A chi giova l'acquisto del Matitone?
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Arcobaleno Sabato 3 aprile 1999

La giunta sembra essere interessata a comprare dieci piani dell'edificio

Per Forza Italia le istituzioni dovrebbero puntare sui palazzi signorili del centro storico, oggi poco sfruttati

Già nel novembre del 1998 ed ora a marzo 1999 ricompare sulla cronaca cittadina la notizia definita "top secret" secondo cui la giunta comunale intende acquistare dodici piani (trentamila metri quadrati) del Matitone a San Benigno per destinarlo ad uffici comunali spendendo la non indifferente somma di 48 miliardi. Ritengo che questa sia una scelta assolutamente errata per i seguenti motivi.

A tutti i cittadini è ormai evidente che, senza significativi interventi, il centro storico ha difficoltà a rilanciarsi, nonostante sia una grande risorsa della città. Tra le cose da fare, è importante portare persone nel centro storico. Allora quale occasione può essere migliore di quella di sistemare gli uffici comunali aperti al pubblico nel centro storico? Quindi un modo semplice per favorire il rilancio del centro storico è quello di insediare nei vicoli (i miei amati carruggi) occasioni di richiamo di persone: se l’ufficio tributi fosse in piazza Vigne, in vico Mele o in piazza Sauli i cittadini dovrebbero frequentare quelle zone!

Non dimentichiamo che nel centro storico sono presenti moltissimi palazzi nobiliari: palazzi prestigiosi, di rappresentanza, ma difficilmente utilizzabili per alloggi (talvolta si utilizzano i locali a piano terra per negozi). Questi palazzi vanno allora utilizzati da istituzioni prestigiose: uffici comunali, provinciali e regionali, università, scuole, specie quelle superiori. Infine non va sottovalutato che il centro storico è piuttosto ben servito dai mezzi pubblici ed è raggiungibile "a corona" sia da De Ferrari, sia da Caricamento, sia da Portello, sia da Via Gramsci. Paradossalmente, invece, nel luglio del 1997 il Comune ha acquistato, per i propri uffici, la sede dell’Ilva in Carignano per oltre 20 miliardi: Carignano è servita da un solo autobus, è zona a sosta limitata e ha grave carenza di parcheggi, come ben sa chi si reca all’ospedale Galliera.

Ne segue che è irresponsabile e dannosa per la città la scelta che il Comune sta facendo: se si vuole abbandonare il centro storico fino a distruggerlo, allora che venga detto chiaramente. Se si lasciano perdere queste occasioni impostando delle soluzioni che saranno difficilmente modificabili in un futuro prossimo si dà un danno oggettivo al centro storico. Non va sottovalutato che il Comune, nella persona dell’assessore Gabrielli, sta progettando un rilancio del fronte mare a ponte Parodi: come già accaduto per il Porto Antico, sarà anche questo un nuovo danno ed impoverimento per il centro storico perché è ormai dimostrato che forti investimenti sull’area a mare e nessun investimento nel centro storico danneggiano quest’ultimo irrimediabilmente.

Un problema non va tuttavia sottovalutato: la necessità e l’obbligo di adeguare gli impianti e abbattere le barriere architettoniche. Il primo non desta particolari problemi, se non quelli di tipo economico. Il secondo, invece, si scontra con i vincoli imposti dalla Soprintendenza. Premesso che la Soprintendenza (che non è stata neppure capace di mantenere in piedi la casa di Paganini) costituisce solo un impedimento burocratico e non una reale tutela di ciò che abbiamo (ho già affermato che andrebbero abolite perché così come sono non servono), ritengo che non si debba necessariamente intervenire pesantemente per l’abbattimento delle barriere. Se il problema è quello di rendere accessibili gli uffici e i luoghi pubblici al disabile (che non è solo l’handiccappato, ma anche l’anziano, l’infortunato e in generale chi non è in grado di salire scale o di deambulare in piena autonomia) ebbene credo che il problema si possa risolvere con servizi alla persona avendo a disposizione, a richiesta o come presenza costante, persone qualificate capaci di aiutare i disabili. È interessante osservare che le Ferrovie dello Stato hanno adottato proprio una soluzione di questo tipo per rendere accessibili treni e stazioni. Ovviamente le soluzioni operative vanno concordate con le associazioni dei disabili che purtroppo ben conoscono i problemi. E se il sindaco riscontrasse delle difficoltà, non deve dimenticare che egli è stato eletto direttamente dai cittadini e non deve quindi esitare a instaurare un contenzioso con lo Stato quando lo Stato non fa compiutamente gli interessi della città che egli amministra. Se Genova invece di un sindaco e una giunta parolaia avesse amministratori amanti di Genova e che si battono per la città, anch’io, da oppositore, non esiterei a sostenerli: purtroppo non è questo il caso della giunta Pericu.

Prof. Franco Bampi
Responsabile del Dipartimento Centro Storico
Forza Italia

Genova, 26 marzo 1999