Lettera aperta ai Segretari
generali di Cgil, Cisl, Uil
Signori Segretari generali,
leggo con stupore e meraviglia la lettera aperta
indirizzata al Sindaco Sansa e riportata sui quotidiani di domenica 6 marzo
1994. E l'animo mio si travaglia tra il compiacimento e lo sgomento. Grande è lo
sgomento di chi, come me, ha aderito alla Lega Nord per fare davvero gli interessi
della gente e dei cittadini, al di là delle divisioni manichee tra destra e
sinistra, tra oppressi e oppressori, ben sapendo che torto e ragione sono spesso
da dividersi tra tutti i contendenti. Grande è lo sgomento nello
scoprire che il "nuovo" Sindaco e la sua personale Giunta, sorretti però
da tanto "vecchio" Pds, si sono barricati nella loro presuntuosa esclusività di
essere gli unici detentori del consenso popolare e di poter, quindi, agire a loro
piacimento - si apprezzi che ho scritto piacimento e non arbitrio!
Amaro è invece il compiacimento di scoprire che c'è chi, come Voi, solamente
adesso si rende conto che le scelte fatte dalla città in piena
sovranità sono state infauste: mai, credo, la dialettica democratica è stata
calpestata come da questa giunta; mai le circoscrizioni sono state umiliate e
appiattite in un ruolo improprio di referenti inutili; mai il
consiglio comunale è stato sprezzantemente ridotto a strumento di mera
ratifica di decisioni prese dall'alto - esemplare è il caso delle nomine,
oltreché quello ben più clamoroso del bilancio di previsione.
Non ho dubbi che Voi sindacalisti speravate che Sansa, l'uomo nuovo della
vecchia sinistra consociativa, avrebbe aperto le porte di Tursi alla città,
al rispetto reclamato dei diritti dei più deboli e di coloro che soffrono
ogni istante della loro condizione. E avete duramente attaccato la Lega Nord
e demonizzato il suo candidato Serra soltanto colpevole, in campagna elettorale,
di non avervi informato che un impegno lo avrebbe tenuto lontano
da un incontro indetto dalle vostre organizzazioni! Com'è differente
la realtà comunale!
Me ne dispiace, in primo luogo per la città, ma devo darvi ragione: la
democrazia non abita a Tursi. Tuttavia la resipiscenza non serve: la maggioranza
sembra inscatolata in una inutile gara al voto: trenta a favore e
venti contro, tanto sono sempre temi poco importanti quelli su cui si dibatte
nelle adunanze comunali. La giunta non accetta suggerimenti, neppure quando,
come sul tema del commercio abusivo, la Lega Nord le chiede l'ovvio impegno
di far rispettare le leggi. Che fare allora? Facile la domanda, ardua la risposta.
Forse bisogna guardarsi attorno e scoprire che, se si osserva il dibattito politico
senza la lente deformante dell'ideologia, allora è possibile rendersi conto che
la sala rossa di Tursi ospita anche persone che sono seriamente interessate al
rilancio e allo sviluppo della città e che hanno voglia di lavorare.
Cordialmente.
Prof. Franco Bampi
Capogruppo Lega Nord
Genova, 7 marzo 1994
Il Secolo XIX
Domenica 6 marzo 1994
Il testo della lettera aperta indirizzata a Sansa
"Non vogliamo stare a guardare"
Siamo forse fuori tempo massimo, ma i modi con i quali è stato approvato il
nuovo bilancio di previsione del Comune di Genova ci inducono a qualche
riflessione.
Diciamo subito che in questa occasione, contrariamente a quanto avvenuto in
passato, le organizzazioni sindacali non hanno potuto svolgere alcun ruolo attivo
e sono state relegate ad essere semplici spettatrici di una Amministrazione che
ha operato le proprie scelte in uno splendido isolamento. Ma, di fronte alla
straordinaria gravità dei problemi che affliggono Genova, ha senso ed è intelligente
vivere a Tursi come dentro un'astronave?
Il sindaco e la giunta hanno addotto la giustificazione dell'assoluta
ristrettezza dei tempi di approvazione. Però, come si può abolire il confronto
con le forze rappresentative della città su scelte amministrative o politiche
che riguardano Genova per un intero anno e oltre?
Non vorremmo che si pensasse che da oggi eventi di manifesta importanza
per il capoluogo ligure coinvolgeranno soltanto il sindaco, la maggioranza
che formalmente lo appoggia e, forse, l'opposizione, in una partita a tre,
preclusa, ad esempio, alle forze sociali. Nessuno vuoi mettere in
discussione il primato dei consiglio comunale, ma in qualche maniera il
rapporto fra potere locale e realtà intermedie non può essere
ignorato e demandato alla volontà del sindaco, perché eletto
direttamente "dal popolo".
Questo rapporto è necessario più a Genova che altrove e sarebbe miope, oltre
che presuntuoso, pensare ad un rilancio della città con decisioni non verificate
con tutte le forze che a Genova operano nel quotidiano. E, nell'ambito di
queste forze, il sindacato genovese ha sempre agito con senso di responsabilità,
certamente mai in difesa di pregiudizi corporativi.
