Io, di Forza Italia, sto con Pericu
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Il Lavoro - Repubblica Lunedì 29 dicembre 1997
L'intervento/1

È polemica, dopo la "lettera" di Piero Ottone sul caso Ansaldo

Solo un mese fa, ciò che avrei giudicato più improbabile sarebbe stato che io, Franco Bampi di Forza Italia, convinto oppositore del regime delle sinistre, scrivessi a favore del sindaco Pericu. Oggi mi accingo a farlo, convinto che conti di più affermare le proprie idee e le proprie convinzioni piuttosto che cimentarsi in una opposizione di maniera. L'occasione di questo mio intervento nasce dalla "lettera genovese" di Piero Ottone apparsa su questa testata sabato 27 dicembre 1997 e relativa alle posizioni che il sindaco Pericu ha assunto nella vicenda Ansaldo. Nella "lettera" Ottone afferma, argomentando, che "le decisioni delle aziende spettano agli organi aziendali, ai proprietari, ai gestori. Al sindaco di Genova chiediamo di amministrare bene Genova". Queste affermazioni che appaiono, prima che giuste, ovvie travisano la realtà delle più recenti vicende genovesi.

Io sono federalista e mi piacerebbe che, come afferma Monteverde, il sindaco fosse, per la città, la fonte della legalità. Ovvero che la comunità cittadina trovasse nel sindaco e nell'ordinamento comunale tutti gli strumenti per favorire il proprio sviluppo e la tutela degli interessi dei cittadini: un sindaco capace di sconfiggere il "signor Nessuno": la tirannica burocrazia! Oggi non è così: gli interessi dell'inutile burocrazia romana possono decidere, come hanno fatto con la compiacenza dei partiti di potere, che Genova deve morire: si risana Bagnoli, ma non Cornigliano, non si dà attuazione alla legge per la Zona Franca di Genova, il ministro genovese Burlando benedice l'allontanamento dell'Ip e, con la scusa del Giubileo, potenzia la crocieristica a Civitavecchia (ma non è Genova la capitale della crocieristica?), il gruppo Costa cede e trasferisce le sue navi da crociera, le fonderie San Giorgio hanno chiuso, vanno via Fondiaria, l'Uap, il Tonno Palmera e si potrebbe continuare a lungo. Purtroppo, a nulla sono valse le puntuali denuncie che l'on. Gagliardi di Forza Italia ha tempestivamente portato a conoscenza della cittadinanza.

In questo quadro desolante scoppia la vicenda Ansaldo. E il Sindaco alza la sua autorevole voce per difendere non l'Ansaldo, dove, come afferma giustamente Ottone, non ha competenze, ma Genova: il Sindaco non accetta che interessi differenti da quelli aziendali, interessi romani, di Finmeccanica, interessi estranei a Genova e pronti a sacrificarla, si abbattano come una scure sulla città impoverendola, umiliandola, uccidendola. Questo, a mio avviso, chiede Pericu: chiarezza, correttezza delle operazioni, certezza degli obiettivi, garanzie per la città. Se Genova fosse, come lo fu per oltre sette secoli, sovrana, le richieste del Sindaco sembrerebbero ovvie, anzi doverose, anche per Piero Ottone. Oggi che i Genovesi sono sudditi della burocrazia romana e dei suoi interessi, che sono gli interessi del signor Nessuno, appare paradossalmente sostenibile che si decidano altrove le sorti della città.

Oggi io sto con Pericu: difendere l'Ansaldo significa difendere Genova, la sua storia, il suo passato e, soprattutto, il suo futuro: scenderò in piazza al suo fianco se lo chiederà. E non esiterò a criticarlo se subordinerà Genova ai partiti che lo sostengono.

prof. Franco Bampi
Forza Italia

Genova, 28 dicembre 1997


Il Lavoro - Repubblica Sabato 27 dicembre 1997
Lettere genovesi di Piero Ottone

Ma il sindaco non può fare cortei

Giuseppe Pericu, il nuovo sindaco di Genova, ha scelto per il suo esordio il problema dell'Ansaldo. E si capisce quanto fosse grande la tentazione. L'azienda è strettamente legata alla storia della città. Fu la spina dorsale dell'economia italiana al tempo dei fratelli Perrone. Raccolse glorie, miste a delusione, nel periodo successivo, sotto la gestione statale. Adesso è in crisi, e sarà venduta. Ma a chi, e come?

C'è la possibilità che sia spezzettata, e venduta a pezzi. C'è anche il pericolo che lasci Genova. "noi la difenderemo", dichiara pertanto Pericu. E dice che per difenderla è pronto a scendere in piazza, alla guida della cittadinanza.

Mi spiace per il nuovo sindaco: ma ha torto Per quel che mi riguarda, non sono in grado di dire quale sia la strada migliore per risolvere il problema Ansaldo. Non so a chi convenga venderla, né a quali condizioni. Ma neanche lo sa lui, il sindaco e comunque non è compito sua di stabilirlo. Neanche ha voce in capitolo la cittadinanza genovese.

Le aziende, comprese quelle di proprietà statale, non devono essere gestite (o vendute) dalle città, né da coloro che le rappresentano. Le decisioni che riguardano le aziende spettano agli organi competenti, agli organi aziendali, ai proprietari (pubblici o privati che siano) e ai gestori, e devono essere prese secondo considerazioni economiche, non assistenziali. Devono essere determinate dalle condizioni di mercato, e dalla capacità dell'azienda di soddisfare tali condizioni. Il resto è irrilevante.

È vero che tante volte sono intervenute, in questioni del genere, le città, le regioni, i sindacati. È vero che sono state violentate spesso, con le pressioni politiche, le leggi dell'economia. Ma questa è una delle ragioni, e non la meno importante, per cui siamo stati per tanto tempo, in Europa, il fanalino di coda. Se ora vogliamo progredire dobbiamo rispettare le competenze. Gli amministratori delle città pensino alle città. Alle aziende penseranno i gestori delle aziende.

Al sindaco di Genova chiediamo di amministrare bene Genova, di affrontare e risolvere i suoi problemi, di rendere la città abbastanza accogliente per attrarre aziende e capitali. Questo è il suo compito; e non scendere in piazza per difendere l'Ansaldo, aggravando, oltretutto, la crisi del traffico.