"Picco è corretto ma fumoso"
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Il Lavoro - Repubblica Martedì 13 febbraio 1996
Polemiche

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Dal capogruppo in consiglio comunale del "Polo Nord" riceviamo e pubblichiamo.

Leggo con un certo stupore e un amaro disappunto il fondo da Lei scritto da Luigi Gia lunedì 12 febbraio scorso. Stupore e disappunto che provano tutti coloro che, come me, vorrebbero un governo cittadino capace di far rinascere Genova e che ambisse a togliere il degrado dai quartieri piuttosto che distribuirlo con grigia uniformità. Ma veniamo allo specifico.

Nel fondo citato lei afferma che "perfino le opposizioni riconoscono a Picco di aver operato bene nel suo ruolo di superconsulente". Ora non so a quali opposizioni lei intenda riferirsi; il Polo Nord, di cui sono capogruppo, ha ritenuto corretto il comportamento del dott. Picco nei confronti del Sindaco, ma giudica dannosi per la città i progetti fumosi che lo stesso avanza. Esempio fra tutti la gestione delle aree Expo e le modalità con cui Picco ha deciso gli insediamenti commerciali, modalità che hanno suscitato le ire dei commercianti genovesi per la scarsa trasparenza. Sono d'accordo con Lei che la vicenda Picco è un problema marginale per Genova: ma è anche vero che la più efficace misura delle capacità di un governo è il modo con cui vengono affrontati i piccoli problemi!

Tra i problemi genovesi lei cita il traffico. La testata da Lei diretta ospitò, il 15 dicembre 1994, un mio intervento intitolato "Sansa e il Vessatore", dove il Vessatore era (e purtroppo lo è ancora) l'assessore al Traffico Villa. Ricordo ai lettori che tra poco entrerà in funzione il famigerato "Piano Urbano del Traffico" e ricordo che tale piano fu approvato alle quattro del mattino per l'ostruzionismo dimostrativo del Polo Nord e di Alleanza Nazionale. Se non fosse tragico, ci sarebbe da divertirsi quando i Genovesi scopriranno le assurdità del piano. Ma se ne parla? I giornali se ne ricordano? Lo conoscono?

Mille e mille sono i problemi che questa Giunta nefastamente pone: e nulla contano le opposizioni eccettuata la loro costante e puntuale denuncia, che tuttavia risulta efficace solo se i mezzi di informazione le danno spazio. Approfittando dell'occasione, non posso non menzionare l'assurda caparbietà dell'assessore Nosengo e del Sindaco che, approvando la variante che impedisce le costruzioni collinari, hanno ignorato i danni economici che qualche migliaio di cittadini (cittadini, si badi, non costruttori o cooperative!) avrebbero subito. Il Comune ha già deliberato di vendere all'Enel l'immobile posto all'inizio di Via Canevari per costruirne uno molto più grande con rischio di danni idrogeologici: a nulla sono servite le proteste e le proposte delle opposizioni per la tutela di un sito, Borgo Incrociati, che è soggetto a servitù di alluvione. E potrei continuare per molto ancora!

La Giunta tratta Il Consiglio comunale come un orpello oneroso da disprezzare, e ignora sistematicamente le spesso giuste e non polemiche richieste dell'opposizione. Spero che lei voglia riservarci un trattamento più equo sapendo, e può credermi, che il primo interesse dell'opposizione di centro destra è la rinascita di Genova e il superamento del degrado cittadino.

Prof. Franco Bampi
Capogruppo del Polo Nord
Comune di Genova

Genova, 12 febbraio 1996


Replica Luigi Gia:

Prendiamo atto dell'impegno finale di Bampi, anche se non capiamo stupore e disappunto visto che conferma, nella sostanza, le nostre perplessità sui rapporti tra giunta e consiglio. Per quel che riguarda la stima verso Picco, consigliamo a Bampi di leggere con attenzione i giornali: le opposizioni, forse non lui, non hanno mai criticato l'operato di Picco, ma solo e sempre la posizione di Sansa (l. g.)


