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Il Giornale Martedì 21 dicembre 2004

Rivolta contro i Savoia a Genova

Il Movimento indipendentista ligure: «Non hanno mai chiesto scusa del sacco del 1849»

Proteste dopo la visita di Emanuele Filiberto nella sede della Regione

MONICA BOTTINO

«Non possiamo accettare che i discendenti dei Savoia siano accolti a Genova con tutti gli onori come è accaduto nei giorni scorsi in Regione: con questo comportamento l'amministrazione di piazza De Ferrari ha dimostrato ignoranza storica se non cattiva fede». Franco Bampi, docente universitario, insieme a Vincenzo Matteucci è l'anima del Mil, movimento indipendentista ligure. E in questi giorni a farlo infuriare è stata l'ultima visita del principe Emanuele Filiberto a Genova. L'erede dei Savoia sabato scorso era a Genova insieme alla moglie Clotilde e alla figlia Vittoria per partecipare a una iniziativa benefica fatta in collaborazione con i frati minori cappuccini del convento del Padre Santo. Passi per la solidarietà e i finanziamenti devoluti alla mensa dei poveri, ma quello che agli esponenti del Mil proprio non è andato giù è stata la parentesi al palazzo della Regione con tanto di visita su invito alla mostra sui presepi. «Come mai Emanuele Filiberto è passato davanti alla gente in coda e ha avuto una corsia preferenziale per visitare il presepe?», si chiede Bampi. Se il presidente Biasotti o chi per lui l'ha invitato deve spiegarmi perché, visto che questo signore ormai va considerato un semplice cittadino», tuona Bampi.

«Genova non può perdonare i Savoia»

L'attacco del Movimento indipendentista ligure alla Regione che ha accolto gli eredi

Che racconta come le ragioni di attrito, per dirla con un eufemismo, tra Genova e i Savoia siano molto antiche, ben precedenti alle date di nascita di Emanuele Filiberto e di suo padre. «Gli antenati dei Savoia hanno compiuto a Genova un saccheggio di cui la città non deve perdere memoria. Mi riferisco a quanto accadde nel 1849 quando il capoluogo ligure fu oggetto di un saccheggio da parte delle truppe capeggiate dal generale la Marmora inviato da Vittorio Emanuele II, visto che Genova si era ribellata all'annessione al regno sabaudo», racconta Bampi. Che prosegue aggiungendo particolari a un capitolo davvero triste della storia genovese, dettagli peraltro tutti contenuti nel sito ufficiale del Mil e su www.francobampi.it.

Le truppe diedero sfogo alla propria sete di sangue saccheggiando casa su casa dopo aver sottoposto la città a un bombardamento di trentasei ore filate.. E durante il bombardamento fu colpito anche l'ospedale di Pamattone dove i morti si calcolarono in un centinaio. Vennero spogliate le chiese degli arredi sacri e molte donne genovesi vennero violentate dai soldati. «Una ferita che non va dimenticata - dice Bampi -, basti pensare che addirittura uno come Padre Santo, e con il nome diciamo tutto, fu costretto a imbracciare un fucile per respingere gli aggressori».

Ciò che rende imperdonabile questo episodio storico agli occhi degli esponenti del Mil, è che fino ad oggi non vi è stato da parte dei Savoia mai un gesto di richiesta di scuse. «Quello che è stato capace di dire recentemente Vittorio Emanuele - attacca Bampi - è che loro non erano ancora nati all'epoca dei fatti, sottintendendo dunque che non ritengono di dover chiederci scusa. È inaudito! Allora se non pensano di avere responsabilità storiche per il nome che portano come mai si godono i benefici economici di quel nome, come mai non ridanno indietro i soldi che hanno accumulato i loro avi? Sia chiaro che i Savoia sono una delle famiglie più ricche d'Europa».

Per tutti questi motivi la passeggiata sotto i flash dei fotografi fatta da Emanuele Filiberto con la moglie Clotilde e la figlia Vittoria per il centro di Genova è risultata agli esponenti del Mil un gesto grave. Ma ancor più grave è stato giudicato il comportamento dei vertici della Regione che hanno accolto il principe con ogni riguardo. «Questo fatto me lo devono spiegare - tuona Bampi -, è possibile che la gente normale, i cittadini, debbano fare la coda per visitare la mostra sui presepi, mentre i Savoia passano davanti a tutti? Ricordiamoci che siamo in repubblica e non contano più nulla. E che non hanno mai chiesto scusa a Genova e dunque non devono essere trattati così, con ogni onore».

Il Mil si è affidato a Internet per diffondere il proprio messaggio insieme con un appello all'assessore regionale al Bilancio, Renata Oliveri, che avrebbe fatto da «padrona di casa» nel palazzo di De Ferrari. «Assessore - chiede Bampi - accolga una rappresentanza di abitanti di San Teodoro, i cui ortolani furono ferocemente trucidati per ordine dei Savoia!». E conclude: «La questione Savoia è il discrimine per le prossime elezioni. Se Biasotti continuerà a fare gli onori ai Savoia non avrà il nostro appoggio».

IL PRINCIPE A GENOVA Davanti alla cripta con i morti del
saccheggio di Genova nel santuario del Padre santo

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