Dal capogruppo in
consiglio comunale del "Polo Nord" riceviamo e pubblichiamo.
Leggo con un certo stupore e un amaro disappunto il fondo da
Lei scritto da Luigi Gia lunedì
12 febbraio scorso. Stupore
e disappunto che provano tutti coloro che, come me, vorrebbero un governo cittadino
capace di far rinascere Genova e che ambisse a togliere il degrado dai quartieri
piuttosto che distribuirlo con grigia uniformità. Ma veniamo allo specifico.
Nel fondo citato lei afferma che "perfino le opposizioni riconoscono a Picco
di aver operato bene nel suo ruolo di superconsulente". Ora non so a quali opposizioni
lei intenda riferirsi; il Polo Nord, di cui sono capogruppo, ha ritenuto corretto il
comportamento del dott. Picco nei confronti del Sindaco, ma giudica dannosi per la
città i progetti fumosi che lo stesso avanza. Esempio fra tutti la gestione delle
aree Expo e le modalità con cui Picco ha deciso gli insediamenti commerciali,
modalità che hanno suscitato le ire dei commercianti genovesi per la scarsa
trasparenza. Sono d'accordo con Lei che la vicenda Picco è un problema marginale
per Genova: ma è anche vero che la più efficace misura delle capacità di un governo
è il modo con cui vengono affrontati i piccoli problemi!
Tra i problemi genovesi lei cita il traffico. La testata da Lei diretta ospitò,
il 15 dicembre 1994, un mio intervento intitolato "Sansa e il Vessatore", dove il
Vessatore era (e purtroppo lo è ancora) l'assessore al Traffico Villa. Ricordo ai
lettori che tra poco entrerà in funzione il famigerato "Piano Urbano del Traffico"
e ricordo che tale piano fu approvato alle quattro del mattino per l'ostruzionismo
dimostrativo del Polo Nord e di Alleanza Nazionale. Se non fosse tragico, ci sarebbe
da divertirsi quando i Genovesi scopriranno le assurdità del piano. Ma se ne parla?
I giornali se ne ricordano? Lo conoscono?
Mille e mille sono i problemi che questa Giunta nefastamente pone: e nulla contano
le opposizioni eccettuata la loro costante e puntuale denuncia, che tuttavia risulta
efficace solo se i mezzi di informazione le danno spazio. Approfittando dell'occasione,
non posso non menzionare l'assurda caparbietà dell'assessore Nosengo e del Sindaco
che, approvando la variante che impedisce le costruzioni collinari, hanno ignorato
i danni economici che qualche migliaio di cittadini (cittadini, si badi, non
costruttori o cooperative!) avrebbero subito. Il Comune ha già deliberato di vendere
all'Enel l'immobile posto all'inizio di Via Canevari per costruirne uno molto più
grande con rischio di danni idrogeologici: a nulla sono servite le proteste e le
proposte delle opposizioni per la tutela di un sito, Borgo Incrociati, che è soggetto
a servitù di alluvione. E potrei continuare per molto ancora!
La Giunta tratta Il Consiglio comunale come un orpello oneroso da disprezzare,
e ignora sistematicamente le spesso giuste e non polemiche richieste dell'opposizione.
Spero che lei voglia riservarci un trattamento più equo sapendo, e può credermi, che
il primo interesse dell'opposizione di centro destra è la rinascita di Genova e il
superamento del degrado cittadino.
Prof.
Franco Bampi
Capogruppo del Polo Nord
Comune di Genova
Genova, 12 febbraio 1996
Replica Luigi Gia:
Prendiamo atto dell'impegno finale di Bampi, anche se non capiamo stupore e
disappunto visto che conferma, nella sostanza, le nostre perplessità sui
rapporti tra giunta e consiglio. Per quel che riguarda la stima verso
Picco, consigliamo a Bampi di leggere con attenzione i giornali: le
opposizioni, forse non lui, non hanno mai criticato l'operato di Picco, ma
solo e sempre la posizione di Sansa (l. g.)
