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Quando parlo di piccole patrie indico qualcosa di più di autonomie locali. Indico la particolare intensità spirituale e materiale di una comunità, che è una comunità o una patria senza Stato. La Commissione europea non rafforza l'Europa, ma indebolisce le piccole patrie. A un grande Stato sono necessarie le piccole patrie, le autonomie locali.

 

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IL GIORNALE
Sabato 26 ottobre 2002

Piccole patrie

Nicola Matteucci


In alcuni articoli sul Giornale ho parlato delle «Piccole patrie» a proposito, del problema regionalismo/federalismo. Non ho avuto alcuna risonanza né da Destra né da Sinistra. Eppure questo è un nuovo tema della filosofia politica e della storiografia che vogliono affrontare i temi del mondo. contemporaneo. Se vogliamo evitare inutili risse è necessaria un'autentica cultura politica. Abbiamo il federalismo quando c'è una Camera di rappresentanza territoriale, un Senato delle Regioni, come in Germania e in Spagna. Da notare due cose: questo Senato delle Regioni non partecipa attivamente all'indirizzo politico del governo; inoltre in Spagna oltre alla rappresentanza territoriale delle Regioni (Calalogna, Castiglia, Galizia, Paesi Baschi), c'è una rappresentanza delle comunità autonome. In Italia tutto è ancora fermo e potenzialmente c'è già una rissa. Bossi e la Lega hanno avuto il merito di battersi per le autonomie locali, ma poi per strada hanno perso ogni senso della realtà: si parla di tre macroregioni (Nord, Centro, Sud), e di una Padania. Questo fa solo sorridere. Diamo alcuni esempi: la Romagna da tempo si vuole distaccare dall'Emilia; i triestini sono profondamente diversi dai friulani e poi ci sono le comunità dei ladini con la loro lingua e i loro giornali. Tutto è ancora fermo per il clima di rissa fra Destra e Sinistra. L'ultimo governo di centrosinistra ha votalo alla scadenza della legislatura una riforma costituzionale per attuare un più ampio regionalismo. È una legge pessima e su questo sono d'accordo le menti più illuminate della Destra e della Sinistra: piena di lacune e di contraddizioni aumenterà soltanto il lavoro della Corte costituzionale. Ci sarà nel Parlamento un momento di serenità per fare, con l'aiuto di veri esperti, una seria riforma per fondare uno Stato federale? Non so, perché questo richiede una collaborazione fra Destra e Sinistra, un accordo bipartisan. Veniamo alle piccole patrie. Nel Settecento c'era il mito del piccolo Stato perché soltanto nel piccolo Stato era possibile la democrazia. Il massimo esponente è stato Rousseau: non bisogna leggere solo Il contratto sociale, che fonda la democrazia diretta; bisogna anche leggere La lettera sugli spettacoli che mette in luce l'animo e lo spirito che animano il piccolo Stato. Nelle feste campestri s'incontrano uomini e donne, giovani e anziani e questo rafforza l'unione della comunità. Poi la polemica contro il grande Stato (la Francia) intimamente corrotto mentre il piccolo Stato conserva i suoi valori morali tradizionali. Nell'Ottocento questo ideale scompare: il piccolo Stato è sconfitto perché nell'arena internazionale contano solo i grandi Stati che sono militarmente più forti. Scompaiono i piccoli Stati, ma appaiono le piccole patrie. Negli Stati Uniti d'America (un grande Stato) c'è la democrazia che sembra infrangere l'antico dogma settecentesco. A risolvere il problema è stato Alexis de Tocqueville: nella democrazia in America si parla sin dall'inizio non del governo ma del sistema comunale, dello spirito comunale che non sono in contrasto con il grande Stato, la federazione, anzi lo vivificano dal basso. Non sono queste realtà locali piccole patrie, anche se Tocqueville non usa questo termine? Oggi stiamo ridisegnando l'Italia e l'Europa. Quando parlo di piccole patrie indico qualcosa di più di autonomie locali. Indico la particolare intensità spirituale e materiale di una comunità, che è una comunità o una patria senza Stato. Due trasmissioni televisive, Sereno variabile e Linea verde, ci fanno vedere queste realtà locali che hanno una identità culturale e religiosa. Pensiamo alle processioni religiose per il santo patrono, alla difesa dei meravigliosi monumenti del passato (chiese, castelli, palazzi); poi all'orgoglio per la banda del paese. C'è anche un'identità materiale: pensiamo alla varietà degli insaccati e dei formaggi delle diverse regioni. Questa varietà è minacciata dalla Commissione europea che agisce burocraticamente con spirito centralistico e liberatore. La Commissione non rafforza l'Europa, ma indebolisce le piccole patrie. Oggi, per costruire l'Europa, si vuole rafforzare questa Commissione ed è una strada sbagliata. A un grande Stato sono necessarie le piccole patrie, le autonomie locali, come ci ha mostrato Tocqueville. Le piccole patrie sono una realtà vivente.

 

La posizione del M.I.L.

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