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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXIV - N. 5 27 Maggio 2006

La nostra cara e vecchia lira è ancora viva nella burocrazia

Per la dichiarazione dei redditi si continuano
ad utilizzare importi in lire tradotti in euro

È tempo di dichiarazione dei redditi ed ognuno di noi deve lottare con le istruzioni per compilare il modello scelto per la dichiarazione. E proprio leggendo queste istruzioni che da un po’ di anni una cosa curiosa mi salta agli occhi. Moltissimi importi in euro, relativi ad esempio alle soglie massime entro le quali si ha diritto a una detrazione, presentano curiose cifre decimali. Come mai? La risposta è semplice e sconcertante: perché quegli importi sono espressi in... lire!

Ricordando che un euro vale 1936,27 lire, proviamo un po’ a leggere le istruzioni.

Sono considerati familiari fiscalmente a carico i membri che non hanno posseduto un reddito superiore a euro 2.840,51 (ossia lire 5.500.000). Si ha diritto a una detrazione per le spese sanitarie ma solo sulla parte che supera euro 129,11 (ovvero lire 250.000). Gli interessi passivi di un mutuo prima casa sono detraibili fino a euro 3.615,20 (vale a dire lire 7.000.000). Per spese funebri e per ciascun decesso può essere indicato un importo non superiore a euro 1.549,37 (che sono lire 3.000.000). Le assicurazioni sulla vita si possono detrarre fino a euro 1.291,14 (cioè lire 2.500.000).

Le erogazioni liberali in denaro a favore di istituzioni religiose sono deducibili fino a euro 1.032,91 (equivalenti a lire 2.000.000). I contributi versati ai fondi integrativi al Servizio sanitario nazionale si deducono fino a euro 1.807,60 (ossia lire 3.500.000). La detrazione d’imposta per gli inquilini spetta se il reddito complessivo non è superiore a euro 30.987,41 (ovvero lire 50.000.000).

Per dovere di cronaca segnalo che qualcosa in euro è presente nella nostra dichiarazione: gli importi delle deduzioni previste per familiari a carico e gli scaglioni Irpef sono davvero in euro.

Franco Bampi

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