscana, ecc.), ma, per evitare "grane internazionali", decisero di far effettuare i PLEBISCITI di ANNESSIONE al regno d’Italia che dettero dappertutto esito positivo.

Ma la NOTIZIA - "SCOPERTA" STORICA più clamorosa è che la LOMBARDIA aveva votato l’annessione al regno di Sardegna l’8 giugno 1848 (661.626 votanti con 661.002 voti favorevoli!) e l’Assemblea nazionale di VENEZIA aveva votato il 4 luglio 1848 l’annessione al regno di Sardegna con un solo voto contrario, quello del repubblicano Daniele Manin. Ma il 21 ottobre 1866 il VENETO è stato chiamato di nuovo a votare, questa volta l’annessione al regno d’Italia (641.758 favorevoli e 69 contrari)!

Non fecero però mai votare la Liguria,
perché nell’Aprile 1849
(quindi POCHI anni prima dei plebisciti d’annessione al regno d’Italia) era scoppiata a Genova la rivolta che era stata soffocata nel sangue, con centinaia di morti, per l’intervento di circa 30.000 soldati sabaudi, comandati dal Generale La Marmora, al quale il re Vittorio Emanuele II° scrisse poi una lettera di ringraziamento per aver sgominato "i genovesi, vile ed infetta razza di canaglie".

Alla luce di tutto questo, studiosi e giuristi, sostengono che, ancora oggi, la LIGURIA abbia il DIRITTO INTERNAZIONALE di vedersi RESTITUITA la sua SOVRANITÀ ed INDIPENDENZA.

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