[ Indietro ]
La Statua del Gigante
Sonetto in genovese per il Gigante
La fine del Gigante
Il Secolo XIX
Martedì 22 luglio 1997
In via Pagano Doria, sull'ultima curva proprio a lato dello scheletro dell'ex
Hotel Miramare, c'era una vistosa edicola, vuota come
tante altre. L'inquilino mancante non era un'immagine religiosa ma il famoso Giove
del giardino di Andrea Doria.
Una figura che aveva, tra l'altro, "un gestire licenzioso e strano", a
dire de l'Alizeri, anche perché aveva proporzioni gigantesche, tanto da meritare
subito il soprannome di Gigante.
«Non cosa da vedersi d'appresso perché l'occhio si perde a quell'altezza...»
continua l'Alizeri, e anche perché l'autore, Gio. Angiolo Montorsoli, aveva
modellato dettagli esagerati e deformati, in quanto la statua doveva essere guardata
da lontano.
La distanza avrebbe ammorbidito le linee e rispettato le proporzioni.
E non a caso il Gigante era collocato in modo da entrare nel panorama del palazzo,
visto dal basso (dalla balconata che chiudeva il grande giardino) al centro, quasi
come se facesse parte del tetto del grande edificio, in un vis-à-vis con il Nettuno
di Taddeo Carlone.
Noi, bambini di San Rocco, tra i piedi del Gigante abbiamo ancora giocato e
fatto la pipì, mentre dalle cucine del Miramare arrivavano profumini da deliquio e
dal ponte dei Mille giungeva il suono delle sirene dei Conti Grande, Rosso e
Biancamano.
La gente diceva anche che il Gigante era la tomba del famoso cane regalato ad
Andrea Doria da Carlo V, invece era il sepolcro di quello che fu regalato da Filippo
II a Gio. Andrea Doria, il nipote dell'Ammiraglio.
E una lapide lo conferma.
«Qui giace il gran Roedano, cane del principe Gio. Andrea Doria il quale per
la molta sua fede e benevolentia fu meritevole di questa memoria, e perché servì
in vita sì grandemente ambedue le leggi, fu anca giudicato in morte, doversi
collocare il suo cenere appresso del sommo Giove, come veramente degno della
real custodia.
Visse XI anni et mesi X morse in settembre del 1615 giorni 8 ora 8 della
notte».
Il ritrovamento della tomba del Roedano scatenò a Genova la moda dei denti dei
cani di Andrea Doria, ingemmati in orecchini e anelli. Tempi lontani. Ma oggi spira
un vento di speranza. Il Miramare finalmente ritorna, si aprono nuove prospettive
per la sua "resurrezione".
Speriamo che tornino anche l'edicola e il suo Gigante Giove. È un momento in cui
Genova ha bisogno di tutti i suoi santi e dei suoi protettori.
Vito Elio Petrucci
Clicca sulla foto per ingrandirla
[ Indietro ]
|