In data 17 dicembre 1961 il Sindaco di Genova Vittorio Pertusio e il Rettore
dell'Università di Genova prof. Girolamo Orestano stipularono una convenzione per
il potenziamento degli Studi Superiori stabilendo, tra l’altro, che il Comune si
obbligava a corrispondere all’Università il contributo annuo di L. 40
milioni e che avrebbe continuato a concedere in uso gratuito Villa
Cambiaso e relative pertinenze quale sede della Facoltà di Ingegneria. In
quel documento l'Ateneo Genovese era dichiarato “meritevole sotto ogni
riguardo di essere finanziariamente appoggiato dalla comunità cittadina
di cui è gloria e vanto”.
I tempi cambiano e oggi il Comune di Genova (il nome del sindaco ormai non
conta più) utilizza il prestigio residuo dell'Università per propria
propaganda destinando Ingegneria prima alla Fiumara e recentemente,
tramontata quell’ipotesi (ma le case della Coopsette si fanno lo
stesso), negli storici silos Hennebique attraverso un accordo che, oltre a
non menzionare aspetti economici (andare alla Fiumara costava oltre 220
miliardi!), lascia addirittura in sospeso la definizione del luogo, in
aggiunta ai silos, da destinare al completamento dell'insediamento
universitario. E siccome di Università fa bello parlarne, ecco che il Forum
promosso dall'Assindustria propone una seconda università centrata su una nuova
facoltà di medicina. Qui non si capisce se la proposta tenda a indebolire
o a rafforzare la potentissima Facoltà di Medicina dell'Ateneo Genovese
senza il cui consenso nessun rettore viene eletto. Altri, più
maliziosamente, avanza l'idea che Medicina sia stata privilegiata perché
è un bel business economico. Infine Roma: in un quadro in cui l'indirizzo politico
della Pubblica Istruzione e dell'Università tende a far sì che le scuole sfornino
automi pronti e proni al sinistro regime che sta fortificandosi invece di individui
pensanti come voleva la riforma Gentile, ebbene in questo quadro desolante
vi sono anche le superficiali lamentele dell'attuale ministro Zecchino cui
ha già brillantemente risposto il prof. Dino Cofrancesco. Allora
che fare e soprattutto che fare qui a Genova? Fare è difficile a causa di
una classe politica di governo omologata a sinistra che è assente. Invece
qualcosa si può dire. Innanzi tutto non è una scoperta del Forum quella
di proporre insediamenti universitari nel centro storico: il professor
Raiteri e io stesso abbiamo più volte indicato persino gli edifici del
centro storico ritenuti adatti per gli insediamenti universitari restando
sempre inascoltati. Un altro fatto è che l'Università è troppo grande e
complessa, con interessi spessissimo inconciliabili tra le differenti aree
scientifiche. Senza voler disegnare un diverso riassetto, che pure ho ben
presente e che ho già anche proposto, ricordo solo che a Genova
nascevano, oltre cent'anni, fa due scuole regie: quella Navale e quella di
Studi economici. Perché allora non fare a Genova un Polo Tecnologico
costituito dalle attuali facoltà di Ingegneria e di Economia e Commercio,
sull'esempio del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology)
che sia un nuovo Ateneo pubblico distinto dall'attuale Università? In
ultimo non vi sarà vera competizione tra gli Atenei italiani se la
competenza relativa alla gestione dell'Università non diventerà
regionale. Certo è che il rilancio dell’Università genovese si potrà
avere solo se gli enti locali sapranno fornire quei servizi di qualità
pretesi da chi sceglierà Genova come propria sede per studi e per attività
di elevata professionalità. Questo impegno era scritto nel programma del
Polo, ma non lo si legge nei programmi della sinistra.
Prof. Franco Bampi
Ordinario presso la Facoltà di Ingegneria
Responsabile Dipartimenti di Forza Italia
Genova, 25 febbraio 1999
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