L'Università e Genova
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Arcobaleno Sabato 6 marzo 1999
L'intervento

In data 17 dicembre 1961 il Sindaco di Genova Vittorio Pertusio e il Rettore dell'Università di Genova prof. Girolamo Orestano stipularono una convenzione per il potenziamento degli Studi Superiori stabilendo, tra l’altro, che il Comune si obbligava a corrispondere all’Università il contributo annuo di L. 40 milioni e che avrebbe continuato a concedere in uso gratuito Villa Cambiaso e relative pertinenze quale sede della Facoltà di Ingegneria. In quel documento l'Ateneo Genovese era dichiarato “meritevole sotto ogni riguardo di essere finanziariamente appoggiato dalla comunità cittadina di cui è gloria e vanto”.

I tempi cambiano e oggi il Comune di Genova (il nome del sindaco ormai non conta più) utilizza il prestigio residuo dell'Università per propria propaganda destinando Ingegneria prima alla Fiumara e recentemente, tramontata quell’ipotesi (ma le case della Coopsette si fanno lo stesso), negli storici silos Hennebique attraverso un accordo che, oltre a non menzionare aspetti economici (andare alla Fiumara costava oltre 220 miliardi!), lascia addirittura in sospeso la definizione del luogo, in aggiunta ai silos, da destinare al completamento dell'insediamento universitario. E siccome di Università fa bello parlarne, ecco che il Forum promosso dall'Assindustria propone una seconda università centrata su una nuova facoltà di medicina. Qui non si capisce se la proposta tenda a indebolire o a rafforzare la potentissima Facoltà di Medicina dell'Ateneo Genovese senza il cui consenso nessun rettore viene eletto. Altri, più maliziosamente, avanza l'idea che Medicina sia stata privilegiata perché è un bel business economico. Infine Roma: in un quadro in cui l'indirizzo politico della Pubblica Istruzione e dell'Università tende a far sì che le scuole sfornino automi pronti e proni al sinistro regime che sta fortificandosi invece di individui pensanti come voleva la riforma Gentile, ebbene in questo quadro desolante vi sono anche le superficiali lamentele dell'attuale ministro Zecchino cui ha già brillantemente risposto il prof. Dino Cofrancesco. Allora che fare e soprattutto che fare qui a Genova? Fare è difficile a causa di una classe politica di governo omologata a sinistra che è assente. Invece qualcosa si può dire. Innanzi tutto non è una scoperta del Forum quella di proporre insediamenti universitari nel centro storico: il professor Raiteri e io stesso abbiamo più volte indicato persino gli edifici del centro storico ritenuti adatti per gli insediamenti universitari restando sempre inascoltati. Un altro fatto è che l'Università è troppo grande e complessa, con interessi spessissimo inconciliabili tra le differenti aree scientifiche. Senza voler disegnare un diverso riassetto, che pure ho ben presente e che ho già anche proposto, ricordo solo che a Genova nascevano, oltre cent'anni, fa due scuole regie: quella Navale e quella di Studi economici. Perché allora non fare a Genova un Polo Tecnologico costituito dalle attuali facoltà di Ingegneria e di Economia e Commercio, sull'esempio del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) che sia un nuovo Ateneo pubblico distinto dall'attuale Università? In ultimo non vi sarà vera competizione tra gli Atenei italiani se la competenza relativa alla gestione dell'Università non diventerà regionale. Certo è che il rilancio dell’Università genovese si potrà avere solo se gli enti locali sapranno fornire quei servizi di qualità pretesi da chi sceglierà Genova come propria sede per studi e per attività di elevata professionalità. Questo impegno era scritto nel programma del Polo, ma non lo si legge nei programmi della sinistra.

Prof. Franco Bampi
Ordinario presso la Facoltà di Ingegneria
Responsabile Dipartimenti di Forza Italia

Genova, 25 febbraio 1999