Già nel novembre del 1998 ed ora a marzo 1999 ricompare sulla cronaca cittadina
la notizia definita "top secret" secondo cui la giunta comunale intende acquistare
dodici piani (trentamila metri quadrati) del Matitone a San Benigno per destinarlo ad
uffici comunali spendendo la non indifferente somma di 48 miliardi. Ritengo che
questa sia una scelta assolutamente errata per i seguenti motivi.
A tutti i cittadini è ormai evidente che, senza significativi interventi, il
centro storico ha difficoltà a rilanciarsi, nonostante sia una grande risorsa della
città. Tra le cose da fare, è importante portare persone nel centro storico. Allora
quale occasione può essere migliore di quella di sistemare gli uffici comunali
aperti al pubblico nel centro storico? Quindi un modo semplice per favorire il
rilancio del centro storico è quello di insediare nei vicoli (i miei amati
carruggi) occasioni di richiamo di persone: se l’ufficio tributi fosse in piazza
Vigne, in vico Mele o in piazza Sauli i cittadini dovrebbero frequentare quelle
zone!
Non dimentichiamo che nel centro storico sono presenti moltissimi palazzi
nobiliari: palazzi prestigiosi, di rappresentanza, ma difficilmente utilizzabili
per alloggi (talvolta si utilizzano i locali a piano terra per negozi). Questi
palazzi vanno allora utilizzati da istituzioni prestigiose: uffici comunali,
provinciali e regionali, università, scuole, specie quelle superiori. Infine non va
sottovalutato che il centro storico è piuttosto ben servito dai mezzi pubblici ed è
raggiungibile "a corona" sia da De Ferrari, sia da Caricamento, sia da Portello,
sia da Via Gramsci. Paradossalmente, invece, nel luglio del 1997 il Comune ha
acquistato, per i propri uffici, la sede dell’Ilva in Carignano per oltre 20
miliardi: Carignano è servita da un solo autobus, è zona a sosta limitata e ha grave
carenza di parcheggi, come ben sa chi si reca all’ospedale Galliera.
Ne segue che è irresponsabile e dannosa per la città la scelta che il Comune
sta facendo: se si vuole abbandonare il centro storico fino a distruggerlo, allora
che venga detto chiaramente. Se si lasciano perdere queste occasioni impostando delle
soluzioni che saranno difficilmente modificabili in un futuro prossimo si dà un
danno oggettivo al centro storico. Non va sottovalutato che il Comune, nella
persona dell’assessore Gabrielli, sta progettando un rilancio del fronte mare a
ponte Parodi: come già accaduto per il Porto Antico, sarà anche questo un nuovo
danno ed impoverimento per il centro storico perché è ormai dimostrato che forti
investimenti sull’area a mare e nessun investimento nel centro storico danneggiano
quest’ultimo irrimediabilmente.
Un problema non va tuttavia sottovalutato: la necessità e l’obbligo di adeguare
gli impianti e abbattere le barriere architettoniche. Il primo non desta particolari
problemi, se non quelli di tipo economico. Il secondo, invece, si scontra con i
vincoli imposti dalla Soprintendenza. Premesso che la Soprintendenza (che non è
stata neppure capace di mantenere in piedi la casa di Paganini) costituisce solo
un impedimento burocratico e non una reale tutela di ciò che abbiamo (ho già
affermato che andrebbero abolite perché così come sono non servono), ritengo che
non si debba necessariamente intervenire pesantemente per l’abbattimento delle
barriere. Se il problema è quello di rendere accessibili gli uffici e i luoghi
pubblici al disabile (che non è solo l’handiccappato, ma anche l’anziano,
l’infortunato e in generale chi non è in grado di salire scale o di deambulare
in piena autonomia) ebbene credo che il problema si possa risolvere con servizi
alla persona avendo a disposizione, a richiesta o come presenza costante,
persone qualificate capaci di aiutare i disabili. È interessante
osservare che le Ferrovie dello Stato hanno adottato proprio una soluzione
di questo tipo per rendere accessibili treni e stazioni. Ovviamente le
soluzioni operative vanno concordate con le associazioni dei disabili che
purtroppo ben conoscono i problemi. E se il sindaco riscontrasse delle
difficoltà, non deve dimenticare che egli è stato eletto direttamente
dai cittadini e non deve quindi esitare a instaurare un contenzioso con lo
Stato quando lo Stato non fa compiutamente gli interessi della città che
egli amministra. Se Genova invece di un sindaco e una giunta parolaia
avesse amministratori amanti di Genova e che si battono per la città,
anch’io, da oppositore, non esiterei a sostenerli: purtroppo non è
questo il caso della giunta Pericu.
Prof. Franco Bampi
Responsabile del Dipartimento Centro Storico
Forza Italia
Genova, 26 marzo 1999
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