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La Repubblica Domenica 23 novembre 2008

"Quel testo è infelice..."
La stroncatura dello storico

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Franco Bampi - Vincenzo Matteucci

«A una prima lettura direi che il testo è decisamente infelice». Giovanni Assereto, professore ordinario a Lettere e Filosofia, è docente di storia. Spiega che Bampi gli è pure umanamente simpatico, ma di fronte a quella che ritiene una forzatura storica deve prendere le distanze.

«Capisco - aggiunge il cattedratico - che quando uno è costretto a condensare in una lapide episodi e date, possa incorrere in qualche svarione. Ma qui si accomunano due eventi che non hanno nessuna attinenza l'uno con l'altro».

Il primo è l'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna sancita dal Congresso di Vienna del 1814. La seconda è l'invio, da parte di Vittorio Emanuele II, nel 1849, di quasi 25mila bersaglieri agli ordini del generale La Marmora per reprimere l'insurrezione di Genova. Una delle repressioni più feroci, con tutto il campionario di violenze, saccheggi e distruzione degli eserciti invasori. Ancora di recente, degli studiosi hanno trovato nei registri dei ricoverati dell'ospedale di Pammattone la conferma della durezza dell'operazione.

"Capisco la necessità di
condensare, ma qui si
accomunano due eventi
che non hanno nessuna
attinenza tra loro"

«Bisogna distinguere - spiega Assereto -. L'annessione del 1814 è il frutto delle scelte che vennero fatte dai patrizi genovesi che decisero di mangiarsi la loro sovranità negli anni precedenti, quando si schierarono dalla parte di Napoleone. A guerre finite, quando i vincitori di Bonaparte ripresero il controllo, furono puniti i vecchi nemici e l'annessione rientra quindi in questa logica. Che giusta o sbagliata che sia non ha nulla a che vedere con le vicende del 1849».

Che sono certamente gravi.

«Eccome - conferma Assereto -. Si può dire che la "porcata" dei Savoia e la repressione del La Marmora è una delle pagine più brutte della storia sabauda, e ricordarlo con una targa o in qualsiasi altro modo è un atto di verità sacrosanta. Ma con il 1814 non c'entra nulla».

Poi lo storico si sofferma sul Mil. «Bampi - dice - è una persona simpatica, sicuramente uno studioso, ma di fronte a certe richieste del suo Movimento, come lo spostamento della statua di Vittorio Emanuele da piazza Corvetto, non mi può certo avere tra i suoi sostenitori».

Secondo Assereto certe forzature non sono salutari. «Penso che chiunque voglia riscrivere la storia fa sempre un po' di paura e lo vediamo in tempi recenti con riletture di eventi ben più recenti di quelli risorgimentali». Certo con la targa di Corvetto il Comune e il Mil ottengono una sorta di record, perché erano probabilmente decenni che non si commemoravano fatti del Risorgimento. «Questo è sicuramente vero - continua Assereto -. Bisogna dire comunque che Genova ha probabilmente il numero di strade e piazze intitolate ad eroi del Risorgimento e della resistenza più alto d'Italia».

Ma le motivazioni secondo lo storico sono diverse. «Genova nella storia della Resistenza riveste un ruolo particolare, come tutti sanno è stata l'unica dove i partigiani hanno ottenuto la resa dei tedeschi. Mentre tutti questi eroi del Risorgimento hanno sicuramente il sapore della ripicca e del rancore nei confronti dei Savoia».

Come reagiranno i genovesi di fronte alla targa? «Non penso - conclude Assereto - che se ne accorgeranno in molti».

(m.p.)
[Marco Preve]

I giardini in cui sarà posta la targa

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