Fiumara e Darsena sono casi emblematici della crisi di questa città, di un problema di degrado e di aree dismesse, ma soprattutto di una identità vacillante; sono anche casi emblematici di un modo di operare che assomiglia più allo sterile sfruttamento di ciò che resta che all'impegno civile per utilizzare le residue risorse. Non possiamo più assistere in silenzio a progetti improvvisati che si sovrappongono un all'altro in un'insensata gara all'accaparramento. E neppure possiamo rimanere indifferenti di fronte all'uso del territorio e del patrimonio urbano come terreno di conquista. Non è più possibile subire interventi scoordinati ed incongruenti, in assenza di una visione complessiva della città, accettare che la città sia concepita come assemblaggio di parti fra loro disorganiche a scapito della dignità urbana e a preclusione di un nuovo equilibrio economico. Appare necessario ristabilire i ruoli e le responsabilità: amministrazione pubblica, imprenditori, professionisti e cittadini tutti come voce nella città. Occorre invertire la tendenza che, nei fatti, considera la qualità una complicazione inutile e costosa. Occorre rifiutare la ricorrente giustificazione ricattatoria che è meglio accettare progetti qualunque per non perdere finanziamenti che non fare nulla, come se non vi fosse l'alternativa di compiere sul territorio operazioni ben strutturate. Non si può accettare che parlare di recupero - ed usare lo strumento urbanistico specifico del PRU [Programma di Riqualificazione Urbana, ndr] diventi un lasciapassare per propinare operazioni senza qualità e di grave danno alla città; né che parlare di Innovazione significhi cancellare la Storia e Tradizione. Tradizione e Innovazione sono sempre state unite a costruire la Storia in un continuo tramutarsi l'una nell'altra. Il Recupero è porsi nel fluire della Storia tra Tradizione e Innovazione. L'annullamento della propria identità in un panorama indifferenziato e generico porta al decadimento ed all'alienazione. Genova ha risorse e speranze. I testi sono stati redatti dagli architetti Anna Grazia Ighina e Marina Montolivo Poletti. Ne condividono i contenuti: [ Indietro ] |