[ Indietro ] GenovaAldo AgostoI Genovesi, che intesero sempre costituire una nazione a sé stante anche rispetto agli altri italiani, nel loro determinante intervento alla conquista del S. Sepolcro (a) assunsero a loro insegna e ritennero la croce rossa in campo bianco, senza mai più abbandonarla. Quale segno della passione di Cristo e simbolo del Cristianesimo, essa significa Vittoria e Liberazione. Jacopo da Varagine lo chiama nella sua cronaca «salutifero e trionfale vessillo della vera Croce» (5). Il vessillo crociato, terminante con tre code, è raffigurato sulla torre del castello di Portovenere, in un disegno a penna coevo al testo nel codice parigino degli Annali del Caffaro (6). Le navi genovesi venivano dipinte di bianco ed ornate lungo i bordi con croci rosse (7). Ma nel 1099 i Genovesi durante la prima Crociata elessero a loro protettore e confaloniere San Giorgio e lo effigiarono nelle loro insegne (8). Genova inalberò da allora un secondo vessillo recante il Santo a cavallo nell'atto di uccidere il drago, mentre il primo, rosso crociato in campo bianco, sempre in onore del Protettore venne chiamato «vexillum Beati Georgii» o «Stantarium Beati Georgii» (9). Infatti, tanto era il fervore degli animi dei Crociati, da far loro dire d'aver veduto lo scudo del Santo risplendere sotto le mura di Gerusalemme in segno di incitamento all'assalto. Roberto Monaco, nelle sue «Historie Hierosolimitane» (10) narra come Giorgio apparisse sul bianco cavallo, vestito di candida e lucente armatura, fra i Santi Demetrio e Maurizio ad aiutare l'esercito cristiano di Boemondo, durante l'Assedio di Antiochia. Jacopo da Varagine, nella sua «Leggenda Aurea» riporta che nell'assedio di Gerusalemme, il Beato Giorgio apparisse ai cristiani vestito d'armi scintillanti, candide e segnate dalla rossa croce facendo loro segno di seguirlo senza paura (11). È chiaro come in questi tempi di cavalleria, S. Giorgio fosse veramente considerato «il cavaliere dei Santi e il Santo dei Cavalieri» (b). I Genovesi furono i primi in occidente a scegliere per loro patrono il Santo difensore, associandolo allo Stato con lo stretto vincolo ideale che aveva assunto nell'Impero di Bisanzio già dal VI secolo, in virtù delle sue qualità di «grande martire» e di «trionfatore» (12). E pertanto se ne faceva specifica invocazione nelle intestazioni dei documenti ufficiali genovesi. Il S. Giorgio dei genovesi, era comunemente rappresentato a cavallo, armato d'asta e di scudo crociato nell'atto di infilzare il dragone e per la sua iconografia politica, si cristallizzò come una figurazione araldica (13). La bandiera raffigurante il Santo, detta «vexillum Universitatis Januensis» o anche «Magnum vexillum cum Beato Georgio» (14), divenne insegna del partito popolare quando questo nel 1257 sotto il Capitano del Popolo, fece sparire l'antico sistema amministrativo a compartecipazione della «Compagna»; e dal 1270 divenne anche l'insegna araldica del partito ghibellino genovese, usata pure nelle lotte contro la città stessa. Di questo vessillo, che era composto da un drappo rosso terminato da quattro code, sul quale era dipinta l'immagine equestre di S. Giorgio nell'atto di uccidere il drago, si conserva la raffigurazione in una miniatura in calce ad una pagina degli annali del Caffaro, che rappresenta l'accampamento genovese durante l'assedio di Savona nel 1227 (15). Ai Capitani vittoriosi e custodi di tale insegna, veniva concesso l'onore di fregiare la porta di casa con il sacro emblema. Secondo quanto afferma il Federici (16) ancora sulla nave di Andrea D'Oria sventolava un vessillo da una parte recante la croce e dall'altra l'effigie del Santo. Riferisce l'Accinelli (17), che i Genovesi non erano restii a concedere di portare le loro insegne «ai loro amici o confederati nelle marittime spedizioni». Nel 1190 infatti passarono a Genova Filippo II re di Francia e Riccardo I d'Inghilterra, per unirsi ai Genovesi nell'impresa della terza crociata ed è fuor di dubbio che il re inglese assumesse come propria insegna sulle sue 15 navi, quella di Genova, «che ancora i re tutti suoi successori continuano, chiamandolo Stendardo di S. Giorgio, con la stessa divisa, cioè croce vermiglia in campo bianco». E quest'uso sarà riconfermato nella confederazione perpetua stipulata nel 1421 dal Doge Tomaso Campofregoso con Enrico V d'Inghilterra (18). E mandati dalla Repubblica 500 balestrieri » prosegue l'Accinelli, «con la suddetta insegna in soccorso de' Milanesi nel 1247, espugnata col loro valore la città Vittoria nuovamente fabbricata da Federico II vicino a Parma, vollero i Milanesi per maggiore onore assumersi dello stendardo de' Genovesi l'insegna (19)».
Note aggiunte da me
(a) La conquista del santo Sepolcro, ossia della città di
Gerusalemme, avvenne tra il 14 e il 16 luglio del 1099. Note originali di A. Agosto
(5) J. DA VARAGINE, in Caffaro e i suoi
continuatori, ed. a cura di G. Monleone, vol. I (X della serie, Genova,
1941, ad annum 1225, pagg 21, 24, 25; G. MONLEONE, J. Da Varagine e la sua
Cronaca dalle origini al MCCXCII. Studio introduttivo, 3 voll., Roma,
1941, vol. I, pag. 254. Si aggiunga che nel 1195 era pervenuta a
Genova una porzione della vera Croce del Signore, la «vera Crux Christi, que
Sancta Christi antonomastice dicitur», quella stessa croce che il patriarca
di Genisalemme soleva portare nei combattimenti, perchè propiziatrice di
vittoria. Il Da Varagine ne racconta la storia miracolosa, a C. 95v., 96v.,
87r., e 97v. della sua «Chronica», Cod. A.S.G., Ms. 84, (ed. in G. MONLEONE,
J. Da Varagine e la sua Cronaca, cit., vol. I p. 288 e vol. II trascr.).
Si parla di questa reliquia tuttavia sotto l'anno 1187, nella «Regni
Hierosolymitani brevis historia» e negli annali di OTTOBONO
SCRIBA, rispettivamente nel vol. I e II dell'ed. cit. Caffaro e i suoi
continuatori, a cura del Monleone. Tratto da A. Agosto, [ Indietro ] |