Il Lavoro - Repubblica
Martedì 13 febbraio 1996
Le tensioni a Tursi rallentano Genova
Gli zingari, Picco e la città
che corre da sola
Il dibattito sul caso Picco ha riportato la vita politica genovese indietro di mesi.
L'ha fatta tornare al "tristemente famoso", come direbbero i vecchi cronisti di nera,
periodo delle tensioni sul campo nomadi. Allora sembrò che a Genova esistesse solo il
problema dello spostamento di trentasette Rom da una parte all'altra della città:
dibattiti infuocati, scambi di accuse, paralisi dell'attività amministrativa e, non
ultima, una pessima pubblicità. In quei mesi, purtroppo, chi leggeva i giornali
lontano da Genova poteva pensare che quei 37-nomadi-37 fossero l'unico problema
all'ombra della Lanterna. Magari fosse stato così. E magari fosse ora il caso Picco,
l'unico vero e grande punto di crisi della città. In realtà le cose stanno in maniera
diversa e solo un'assurda logica politica, accompagnata da una violenza verbale e
da un impegno degno di miglior causa l'hanno fatto diventare tale.
Proviamo a fare chiarezza. Che cos'è, in che cosa consiste il caso che agita in
questi giorni la vita politica dei Comune di Genova e delle segreterie dei partiti?
Eccolo: Renato Picco, definito anche dalle opposizioni uno "stimato manager" viene
raggiunto da un avviso di garanzia in merito alle indagini sui fondi neri della
Ferruzzi.
Picco, infatti, è stato per anni amministratore dell’Eridania-Beghin Say, società
dell'impero economico ravennate. Lo “stimato manager” ormai in pensione viene
contattato dal sindaco Adriano Sansa per occupare uno dei punti strategici della
città: la presidenza della Porto Antico. Picco si dice disponibile, ma fa presente
che a Ravenna s'indaga su di lui come, del resto, su tutti gli amministratori delle
società dell'ex impero Ferruzzi.
Il sindaco-magistrato telefona al pubblico ministero di Ravenna. Vuole sapere se,
come si dice tra uomini di legge, "allo stato degli atti" ci sia qualcosa che
impedisca a Picco di assumere la presidenza di una società pubblica. E che cosa
volete che rispondesse il pm: "Per l'amor di Dio, caro ex collega, non lo faccia:
sto per arrestarlo"; oppure: "Vada tranquillo, Picco è innocente"?
Il procuratore, da uomo di legge, risponde: "Allo stato degli atti, nulla osta
alla nomina". E Sansa nomina.
***
Tutto qui? Sì, tutto qui. Tanto è vero che l'unica molla che ha fatto scattare
l'opposizione è stata la "mancanza" di trasparenza nella vicenda. Per dirla fuori
dal politichese, Sansa avrebbe dovuto comunicare al Consiglio comunale che lo
“stimato manager” era sotto inchiesta. Ovviamente, sembra di capire, le opposizioni
ne avrebbero preso atto e sarebbero state concordi con il sindaco nella scelta di
Picco. Ma in che mondo viviamo? Alla comunicazione di Sansa di voler nominare un
indagato sarebbe scoppiato il finimondo e i partiti sconfitti alle elezioni avrebbero
immediatamente chiesto di bloccare la scelta.
E qui sta il punto, centrale e dolente, della vicenda: se Picco da tutti viene
stimato; se perfino le opposizioni gli riconoscono di aver operato bene e senza
interessi personali nel suo ruolo di superconsulente; se tutti si affannano a dire
che la richiesta di rinvio a giudizio non intacca la figura del presidente della
Porto Antico; se quanto è detto è vero, allora, perché bloccare la vita amministrativa
della città e la discussione politica per un caso definito, in sé, inesistente?
***
L'impressione che si ricava da questa vicenda, così come dal caso zingari,
è che Genova rischia di avvitarsi su problemi e polemiche vuote, senza scopo né fine.
