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Seconda guerra savoina

[ 2° guerra savoina tratta da Donaver ]

(Nonostante fosse fallita la congiura di Raffaele Della Torre, ndr) tuttavia la guerra ebbe luogo egualmente, ma, per una serie di contrattempi e di errori dei comandanti piemontesi, nella prima fase fu favorevole alle armi genovesi, guidate, più che dal commissario generale Gian Luca Durazzo, rimasto sempre al quartier generale di Albenga e di Porto Maurizio, dal valoroso còrso Pier Paolo Ristori (e còrsa era la maggior parte delle truppe). Le azioni militari si estesero su tutto l'arco delle Alpi Marittime e dell'Appennino Ligure, ed ebbero come episodio più importante la occupazione genovese di Oneglia, che la Repubblica sperò di aver ricuperato con tutto il suo territorio.

La seconda fase della campagna fu invece favorevole ai Piemontesi, che, occupata Ovada, e giunti a Rossiglione, già si apprestavano a superare il valico e a minacciare la stessa capitale. Subito dopo l'occupazione di Oneglia, Luigi XIV aveva offerta - che voleva dire imposta - la propria mediazione; ma i primi contatti del suo rappresentante, signor di Gaumont, coi belligeranti erano rimasti infruttuosi, perché Genova voleva annettersi il principato di Oneglia e il Duca sabaudo rioccupare la città perduta. Dopo la vittoria di Ovada, egli trascinò in lungo le cose finché non ebbe raggiunto l'intento, il 21 ottobre, favorito anche dalla presenza, nelle acque di Alassio, delle navi francesi, che toglievano la libertà di movimento a quelle di Genova. Alla cessazione delle ostilità, allora fissata, tennero dietro laboriose trattative tra il Gaumont e i rappresentanti genovesi Ugo Fieschi e Bendinelli Sauli, in seguito alle quali il 18 gennaio 1673 Luigi XIV pronunciò il lodo di San Germano presso Parigi, che rimetteva tutto nello «statu quo ante», con la restituzione delle località occupate e dei prigionieri. Genova doveva rinunciare a riavere Oneglia e Carlo Emanuele ad occupare Pornassio, mentre le annose vertenze per i luoghi di confine erano deferite a una commissione di giuristi da nominarsi dalle parti.

Luigi XIV aveva imposto la sua volontà, e raggiunto lo scopo che nessuno dei contendenti si ingrandisse ai confini della Francia.

Comunque, Genova aveva resistito con energia insospettata alla minaccia del potente avversario e sventata la congiura da lui inconsultamente favorita. Raffaele Della Torre, allontanato dal Piemonte dopo la morte del Duca, finì assassinato a Venezia nel 1681.

In tutta questa vicenda è caratteristica l'assenza della Spagna.

tratto da Vito Vitale, Breviario della Storia di Genova,
Genova, 1955

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