Se mi è concesso, vorrei rispondere alla lettera
del signor Enos Bracci. Il suddetto dice di non voler affatto integrarsi con
le persone mediorientali. Vergogna, queste mentalità fascistoidi devono cessare,
l'odio non deve prevalere. Le mie sembrano parole scontate, retorica fondata
sul buonismo, come il "signore" penserà leggendole, ma non è così.
Non siamo alle crociate, non in era coloniale, non siamo all'oscurantismo
medievale, siamo in un terzo millennio dove tutti odiano tutti, dove le nuove
crociate americane lottano con le bombe e non con la sciabola.
L'utopia del mondo perfetto, anche se affascina tutti, me compreso, non può
avvenire finché esisteranno sempre quelle persone che, come il sopraccitato,
chiudono gli occhi di fronte ai problemi degli altri, prendono a calci i
lavavetri per strada gridando loro di andare a lavorare.
Non ci sto (come disse Scalfaro nei suoi auguri sansilvestriani), siamo uguali,
siamo un solo popolo. Non sono un Martin Luther King genovese, ma un ragazzo
che ha voglia di credere in un futuro più umano, senza persone che diffidano
di tutti, senza persone che guardano il colore della pelle. Il nome lo lascio
anch'io, e gli scrivo tendendogli una mano, ha torto ma bisogna che qualcuno gli
apra gli occhi: senza l'unità dei popoli, un giorno la sveglia ce la darà un
fungo atomico.
Paolo Repetto
Genova
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