La Stampa
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VITTORIO EMANUELE II AL COMANDO DEL SUO ESERCITO DINASTICO, TRADENDO LA PROMESSA DI NON AGGRESSIONE, VIOLO' I CONFINI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE E CONQUISTO' CON LA CORRUZIONE IL MEZZOGIORNO. NEI PRIMI ANNI DI STATO D'ASSEDIO MILITARE ORDINO' AGLI UFFICIALI DEL SUO STATO MAGGIORE L'ANNIENTAMENTO DEI SOLDATI E DEI CONTADINI RIBELLI CHE CONDANNO' ALLA DEPORTAZIONE NEI LAGER E NELLE CARCERI. CONQUISTATO IL SUD MILITARMENTE LO TRASFORMO' IN UNA COLONIA DA SFRUTTARE CONDANNANDO MILIONI DI MERIDIONALI ALLA EMIGRAZIONE FORZATA IN TUTTO IL MONDO LA MEMORIA DEI MERIDIONALI NON RICEVE I SAVOIA. VERGOGNA CIAMPI E BERLUSCONI !!!
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Prima giornata romana per Vittorio Emanuele. L'incontro con Pera, il "grazie" a Berlusconi
Roma. Al termine di una storica mattinata romana - ricevuti da Ciampi, Berlusconi e Pera (Casini, assente da Roma, provvederà lunedì) - Vittorio Emanuele di Savoia e la sua famiglia escono definitivamente dal limbo nel quale l'esilio li aveva confinati. E tornano a pieno titolo cittadini italiani, rinunciando ufficialmente a qualsiasi pretesa dinastica e/o rivalsa patrimoniale nei confronti dello Stato repubblicano. Dal Quirinale a palazzo Chigi, da palazzo Chigi a palazzo Madama, passa definitivamente agli archivi la vicenda della Monarchia che ha regnato per 80 anni in Italia, attraverso quattro re, alcune pagine di gloria e, purtroppo, anche gravi infamie. Resta sul tappeto la questione delle leggi razziali, firmate da Vittorio Emanuele III. Nonostante le professioni di disponibilità all'incontro espresse (tardivamente) dai Savoia, la comunità ebraica non vedrà il principe. «Mio padre ha ripetuto che si tratta di una macchia indelebile nella storia italiana. Che si vuole di più?» ha obiettato, nervoso, Emanuele Filiberto. Una concreta presa di distanze da quell'orrore, replicano le comunità israelitiche.
Roma. Appena riaccolti come cittadini a pieno titolo della Repubblica italiana, i Savoia rendono omaggio al milite ignoto, sull'Altare della patria, e alle Fosse Ardeatine, monumento alla Resistenza alla quale gli ebrei italiani offrirono proprio lì un grande tributo di sangue. Ma Vittorio Emanuele compie anche un passo destinato a riaccendere le polemiche. Al termine della messa celebrata al Pantheon, in suffragio dei re e delle regine d'Italia, accompagnato dall'avvocato Lodovico Isolabella, il principe si reca in Vaticano, ufficialmente per visitare i giardini e la Cappella Sistina. In realtà torna oltreTevere, (dopo il blitz dal Papa, l'antivigilia di Natale) per insignire quattro vescovi della Gran croce dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. Il 23 dicembre 2002 il Collare dell'Annunziata (la massima onorificenza di Casa Savoia) toccò al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. La cosa scivolò via liscia, a dispetto di una legge dello Stato (3 marzo 1951, n° 178, istitutiva dell'ordine al merito della Repubblica) che vieta espressamente a chiunque, cittadino italiano, di conferire onorificenze di sorta, privilegio riservato al Presidente della Repubblica. Il testo abolisce anche le onorificenze di Casa Savoia, ovvero il Collare dell'Annunziata, l'ordine della Corona d'Italia e la Gran Croce dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Vittorio Emanuele aveva mostrato di ignorare la disposizione di legge anche il 1° marzo scorso. Ospite di Ranieri III nel principato di Monaco, lo insignì del Collare dell'Annunziata, ricevendo da lui la Gran croce dell'ordine di Saint Charles, la massima onorificenza monegasca. Lo scambio di aristocratiche cortesie non era sfuggito al segretario del movimento repubblicano e mazziniano, Stefano Covello, che aveva presentato denuncia alla procura della Repubblica di Roma. Covello ora si concede una battuta sulfurea: «Vittorio Emanuele in Italia si comporta da cittadino italiano, all'estero continua a fare il principe». C'è di più. Dal principesco entourage filtra una pepata indiscrezione. Vittorio starebbe pensando di affrontare la questione del ritorno delle salme dei regnanti in Italia, nel Pantheon dove riposano Vittorio Emanuele II, il padre della Patria, Umberto I e la regina Margherita. Nessuna disposizione di legge impedisce la traslazione delle salme di Vittorio Emanuele III, della regina Elena e di Umberto II. Ma robuste ragioni di opportunità politiche la sconsigliano vivamente. Gli oppositori, tanti e trasversali, si richiamano alle responsabilità storiche di Vittorio Emanuele III nell'affermazione del regime fascista, nelle leggi razziali, nell'alleanza bellica con la Germania nazista.
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