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Il Giornale
Venerdì 12 maggio 2006
A PROPOSITO DEI SAVOIA |
La storia non è iniziata il 25 aprile
Se non riconosciamo il passato, non possiamo guardare al futuro
Gian Maria Bavestrello
Dottor Lussana, mi permetto di chiedere spazio per intervenire sulla manifestazione organizzata dal Movimento indipendentista ligure contro il ritorno dei Savoia a Genova, città che i loro avi hanno privato indebitamente della sovranità e successivamente saccheggiato nonché offeso.
È probabile che, al cittadino medio del ventunesimo secolo (oltreché a buona parte della stampa, dei politici etc), certe manifestazioni appaiano quanto meno anacronistiche o folkloristiche. In ogni caso, di nessuna rilevanza politica.
La storia, del resto, non sembra ormai avere alcuna rilevanza politica a meno che non abbia riflessi diretti sull'«hic» et «nunc», sul qui e ora.
Anzi, sull'ora e basta, visto che con le reti di trasporto e comunicazione di cui disponiamo oggi, anche il «qui», il luogo, ha perso gran parte del suo valore culturale.
Per buona parte dell' «intellighenzia» ufficiale italiana, la storia sembra incominciata il 25 aprile, data dal valore memorabile il cui significato non intendo contestare ma che rappresenta, alla prova dei fatti, una tappa circostanziata di un percorso incominciato con l'uomo stesso.
Ciò che lo ha preceduto viene però visto come dato puramente statistico, secondario, insignificante. Il fatto che Genova sia stata ad esempio Repubblica, il fatto che Genova sia stata resa bella e grande da un'autonomia che a lunghi tratti fu indipendenza, il fatto che Genova sia stata pensata proprio in questa chiave sono constatazioni lasciate in cantina.
Siamo sicuri che la capacità di guardare al futuro non sia direttamente proporzionale a quella di abbracciare il passato? Siamo sicuri che, concentrandoci intellettualmente ed emotivamente solo sull'epoca contemporanea con un'elasticità cotanto scarsa, non avremo sempre quella riproposizione dell'eguale di cui l'Italia soffre da sessanta anni?
Se il passato ha ancora un ruolo da giocare nelle coscienze, e se è vero che questa lezione la si trae direttamente da gran parte del pensiero occidentale, faccio allora preghiera a chi ha il compito di meditare sulla realtà per perfezionarla, di guardare Genova, il suo porto, i suoi palazzi, le sue risorse, con uno sguardo più profondo e scevro di pregiudizi ideologici: quello che fa, vale a dire, chi ancora ritiene non chiuse pagine oscure della nostra storia e che, con l'encomiabile coraggio di meditare una storia ormai lontana, coglie forse meglio di tanti altri gli scenari che il futuro schiuderà sull'Europa, se questa vorrà proseguire coerentemente sui binari della democrazia e della libertà.
LA VIGNETTA Così Davide Sacco interpreta la venuta dei Savoia a Genova
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