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Il Giornale

Venerdì 12 maggio 2006


LA CONTESTAZIONE DEL MIL

Noi col «popolo», le autorità a inchinarsi ai reali

Vincenzo Matteucci
Franco Bampi*

Il fatto che il Mil - Movimento indipendentista ligure abbia voluto «contestare» l'arrivo dei Savoia a Genova è stato considerato da alcuni come una «perdita di tempo», visti i gravi problemi che ha la città. Spieghiamo perché non è così. Innanzi tutto chi ha davvero «perso» il suo tempo sono stati i rappresentanti delle Istituzioni, eletti per «risolvere i problemi» dei Cittadini e non per onorare, tra accoglienze e cene, chi onori non merita, specie a Genova. Noi del Mil siamo un Movimento politico che ha a cuore la nostra Comunità Ligure. Una Comunità, che oltre i problemi del lavoro, delle ingiustizie sociali, dello sviluppo economico, ecc... non può continuare ad ignorare le giuste istanze legate alla sua «identità storica» perché ciò comporterebbe dei condizionamenti negativi per il futuro. La Liguria corre il rischio di veder cancellare la sua vera Storia. Un vero e proprio processo di cancellazione del passato storico ligure è stato messo in atto dai Savoia, dopo che sono riusciti ad annetterla al regno di Sardegna.

Ancora oggi nelle scuole liguri si tace completamente su quello che è accaduto nell'aprile del 1849 a Genova. Quasi nessuno sa che dal 4 all'11 aprile 1849 venne «sospesa» anche la stampa e la vendita del «Corriere Mercantile», perché nessun giornalista potesse scrivere quello che stava accadendo durante il «sacco di Genova» dell'aprile 1849. Il Mil ha ritenuto che l'arrivo dei Savoia a Genova potesse essere l'occasione, per gli attuali eredi, di chiedere perdono alla città (e risarcirla, visto il loro cospicuo patrimonio) per tutto il male che i loro avi, e in particolare Vittorio Emanuele II, hanno fatto a Genova e alla Liguria. Ed esempi di nobili scuse non mancano!

La Chiesa cattolica ha chiesto perdono per le atrocità delle Crociate (accadute quasi 1000 anni fa!), la regina d'Inghilterra per le atrocità nei confronti dei Maori (accadute circa 200 anni fa!), il Congresso americano per le atrocità nei confronti dei pellerossa(accadute circa 142 anni fa!). È molto grave che nessuna delle Autorità che ha ricevuto ufficialmente gli eredi Savoia (Arcivescovo, Sindaco, Prefetto e il Presidente della Regione che ha partecipato alla cena) abbia sentito il «dovere morale» di rivolgere loro la richiesta di chiedere perdono per le atrocità del «sacco di Genova» del 1849, autorizzate dal loro avo Vittorio Emanuele II, e per la gravissima ingiuria che rivolse ai genovesi definendoli «vile ed infetta razza di canaglie». Hanno forse dei «dubbi»su quanto è accaduto nell'aprile 1849? O, peggio, ignorano quei fatti? Chiedano lumi al prof. Giovanni Rebora, professore di Storia economica nell'Università di Genova, autore di un chiarissimo articolo pubblicato da «Il Secolo XIX» il 26 luglio 2000 ed interamente riportato sul sito www.francobampi.it/liguria/varie/rebora.htm.

La durissima contestazione (mai però violenta!) che il Mil ha organizzato mercoledì 3 maggio, prima vicino e poi davanti al palazzo Pallavicino, luogo della «cena reale per i Savoia» , aveva proprio lo scopo, riuscito, di richiamare l'attenzione su tutto questo. Televisioni e quotidiani hanno questa volta «potuto» svolgere benissimo il loro ruolo di informare l'opinione pubblica. Ruolo purtroppo mancato nei tragici giorni dell'aprile 1849, quando la «censura militare sabauda» vietò la pubblicazione del Corriere Mercantile. Certamente sarebbe stato molto meglio che al posto del Mil fossero state le Istituzioni Cittadine a svolgere il ruolo di difesa della Storia e della dignità della Comunità Genovese. Invece abbiamo visto autorità e rappresentanti della cosiddetta «società civile», «i Vip», la «Genova bene», la «Genova che conta», pedissequi tutti in coda per andare ad «onorare» gli eredi Savoia e «far loro la riverenza».

La «Gente semplice», quei «popolani» e quei «nobili repubblicani» che nel 1849 vennero massacrati dalle truppe savoiarde sono stati senz'altro vicini a noi manifestanti, anche se non eravamo moltissimi. D'altra parte quando il «Balilla» lanciò il sasso, l'iniziativa partì da una persona. Nessuno avrebbe previsto quello che sarebbe accaduto dopo.

*presidente e segretario del Mil
Movimento Indipendentista Ligure

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