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L'arrampicata dei Durazzo: da poveri albanesi a dogi
Gli operai delle cartiere nella Repubblica di Genova

...le ragioni «storiche» del Mil hanno una certa validità è vero che... ad essi non venne chiesto alcun plebiscito per l'annessione al Regno di Sardegna dal quale li dividevano tre secoli di lotte durissime... la gioventù ha perduto la propria identità, non sa nemmeno più di essere italiana.

 

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IL GIORNALE
Giovedì 8 gennaio 2004
LA LETTERA/I

«Genova non annetterà mai Campo Ligure»
Secco no alle proposte di chi vuole rinverdire i fasti della Repubblica

Paolo Bottero


Il castello
di Campo
Ligure più volte
assaltato
dalle truppe
genovesi
durante secoli
di sanguinose
battaglie
per il dominio
della regione
[FOTO: MACCARINI]

Ho letto con interesse la seconda puntata dell'inchiesta sui Comuni «separatisti» e mi complimento perché il tutto è molto ben congegnato e risulta ben informato. Ma vorrei fare qualche pulce alla proposta dei due signori del Movimento Indipendentista Ligure. Intanto c'è un difetto di fondo: quello di partire da Genova e sostanzialmente girarci attorno. Si parla in continuazione di Repubblica di Genova e già tutto questo fa arricciare il naso a tutti coloro (pochi, in verità) che ricordano qualcosa della storia, una storia che ha visto per secoli popolazioni sottomesse e violente in tutte le loro caratteristiche e in tutti i loro interessi da Genova con la forza bruta del potere ora politico. ora militare, ora economico, popolazioni che hanno odiato con tutte le loro forze (approfondimento, ndr). Il piede di partenza è sbagliatissimo. Di Genova in questa direzione meno si parla e meglio è. In secondo luogo, muovendosi per la storia dell'entroterra maramaldeggiato dai signori genovesi che, specie durante il Cinque-Settecento, ne fecero luogo e occasione ove portare l'ultimo sfruttamento, impadronendosi di tutte le terre, schiavizzando le popolazioni. Si pensi poi, durante l'Ottocento-primo Novecento i «signori delle ferriere» genovesi. Si vadano un po' a vedere dove hanno trovato la ricchezza certe notissime famiglie ottecentesche di «capitani d'industria» genovesi, famiglie venute su dal nulla, improvvisamente. dopo il crollo del regime napoleonico. In terza battuta, quei due signori provino un poco a muoversi per le scuole superiori liguri per parlare del loro progetto nelle varie quinte classi, quelle ove sono presenti i diciottenni. Intanto quelle classi sono ricche di giovanotti extracomunitari che già subiscono sbuffando la storia d'Italia. Figuriamoci la storia di Genova. Ed i loro compagni di classe? Sapeste quanto gliene importa della Repubblica Ligure! Comunque le ragioni «storiche» del Mil hanno una certa validità: è vero che i signori che diedero vita nel 1814 all'effimera Repubblica di Genova non accettarono le disposizioni del Congresso di Vienna del 1815 e che ad essi non venne chiesto alcun plebiscito per l'annessione al Regno di Sardegna dal quale li dividevano tre secoli di lotte durissime. La decisione di allargare il Regno di Sardegna con il territorio ex-genovese venne presa a Vienna nella seduta segreta dell'11 novembre 1814 e tale decisione non venne più discussa in nessuna altra seduta. Nel 1815 nessuno avrebbe mai chiesto un plebiscito a nessuno (approfondimento, ndr). Se, poi, effettivamente (ma non pavento l'evento) il Mil riuscisse a trovare la strada per raggiungere il suo scopo (che sa tanto di secessione della Padania e di simili fanfaluche) allora dico che io, campese verace e testardo, qui, nel mio piccolo, mi opporrò in tutti i modi a diventare schiavo dei genovesi. Metterò in piedi un controcomitato... Beh lasciamo perdere! Ormai ho sessant'anni e, per quanto speri di vivere ancora per i prossimi trenta sono certissimo di non riuscire a vedere la Liguria indipendente. E, poi, indipendente da chi? E perché? Noi di Campo (Ligure, ndr) non siamo mai stati sotto Genova; abbiamo combattuto per secoli contro i grifagni signori genovesi, traditi continuamente dai feudatari Spinola. Durante la guerra dei Trent'anni, durante la guerra di Successione d'Austria sempre i campesi pagarono cara la loro fedeltà all'Imperatore. I genovesi ci massacrarono, incendiarono il paese, lo spogliarono in ogni modo, lo brutalizzarono, spezzarono la schiena alla popolazione che resistette impavida contro tali acerrimi nemici (nel 1747 il comandante Lomellini in ritirata con le sue truppe battute dagli austrosardi, entrò a cavallo in chiesa a Campo sacramentando e battendo con la frusta i fedeli raccolti per la messa domenicale). Tutte queste e tante altre cose, ovviamente, le conosciamo in pochi: la gioventù ha perduto la propria identità, non sa nemmeno più di essere italiana. Me li figuro già i signori Matteucci e Bampi che tengono la loro concione in piazza a Campo, o nella sala polivalente della Comunità Montana o nel salone del Palazzo della Giustizia o nella sala del consiglio comunale. Dieci a uno che non ci saranno quindici persone (tutte anziane) ad ascoltarli.

Approfondimenti

I dieci valori della Civiltà Ligure
I "plebisciti" e le "deliberazioni" popolari - Volantino del 5 gennaio 2004

La posizione del M.I.L.

Il futuro della Liguria - Comunicato stampa del 16 novembre 2003
La Repubblica Mediterranea - Volantino del 15 novembre 2003
Per la Liguria il vero federalismo - Volantino del 15 novembre 2003

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