Vento di secessione in Savoia
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il Giornale Giovedì 28 dicembre 2000

Vento di secessione in Savoia
«Ci sentiamo traditi da Parigi»

GABRIELE VILLA
nostro inviato a Chamonix Mont-Blanc

Gli indipendentisti puntano a uno Stato sovrano, che sia un modello per gli altri popoli europei     Al loro esordio, nelle regionali di due anni fa, hanno avuto il 6,1% nel Nord e il 4,8% nel Sud

(...)

Non taceranno le voci, sempre più forti, dell'esercito degli scontenti che vuol staccarsi da una Francia «ingrata e traditrice», come borbotta, subito, in apertura di conversazione, Jean Claude, portiere di notte dell'hotel, come avrebbe potuto chiamarsi altrimenti?, «De la Croix Blanche», in rue Vallot.

È un mastino buono Jean Cluade. Però è pur sempre un mastino. (...) Occhio a non contraddirlo, dunque. Meglio mostrarsi un po' preparati ricordandogli che lo sappiamo, sì, lo sappiamo bene che la «Ligue savoisienne» è una specie di marchio di fabbrica, depositato con regolare registrazione da un notaio in Ginevra cinque anni fa. Incendiò le polveri, all'epoca, Patrice Abeille, capopopolo dei separatisti in Alta Savoia, il dipartimento 74 di Chamonix, Bonneville e Annecy e, più ancora in Savoia, il dipartimento 73, quello di Albertville. Due distretti dove la gente ha sempre masticato amaro guardando i parigini scendere dalle vetture, targate 75, con l'aria dei conquistatori in vacanza.

Per questo il primo atto di ribellione, dalle conseguenze giudiziarie e amministrative facilmente immaginabili, fu quello di appiccare sulle vetture di casa solo «plaques d'immatriculation savoisienns» Ovvero croce bianca in campo rosso, dentro lo scudo sormontato dalla corona. Targhe che da qualche tempo si vedono circolare sempre più numerose da queste parti. Spiega tutto Jaen Claude (...): «Basta con questa assurda dipendenza da Parigi. La Savoia, nazione tra le più antiche d'Europa, è stata annessa alla Francia con il trattato del 1860. Ma la Francia non ha mai rispettato le clausole del trattato di annessione che prevedeva neutralità in caso di guerra e la costituzione di una zona franca di libero scambio. Parigi si è limitata a spremere denaro e a considerarci una zona da colonizzare e sfruttare. Una zona di confine, montagnosa e sicura, che faceva comodo avere ad Est».

Cinque anni di proteste, sfilate in corteo indossando magliette e sciarpe della «Savoia sovrana», sul filo della nostalgia per quando tutta questa zona era uno Stato indipendente all'interno del Sacro Romano Impero, sono recentemente sfociati in un giornale ufficiale l'Echo de Savoie e, come impongono i tempi, in un website. «Il ritorno della Savoia all'indipendenza - si legge tra l'altro nel sito Internet - non è un'utopia ma semplicemente il logico coronamento di un lungo cammino storico e politico. La sovranità riconquistata le permetterà di ricominciare la sua esistenza come libero Stato europeo. La Savoia dovrà poter rappresentare un modello per altri popoli del nostro continente ed aiutarli a liberarsi degli Stati centralisti che - all'alba del terzo millennio - sono soltanto ostacoli al progresso democratico e allo sviluppo economico».

(...)

«Traditi. Da Parigi ci sentiamo traditi - torna a ripetere Jean Claude -: il trattato del 1860 fu infatti completato da un referendum dall'esito dubbio e discutibile. Quel referendum imponeva di scegliere tra la Francia e uno status di provincia periferica dell'Italia appena nata. Le alternative possibili, indipendenza e integrazione nella Confederazione elvetica non furono neanche prese in considerazione».

(...)

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