Se questo apporto costruttivo verrà annullato, non si potranno addossare alle
forze sociali responsabilità per scelte alle quali non hanno partecipato in
alcun modo. Le prospettive riguardanti il personale "precario", il funzionamento
della macchina comunale, le privatizzazioni, le aziende municipali, le
questioni attinenti lo stato sociale, gli anziani, la creazione di nuove
opportunità di lavoro sono tutte questioni che devono interessare le organizzazioni
sindacali.
I sindacati non possono essere ritenuti, improvvisamente e in un pericoloso
ritorno al passato remoto, soggetti che affrontano solo l'emergenza, a valle di
processi completamente decisi da altri.
Si pensa, forse, che il confronto con le forze della società faccia parte
del "vecchio", degli inutili riti della partitocrazia? A nostro avviso, una
simile linea di condotta non potrà portare che ad isolare maggiormente chi
governa dentro il Palazzo, anziché collegarlo alle forze vive di Genova.
A questo punto riteniamo che una ricaduta rassicurante possa e debba
venire dall'apertura di confronti di merito sulle cose da farsi, auspicando
che il prossimo anno, non essendovi più la motivazione dei tempi stretti,
la predisposizione del bilancio possa avvalersi delle osservazioni e dei
contributi del sindacato unitario confederale.
Renzo Miroglio,
Diego Cattivelli,
Ennio Truzzi
Segretari generali
Cgil, Cisl, Uil
Il Secolo XIX
Martedì 8 marzo 1994
Il sindacato risponde così
Merita poche righe di risposta, secondo Cgil-Cisl-Uil, la lettera aperta
ricevuta dalla Lega Nord: "Abbiamo sollevato un problema che riteniamo serio:
il rapporto tra il Comune, la sua giunta e le forze sociali, tra le quali il
sindacato confederale unitario. Ciò nell'interesse della stessa amministrazione
comunale, alle prese con problemi di tale rilevanza su cui sbaglierebbe a
decidere prescindendo da un forte coinvolgimento delle rappresentanze delle forze
produttive della città. La nostra posizione è talmente chiara ed autonoma da
consentirci di rispedire la mittente senza ringraziamenti le considerazioni di
assenso della Lega Nord".
Il Giornale
Martedì 8 marzo 1994
Il caldo invito alla collaborazione non è stato apprezzato dai segretari
generali di Cgil-Cisl-Uil, Miroglio, Cattivelli e Truzzi, che seccamente
rispondono: "La nostra posizione è talmente chiara ed autonoma da consentirci
di rispedire la mittente senza ringraziamenti le considerazioni di assenso
della Lega Nord, che propugna chiaramente obiettivi e valori opposti a quelli
del sindacalismo confederale".
In sostanza, meglio un sindaco "in astronave" che una
Lega Nord "in palla".
Il Lavoro - Repubblica
Mercoledì 9 marzo 1994
Cronaca & Satira
La Lega e la "triplice" è un evento epistolare
di ENZO COSTA
Le vie della politica sono infinite. E dunque anche epistolari.
Ecco perché non ha senso stupirsi per la lettera aperta indirizzata dal
capogruppo leghista Bampi ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Mi piace
immaginarlo mentre - in preda ad un profondo struggimento democratico per le
dolorose incomprensioni che dividono sindaco e sindacati - si accinge a tradurre
per iscritto la sua partecipazione emotiva alle sofferenze dei rappresentanti dei
lavoratori. Eccolo posare con gravità solenne le sue terga federaliste sulla sedia
nei pressi dello scrittoio, eccolo frugare convulsamente tra le sudate carte
alla ricerca di un papiro immacolato eccolo emettere un gemito di disappunto
allorquando dall'alto di una mensola precipitano sul suo capo indifeso migliaia
di fogli protocollo contenenti altrettanti emendamenti del Carroccio al bilancio
comunale, eccolo disseppellirsi da quella valanga cartacea miracolosamente incolume,
eccolo abbandonarsi ad un lieve moto di stizza per l'incidente domestico occorsogli,
eccolo infine reperire in un salvifico cassetto l'agognato foglio bianco. Foglio su
cui il Nostro verga tutta la sua solidarietà alle tre confederazioni sindacali.
Colpevolmente ignorate da Sansa, ma da sempre in cima ai pensieri democratici
di Bampi e sodali leghisti: sono anni che le omaggiano di citazioni amorevoli
ed affettuose definizioni. Una su tutte: "triplice". Simpatico nomignolo che gli
uomini di Bossi pronunciano con una smorfia di angosciato disgusto, la stessa
di chi dica "cannibali", "tagliatori di teste", o "squartatori di neonati
settimini". Alla "triplice" dunque vadano i sensi di fratellanza umana e
politica della Lega.
Alla "triplice" e a tutti i suoi iscritti. In attesa del referendum per
l'abrogazione della cassa integrazione.
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