Il Lavoro - Repubblica Martedì 13 febbraio 1996

Le tensioni a Tursi rallentano Genova

Gli zingari, Picco e la città che corre da sola

Il dibattito sul caso Picco ha riportato la vita politica genovese indietro di mesi. L'ha fatta tornare al "tristemente famoso", come direbbero i vecchi cronisti di nera, periodo delle tensioni sul campo nomadi. Allora sembrò che a Genova esistesse solo il problema dello spostamento di trentasette Rom da una parte all'altra della città: dibattiti infuocati, scambi di accuse, paralisi dell'attività amministrativa e, non ultima, una pessima pubblicità. In quei mesi, purtroppo, chi leggeva i giornali lontano da Genova poteva pensare che quei 37-nomadi-37 fossero l'unico problema all'ombra della Lanterna. Magari fosse stato così. E magari fosse ora il caso Picco, l'unico vero e grande punto di crisi della città. In realtà le cose stanno in maniera diversa e solo un'assurda logica politica, accompagnata da una violenza verbale e da un impegno degno di miglior causa l'hanno fatto diventare tale.

Proviamo a fare chiarezza. Che cos'è, in che cosa consiste il caso che agita in questi giorni la vita politica dei Comune di Genova e delle segreterie dei partiti? Eccolo: Renato Picco, definito anche dalle opposizioni uno "stimato manager" viene raggiunto da un avviso di garanzia in merito alle indagini sui fondi neri della Ferruzzi.

Picco, infatti, è stato per anni amministratore dell’Eridania-Beghin Say, società dell'impero economico ravennate. Lo “stimato manager” ormai in pensione viene contattato dal sindaco Adriano Sansa per occupare uno dei punti strategici della città: la presidenza della Porto Antico. Picco si dice disponibile, ma fa presente che a Ravenna s'indaga su di lui come, del resto, su tutti gli amministratori delle società dell'ex impero Ferruzzi.

Il sindaco-magistrato telefona al pubblico ministero di Ravenna. Vuole sapere se, come si dice tra uomini di legge, "allo stato degli atti" ci sia qualcosa che impedisca a Picco di assumere la presidenza di una società pubblica. E che cosa volete che rispondesse il pm: "Per l'amor di Dio, caro ex collega, non lo faccia: sto per arrestarlo"; oppure: "Vada tranquillo, Picco è innocente"?

Il procuratore, da uomo di legge, risponde: "Allo stato degli atti, nulla osta alla nomina". E Sansa nomina.

***

Tutto qui? Sì, tutto qui. Tanto è vero che l'unica molla che ha fatto scattare l'opposizione è stata la "mancanza" di trasparenza nella vicenda. Per dirla fuori dal politichese, Sansa avrebbe dovuto comunicare al Consiglio comunale che lo “stimato manager” era sotto inchiesta. Ovviamente, sembra di capire, le opposizioni ne avrebbero preso atto e sarebbero state concordi con il sindaco nella scelta di Picco. Ma in che mondo viviamo? Alla comunicazione di Sansa di voler nominare un indagato sarebbe scoppiato il finimondo e i partiti sconfitti alle elezioni avrebbero immediatamente chiesto di bloccare la scelta.

E qui sta il punto, centrale e dolente, della vicenda: se Picco da tutti viene stimato; se perfino le opposizioni gli riconoscono di aver operato bene e senza interessi personali nel suo ruolo di superconsulente; se tutti si affannano a dire che la richiesta di rinvio a giudizio non intacca la figura del presidente della Porto Antico; se quanto è detto è vero, allora, perché bloccare la vita amministrativa della città e la discussione politica per un caso definito, in sé, inesistente?

