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I corpo dei bersaglieri nella storia ed è stata de me qui riprodotta
in data 17 agosto 2004. I commenti sono miei. |
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http://digilander.libero.it/fiammecremisi/genova.htm
Genova in rivolta
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Commenti al testo (1) Per tradizione le repubbliche marinare sono quattro: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Ma Amalfi è sconfitta da Pisa nel 1135; Pisa è sconfitta da Genova nel 1284. Le uniche due repubbliche che giungono all'epoca di Napoleone, e quindi "superstiti all'inizio della rivoluzione francese", sono la Repubblica di Genova e quella di Venezia. (2) La questione della cessione della Corsica è molto complicata per potersi riassumere in breve spazio, ma non si può accettare che fu ceduta per far cassa! Vito Vitale nel suo Breviario della Storia di Genova, Genova 1955, dedica un lungo capitolo alla questione e ne spiega compiutamente i retroscena anche di carattere internazionale. Qui cito solo che la cessione fu subita e non voluta dai Genovesi i quali inserirono nel trattato una clausola secondo cui, cito dal Vitale «la Repubblica potrà rientrare in possesso dell'isola quando vorrà, previo pagamento di tutte le spese fatte dalla Francia nell'isola». E quando nel 1789 l'Assemblea Costituente francese dichiara la Corsica parte integrante del territorio francese Genova protesta dimostrando che «non rinuncia all'applicabilità della clausola del riscatto né alla speranza che eventi più favorevoli le consentano di esercitare il suo diritto» (Vitale). (3) Questa affermazione è grave. In tutta la documentazione da me riprodotta solo un articolo apparso sul Secolo d'Italia cita il caso di due morti tra le forze piemontesi (senza per altro citare la fonte). Ma nessuno parla di "feroce strage senza precedenti"! Per valutare l'attendibilità dei fatti è necessario conoscere la fonte da cui sono tratti. Sarà mica il libro scritto da La Marmora «Un episodio del Risorgimento italiano»? (4) Una sintetica, ma completa descrizione dei moti dell'aprile 1849 è quella svolta nell'articolo di Gian Guido Triulzi. (5) Non si comprende se furono i Savoia ad assegnare l'onorificenza. Comunque ben diverso fu il comportamento nei confronti del bersagliere Alessio Pasini che si oppose al massacro dei genovesi. Riferisce Gian Guido Triulzi: "Il Municipio poi gli decretò una «daga d'onore» che, nonostante le proteste del La Marmora (che aveva anzi intentato un processo contro di lui) gli fu consegnata da Raffaele Rubattino in Francia, dove - disertate le regie file - si era rifugiato". (6) Alessandro De Stefanis, giovane di 24 anni, nato a Savona fu gravemente ferito ad una gamba. Trascinatosi a stento in una vicina capanna, fu visto dai suoi feritori (i bersaglieri) che barbaramente si scagliarono su di lui, coprendolo di ferite e lasciandolo per morto. Fu trovato da un contadino, che lo ricoverò in casa sua; ma spirò il 4 di maggio dopo quasi un mese di atroci sofferenze. (7) Si veda la Relazione della commissione per l'accertamento dei danni tenendo presente che questa nota dei danni, fa unicamente capo a furti, stupri, rapine e altro, perpetrati da singoli o gruppi di soldati contro la popolazione, ma non fa riferimento ai danni ed alle morti procurate dal furioso cannoneggiamento effettuato dalle truppe di La Marmora contro la città, che colpì in particolare l'ospedale di Pammatone. (8) Chi cita improbabili punizioni a carico della soldataglia responsabile del Sacco è La Marmora nel suo libro «Un episodio del Risorgimento italiano». Noto, invece, che non sono citate le condanne a morte irrogate da Vittorio Emanuele II a moltissimi patrioti genovesi (anche se poi amnistiate). Lo stesso Lorenzo Pareto fu tra i condannati. (9) Ma nemmeno per sogno! Tutta la documentazione significativa, tratta dai giornali dell'epoca è reperibile alla pagina Raduno a Genova dei bersaglieri. Qui ricordo solo due cose. La prima riguarda i bersaglieri: il generale in congedo Gianni Romeo ha avuto parole di sufficienza: «Riappacificazione? Mah, chiamiamola pacificazione degli animi...», quasi a rifiutare la grave responsabilità storica che pesa sul corpo e su Alfonso La Marmora, fratello del suo fondatore. La seconda riguarda i Savoia, famiglia divenuta ricchissima a spese degli italiani, per i quali non bastano le scuse: occorre il risarcimento dei danni! Fermo restando che l'ingiuria scritta da Vittorio Emanuele II (i genovesi sono «una vile e infetta razza di canaglie») è indelebile. |
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