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Seconda risposta del Soprintendente

Nota. Anche in questa risposta si parla impropriamente di "cessione" (ma si tratta di una restituzione al legittimo proprietario, la città di Genova) e si motiva il rifiuto sostenendo che da oltre un secolo il Museo documenta il collezionismo dei Savoia (fatto di ruberie?).

Quindi, per il Soprintendente, il fatto che per oltre due secoli il rostro sia stato posseduto dai Genovesi che MAI lo donarono ai Savoia è del tutto irrilevante!

Circa l'ipotesi di ricavare un calco bronzeo, la nota dell'Ispettore del Museo Archeologico di Pegli afferma che un tale calco è posseduto dal Comune di Genova fin dal 1898.

Da notare, infine, la possibilità che a Torino siano conservati due rostri come sembra indicare la parte finale della lettera.

Egr. Dr. Piero CORRÀ
Presidente "Famija Turineisa"
via Po, 43

T O R I N O  

p.c.

Dr. William PIASTRA
Presidente di "A Compagna"
Loggia degli Abati del Popolo
Via Tommaso Reggio

16123 - GENOVA  

In merito alla richiesta in oggetto, riproposta dalla S.V. su incarico del Presidente di "A Compagna" (che ci legge p.c.), e documentata con copia di una lettera dello stesso datata 10.9.80, si osserva quanto segue.

Pur comprendendo le motivazioni esposte dalla S.V., motivazioni peraltro molto giuste ed umane, quest'Ufficio non può che ribadire quanto scritto nella nota prot. 2837 del 3.10.79, che cioè la cessione del rostro (o meglio "sisto", ossia ariete, cfr. Cat. Angelucci, pp.29-30) è inattuabile non per motivi di puntiglio o per gelosia di possesso, ma perché aprirebbe la strada ad un progressivo smembramento di un Museo creato in buona parte, nell'Ottocento, proprio mediante donazioni o acquisizioni di pezzi giunti da città o corpi militari di tutta l'Italia. L'insieme di tali pezzi costituisce ormai da oltre un secolo un tutto organico che documenta gli interessi storici e culturali che ispirarono il collezionismo dei Savoia e in specie di Carlo Alberto, fondatore dell'Armeria Reale.

In particolare il sisto romano rientra nella collezione dei pezzi archeologici, che negli ultimi anni è stata catalogata e ordinata nelle originarie vetrine ottocentesche, e che s'intende ripresentare nella prima sala del Museo, la "Rotonda", dove già da tempo il sisto sopracitato è stato ricollocato per valorizzarlo come merita.

Per soddisfare comunque, almeno in parte, la richiesta di cui all'oggetto, quest'Ufficio formula l'ipotesi che dal sisto dell'Armeria possa essere ricavato, per interessamento dell'Associazione "A Compagna" e in ossequio alle disposizioni di legge, un calco bronzeo, che per l'estrema affinità con l'originale potrebbe ben documentare, nella città di Genova, un oggetto storicamente importante che ha assunto per il capoluogo ligure valore di simbolo.

Quest'Ufficio, mentre si dichiara disponibile ad agevolare, per quanto di competenza, l'attuazione dell'ipotesi sopra formulata, fa infine rilevare che nel Museo d'Artiglieria di Torino si conserva un esemplare bronzeo analogo a quello dell'Armeria. Parrebbe quindi opportuno, prima di compiere ulteriori passi, accertare la provenienza e le caratteristiche del sisto del Museo testé ricordato, considerando anche che, secondo la lettera citata del 10.9.80, "nel 1815 il rostro bronzeo, con tutta l'Armeria della Repubblica di Genova, fu trasferito dai Savoia nell'Armeria Reale - Museo di Artiglieria di Torino", e che a tale data l'Armeria Reale non esisteva ancora, mentre c'era già il Museo d'Artiglieria, fondato nel 1731.

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