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L'impressione che si ricava da questa vicenda, così come dal caso zingari, è che Genova rischia di avvitarsi su problemi e polemiche vuote, senza scopo né fine. Rischia la città, trascinata dai politici, di discutere sul nulla, su argomenti che ben poco hanno a che vedere con il progresso e lo sviluppo, con i piani strategici del suo futuro. Mentre Genova vive il problema del traffico o il dramma dell'occupazione, tanto per fare due esempi, il Consiglio comunale discute di zingari e di Picco.

C'è, sembra di capire, uno scollamento tragico tra la città reale e quella del Palazzo. Lì, a Tursi, dovrebbero esserci un sindaco e una maggioranza che governano e un'opposizione che, controllando entrambi con assoluto rigore e tenacia, li stimoli a mantenere gli impegni presi. Qualcuno potrebbe obiettare: si vuole forse togliere all'opposizione il diritto-dovere di critica o di attacco alla maggioranza? Tutt'altro: si vuole dargliene sempre di più, ma si pretende che lo eserciti sui fatti e non sulle vuote, quando non pretestuose polemiche. È inutile, con il sistema maggioritario, attaccare frontalmente una giunta su questioni di principio (Picco) o irrisolvibili alla radice (nomadi): si ottiene soltanto uno scontro violento, fine e se stesso, inutile e perfino diseducativo per la città.

E, se vogliamo, si fa passare la maggioranza per vittima quando proprio non ce ne sarebbe bisogno.

***

Che cosa vorremmo, allora, da questo consiglio comunale e da questa giunta? Vorremmo, innanzitutto, il rispetto della civile dialettica e poi l'assunzione d'impegni ben precisi da parte di chi governa, accompagnati dal costante controllo di chi sta all'opposizione. Qualche esempio? Eccone tre:
1) Mesi fa questo giornale scrisse, notizia poi ripresa pochi giorni orsono da un altro quotidiano cittadino, che a Campi si sarebbe insediata l'Ikea, azienda leader dei mobili in kit. Fino ad oggi, però, la trattativa non si è conclusa: a che punto è la concessione edilizia? Vuole il signor sindaco dare una data certa?
2) Adriano Sansa e la sua giunta stanno studiando la possibilità di chiudere al traffico, un giorno alla settimana, il centro di Genova. Ma è giusto pensare all'isola pedonale, mentre la città (tutta, non solo il centro) è congestionata dal traffico? Non è giunto forse il. momento di predisporre un piano, serio ed efficace, della viabilità che governi parcheggi, mezzi privati e pubblici? E, ancora, vuole il signor sindaco dare un data certa per l'apertura del sottopasso di Caricamento?
3) Il sindaco, durante il Consiglio o comunale sul caso Picco, ha anche annunciato la trattativa, ormai ben avviata, per un altro insediamento che "porterà 260 nuovi posti di lavoro". Ma poi ha aggiunto: "E non vi dico il nome dell'azienda, perché la trattativa è riservata". Nessuno delle opposizioni ha fiatato. È comprensibile il riserbo di Sansa, ma sarebbe altrettanto giustificabile la curiosità dei cittadini e degli operatori economici: di che azienda si tratta, che cosa produce, può entrare in conflitto, o in concorrenza con altre realtà già esistenti in città?

***

Questi e altri sono gli interrogativi e i dibattiti che vorremmo sentire crescere nel Palazzo. La vita di una città viaggia su altri binari, vive ogni giorno gioie e paure che non sono quelle, fino ad oggi, rappresentate a Tursi. Ai genovesi che viaggiano e lavorano interessa vedere crescere la città, al di là degli steccati del partiti e delle fazioni.

La città vuole impegni, date, numeri. Chiede una giunta che realizzi le promesse e un’opposizione che la stani dai torpori e dalle bugie. Dei dibattiti sugli zingari e su Picco, ci scusino i Rom e lo “stimato manager”, i genovesi non sanno proprio che farsene.

LUIGI GIA