La Stampa Giovedì 15 maggio 2003INIZIA STASERA LA TERZA VISITA IN ITALIAQuirinale e Palazzo Chigi nell'agenda dei SavoiaROMA. E tre. I Savoia tornano in Italia dopo il Blitz in Vaticano e Napoli. La meta questa volta è la più ambita: il Quirinale. Vittorio Emanuele non voleva tornare a Roma da semplice cittadino, ha sempre sperato in un invito dal Colle e dal Vaticano (domenica per la famiglia Savoia ci sarà una messa privata). E' stato accontentato e anche Silvio Berlusconi li accoglierà a palazzo Chigi subito dopo l'incontro con Ciampi fissato per domani alle 9,30. Strette di mano annunciate anche con i presidenti di Camera e Senato Pierferdinando Casini e Marcello Pera. E per questa abbuffata di incontri istituzionali già lievitano le polemiche dei monarchici che accusano il principe di piegare la testa alla Repubblica e di chi invece reputa uno sbaglio per Ciampi questo incontro ufficiale. (...) Poi, martedì, di nuovo a casa, a Ginevra. E-mail Venerdì 16 maggio 2003La notizia che i Savoia saranno ricevuti dalle Alte Cariche dello Stato Italiano fa infuriare gli amici meridionali. In data 16 maggio 2003 Sebastiano Gernone invia un'e-mail (riportata nel riquadro qui sotto) per protestare contro queste incomprensibili udienze. L'e-mail è stata diffusa a moltissimi indirizzi e ha ricevuto moltissime adesioni e condivisioni. (FB) SOLO LA PROFONDA COSCIENZA DELLA COLPA PUO' RENDERE POSSIBILE UNA RICONCILIAZIONE FUTURA. I MERIDIONALI UNITI VERGOGNATEVI PER L'INCONTRO DI OGGI!!! destinatari: Berlusconi: Ciampi:
Il Secolo XIX Sabato 17 maggio 2003Prima giornata romana per Vittorio Emanuele. L'incontro con Pera, il "grazie" a Berlusconi I Savoia al QuirinaleCiampi riceve il figlio dell'ultimo re: «Bentornato»Roma. Al termine di una storica mattinata romana - ricevuti da Ciampi, Berlusconi e Pera (Casini, assente da Roma, provvederà lunedì) - Vittorio Emanuele di Savoia e la sua famiglia escono definitivamente dal limbo nel quale l'esilio li aveva confinati. E tornano a pieno titolo cittadini italiani, rinunciando ufficialmente a qualsiasi pretesa dinastica e/o rivalsa patrimoniale nei confronti dello Stato repubblicano. Dal Quirinale a palazzo Chigi, da palazzo Chigi a palazzo Madama, passa definitivamente agli archivi la vicenda della Monarchia che ha regnato per 80 anni in Italia, attraverso quattro re, alcune pagine di gloria e, purtroppo, anche gravi infamie. Resta sul tappeto la questione delle leggi razziali, firmate da Vittorio Emanuele III. Nonostante le professioni di disponibilità all'incontro espresse (tardivamente) dai Savoia, la comunità ebraica non vedrà il principe. «Mio padre ha ripetuto che si tratta di una macchia indelebile nella storia italiana. Che si vuole di più?» ha obiettato, nervoso, Emanuele Filiberto. Una concreta presa di distanze da quell'orrore, replicano le comunità israelitiche. Il Secolo XIX Domenica 18 maggio 2003"Gaffe" dei Savoia: onorificenze a 4 vescoviIl principe insignisce i prelati in Vaticano violando una prerogativa del Capo dello StatoRoma. Appena riaccolti come cittadini a pieno titolo della Repubblica italiana, i Savoia rendono omaggio al milite ignoto, sull'Altare della patria, e alle Fosse Ardeatine, monumento alla Resistenza alla quale gli ebrei italiani offrirono proprio lì un grande tributo di sangue. Ma Vittorio Emanuele compie anche un passo destinato a riaccendere le polemiche. Al termine della messa celebrata al Pantheon, in suffragio dei re e delle regine d'Italia, accompagnato dall'avvocato Lodovico Isolabella, il principe si reca in Vaticano, ufficialmente per visitare i giardini e la Cappella Sistina. In realtà torna oltreTevere, (dopo il blitz dal Papa, l'antivigilia di Natale) per insignire quattro vescovi della Gran croce dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. Il 23 dicembre 2002 il Collare dell'Annunziata (la massima onorificenza di Casa Savoia) toccò al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. La cosa scivolò via liscia, a dispetto di una legge dello Stato (3 marzo 1951, n° 178, istitutiva dell'ordine al merito della Repubblica) che vieta espressamente a chiunque, cittadino italiano, di conferire onorificenze di sorta, privilegio riservato al Presidente della Repubblica. Il testo abolisce anche le onorificenze di Casa Savoia, ovvero il Collare dell'Annunziata, l'ordine della Corona d'Italia e la Gran Croce dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Vittorio Emanuele aveva mostrato di ignorare la disposizione di legge anche il 1° marzo scorso. Ospite di Ranieri III nel principato di Monaco, lo insignì del Collare dell'Annunziata, ricevendo da lui la Gran croce dell'ordine di Saint Charles, la massima onorificenza monegasca. Lo scambio di aristocratiche cortesie non era sfuggito al segretario del movimento repubblicano e mazziniano, Stefano Covello, che aveva presentato denuncia alla procura della Repubblica di Roma. Covello ora si concede una battuta sulfurea: «Vittorio Emanuele in Italia si comporta da cittadino italiano, all'estero continua a fare il principe». C'è di più. Dal principesco entourage filtra una pepata indiscrezione. Vittorio starebbe pensando di affrontare la questione del ritorno delle salme dei regnanti in Italia, nel Pantheon dove riposano Vittorio Emanuele II, il padre della Patria, Umberto I e la regina Margherita. Nessuna disposizione di legge impedisce la traslazione delle salme di Vittorio Emanuele III, della regina Elena e di Umberto II. Ma robuste ragioni di opportunità politiche la sconsigliano vivamente. Gli oppositori, tanti e trasversali, si richiamano alle responsabilità storiche di Vittorio Emanuele III nell'affermazione del regime fascista, nelle leggi razziali, nell'alleanza bellica con la Germania nazista. [ Indietro ] |