La Repubblica
Mercoledì 12 marzo 2008
Il diritto ai finanziamenti scatta anche se non si supera lo
sbarramento per entrare in Parlamento. 80 milioni di spesa delle 11
coalizioni
Rimborsi per 425 milioni. E per averli basta l'1 per cento
[ Spendono 80 milioni di euro, ma si fanno
rimborsare 425 milioni !!! ]
Goffredo De Marchis
|
Sperano
di conquistare
almeno i fondi
Ferrando, Fiore,
Bordon e altri
La legge prevede
un euro per ogni
avente diritto al
voto, moltiplicato
per cinque anni |
ROMA - C'è la corsa a Palazzo Chigi e riguarda, verosimilmente, solo
due candidati, Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Poi arriva la
competizione per stare in parlamento e anche in quel caso bisogna
prendere un mucchio di voti (correndo da soli quasi due milioni alla
Camera, se si calcola la cifra sul total degli aventi diritto). E infine
c'è una gara meno evidente, sicuramente non dichiarata, per ottenere
comunque il rimborso elettorale, senza aver nemmeno un rappresentante
alla Camera o al Senato. La legge sui soldi ai partiti prevede infatti
che per strappare risorse dalle elezioni del 13 aprile basta
raggiungere l'1 per cento. È una soglia molto lontana da quella
necessaria a eleggere parlamentari per liste che vanno da sole con un loro
candidato premier. Il tetto è fissato al 4 per cento per Montecitorio e all'8
per cento per Palazzo Madama. Per chi si presenta in coalizione il margine è
invece il 2 per cento. Ma per i rimborsi è sufficiente avere ancora meno voti:
meno di 400 mila (poi dipende dall'affluenza alle urne). Questa regola ha
convinto molti piccoli a buttarsi lo stesso nella mischia. Con poche speranze di
superare lo sbarramento parlamentare, ma qualche illusione in più sulla
possibilità di fare cassa. E mantenere in piedi l'attività politica. C'è infatti
una torta di 425 milioni da spartirsi e anche le briciole assomigliano a un
pasto completo. La torta sarebbe ancora più grande se con l'ultima finanziaria
non fosse intervenuto il taglio strutturale del 10 per cento. Naturalmente, gli
undici candidati premier e le centinaia di liste presenti sulle schede
elettorali corrono per vincere, per far valere le proprie idee in Parlamento. In
alternativa, però, si muovono nel mare magno dei voti che consentono l'accesso
al finanziamento. In quest'acqua nuotano il Partito comunista dei lavoratori di
Marco Ferrando, Sinistra critica guidata da Flavia D'Angeli, Roberto Fiore di
Forza Nuova, Bruno De Vita leader dell'Unione dei consumatori fondata da Bordon
e Manzione e Alternativa comunista con Fabiana Stefanoni. Sono liste che i
sondaggi oggi collocano molto al di sotto della soglia dell'1 per cento. Sopra
navigano, tra lo sbarramento per eleggere deputati e senatori e quello dei
soldi, la Destra di Daniela Santanché e il Partito socialista di Enrico Boselli,
per esempio. Il partito fondato da Francesco Storace è dato addirittura sopra al
4 per cento e lui giura di poter prendere l'8 al Senato. I socialisti stanno tra
l'1 e il 2. Ma è anche pensando ai rimborsi che Marco Pannella ha tentato in
extremis un patto con loro. Voleva firmare un accordo sui fondi, come il Partito
radicale ha fatto siglando l'intesa con il Partito democratico. Con il
meccanismo della legge attuale, il rimborso totale si calcola a un euro ogni
avente diritto (nel 2006 erano 49 milioni 763 mila 416). Da moltiplicare per 5
anni e da assegnar sia alla Camera sia al Senato (dove il diritto di voto scatta
a 25 anni abbassando al quota degli elettori). Anche con il taglio del 10 per
cento si arriva alla cifra di 425 milioni da qui al 2013. E ai capitoli di spesa
per la Camera e il Senato, vanno aggiunti gli altri due che interessano le
Europee (si vota nel 2009) e le regionali. Il preventivo dichiarato dalle undici
coalizioni per la campagna elettorale sfiora gli 80 milioni. Significa che il
rimborso andrà molto oltre il 13 aprile e ai partiti rimarrà un enorme tesoro
per fare politica nei prossimi 5 anni.
Elezioni politiche 2008
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