Rischia la città, trascinata dai politici, di discutere sul nulla, su argomenti
che ben poco hanno a che vedere con il progresso e lo sviluppo, con i piani
strategici del suo futuro. Mentre Genova vive il problema del traffico o il dramma
dell'occupazione, tanto per fare due esempi, il Consiglio comunale discute di zingari
e di Picco.
C'è, sembra di capire, uno scollamento tragico tra la città reale e quella del
Palazzo. Lì, a Tursi, dovrebbero esserci un sindaco e una maggioranza che governano
e un'opposizione che, controllando entrambi con assoluto rigore e tenacia, li stimoli
a mantenere gli impegni presi. Qualcuno potrebbe obiettare: si vuole forse togliere
all'opposizione il diritto-dovere di critica o di attacco alla maggioranza?
Tutt'altro: si vuole dargliene sempre di più, ma si pretende che lo eserciti sui
fatti e non sulle vuote, quando non pretestuose polemiche. È inutile, con il sistema
maggioritario, attaccare frontalmente una giunta su questioni di principio
(Picco) o irrisolvibili alla radice (nomadi): si ottiene soltanto uno scontro violento,
fine e se stesso, inutile e perfino diseducativo per la città.
E, se vogliamo, si fa passare la maggioranza per vittima quando proprio non ce
ne sarebbe bisogno.
***
Che cosa vorremmo, allora, da questo consiglio comunale e da questa giunta?
Vorremmo, innanzitutto, il rispetto della civile dialettica e poi l'assunzione
d'impegni ben precisi da parte di chi governa, accompagnati dal costante controllo
di chi sta all'opposizione. Qualche esempio? Eccone tre:
1) Mesi fa questo giornale scrisse, notizia poi ripresa pochi giorni orsono da un altro
quotidiano cittadino, che a Campi si sarebbe insediata l'Ikea, azienda leader dei
mobili in kit. Fino ad oggi, però, la trattativa non si è conclusa: a che punto è
la concessione edilizia? Vuole il signor sindaco dare una data certa?
2) Adriano Sansa e la sua giunta stanno studiando la possibilità di chiudere al
traffico, un giorno alla settimana, il centro di Genova. Ma è giusto pensare all'isola
pedonale, mentre la città (tutta, non solo il centro) è congestionata dal traffico?
Non è giunto forse il. momento di predisporre un piano, serio ed efficace, della
viabilità che governi parcheggi, mezzi privati e pubblici? E, ancora, vuole il signor
sindaco dare un data certa per l'apertura del sottopasso di Caricamento?
3) Il sindaco, durante il Consiglio o comunale sul caso Picco, ha anche annunciato
la trattativa, ormai ben avviata, per un altro insediamento che "porterà 260 nuovi
posti di lavoro". Ma poi ha aggiunto: "E non vi dico il nome dell'azienda, perché la
trattativa è riservata". Nessuno delle opposizioni ha fiatato. È comprensibile il
riserbo di Sansa, ma sarebbe altrettanto giustificabile la curiosità dei cittadini e
degli operatori economici: di che azienda si tratta, che cosa produce, può entrare
in conflitto, o in concorrenza con altre realtà già esistenti in città?
***
Questi e altri sono gli interrogativi e i dibattiti che vorremmo sentire crescere
nel Palazzo. La vita di una città viaggia su altri binari, vive ogni giorno gioie e
paure che non sono quelle, fino ad oggi, rappresentate a Tursi. Ai genovesi che
viaggiano e lavorano interessa vedere crescere la città, al di là degli steccati
del partiti e delle fazioni.
La città vuole impegni, date, numeri. Chiede una giunta che realizzi le promesse
e un’opposizione che la stani dai torpori e dalle bugie. Dei dibattiti sugli zingari
e su Picco, ci scusino i Rom e lo “stimato manager”, i genovesi non sanno proprio
che farsene.
LUIGI GIA
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