Sono genovese ma, da affezionato lettore dei nostro giornale e con la
speranza di un formidabile successo della Lega Nord, seguo con interesse le
vicende elettorali della vicina Milano. Certo che lo stupore è stato veramente
grande (ragion per cui le scrivo) nel leggere su L'Indiperidente del 22 maggio
che, in caso di ballottaggio tra Formentini e Dalla Chiesa, il candidato
sindaco Piero Bassetti "direbbe di votare per Formentini e non la Lega"! Ma
Bassetti conosce davvero la nuova legge per l'elezione diretta dei sindaco? Se
sì non si capisce perché si eserciti nel propinare ovvietà visto che al secondo
turno si vota solo per il candidato e non per la lista. E' vero, infatti,
che "l'attribuzione dei seggi alle liste è effettuata successivamente alla
proclamazione dell'elezione dei sindaco ai termine del primo o del secondo
turno" (comma 3, art. 7), ma è altrettanto vero che nel secondo turno "Il
voto si esprime tracciando un segno sul rettangolo entro il quale è scritto
il nome del candidato prescelto" (comma 8, art. 6) il che preclude la possibilità
di votare per la lista al secondo turno. D'altra parte il comma 5
dell'art. 7 (elezione dei consiglio comunale nei comuni con popolazione
superiore a 15mila abitanti) recita: "Nell'ambito di ciascun gruppo di liste
collegate la cifra elettorale di ciascuna di esse, corrispondente ai voti
riportati nel primo turno è divisa per 1, 2, 3, 4... sino a concorrenza del
numero dei seggi spettanti al gruppo di liste. Si determinano in tal modo i
quozienti più alti e, quindi, il numero di seggi spettanti ad ogni lista",
confermando, se ce ne fosse bisogno, quanto ho già asserito, Caro direttore,
è proprio irrilevante il fatto che un candidato sindaco non conosca la legge
elettorale che potrebbe eleggerlo?
Prof. Franco Bampi,
Università degli Studi, Genova
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