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Genova - Alleanza Monarchica
difende Re Vittorio Emanuele II
Leggi il testo sul sito di Alleanza Monarchica
Per questo sproloquio di Alleanza Monarchia basterebbe un link. Ho deciso di riportarlo
in una pagina del sito per poter emendare e commentare le molte inesattezze in esso
contenute: tutte le note sono mie.
Genova Alleanza Monarchica
Il Segretario Nazionale di Alleanza Monarchica,
Avv. Massimo Mallucci, in relazione alla lapide posta in P.zza Corvetto, a cura
del Comune di Genova, su proposta del Movimento Indipendentista Ligure
(1) e di "A Compagna" (2),
osserva che il Capo dello Stato, sia esso Re o Presidente della Repubblica, non
può essere impunemente offeso, con l'attribuzione di responsabilità e fatti che non
possono esserGli riferiti, come avvenuto con Vittorio Emanuele II, Sovrano
Costituzionale e primo Capo dello Stato Unitario (3).
Spiace dover rilevare come tale iscrizione sia stata deliberata all'unanimità
(4) del Consiglio Comunale di Genova, come riferito dai
giornali.
Osserva, inoltre, come l'unità della Nazione non possa essere messa in dubbio con
fantasiose ricostruzioni storiche che rivendicano, come inciso sulla lapide pretese
forzature e illegittimità dell'unione Ligure-Piemontese (5),
consentendo un'implicita rivendicazione della indipendenza della Liguria, come appare
nella stessa denominazione del Movimento promotore della dubbia iniziativa
(6).
Osserva come un Comune Italiano non dovrebbe patrocinare iniziative atte a creare
divisioni, rancori, discriminazioni di cui, oggi, non abbiamo proprio bisogno.
Comunica che Alleanza Monarchica promuoverà un esposto alla Procura della
Repubblica e chiederà l'intervento del Prefetto, per quanto accaduto
(7).
In relazione alle ripetute prese di posizione, riportate dalla stampa, del Movimento
Indipendentista Ligure (al limite del Codice Penale già nella sua denominazione)
(8), nonché a recenti "targhe", che raccontano favole
(9), spiace dover constatare come proposte, anche
interessanti, sul piano operativo, ad esempio quella per Genova "porto franco" (già
auspicata dal senatore Lauro e dal partito di Stella e Corona), perdano efficacia e
credibilità perché supportate da vere e proprie "asinate" sul piano storico
(10).
Si vomita fango (11) su Re Vittorio Emanuele II,
primo Capo di Stato dell'Italia unita, ritenendolo responsabile della repressione
(12), avvenuta a Genova nel 1849, di una vera e propria
"guerriglia urbana" che attentava alla sicurezza e unità dello Stato
(13), in un momento
grave per il Regno di Sardegna, a seguito della sconfitta dovuta alla prima guerra
per l'indipendenza.
Si dimentica che il Re Vittorio Emanuele II era un Sovrano costituzionale e,
come tale, non si occupava certo di ordine pubblico, essendo competente, per questa
materia, il Ministro degli Interni (14).
Tale guerriglia, sviluppatasi solo nel Comune di Genova ed alla quale rimase estranea
il resto della Regione, non tendeva tanto alla restaurazione di una repubblica, ormai
finita da tempo (15), ma alla manifestazione esasperata
di preoccupazioni, contro una posizione reazionaria che si stava manifestando all'interno
del governo (16).
Fu proprio il Re Vittorio Emanuele II ad affermare, con una leale difesa della
Costituzione, quei principi liberali e parlamentari che si sono, poi, sviluppati, nel
nostro Paese, grazie a Casa Savoia che garantì le più importanti libertà individuali
(17), politiche e associative in un momento storico in cui,
in Europa, vigeva lo "stato di polizia".
Pensiamo a tutte le leggi di riforma, introdotte da Carlo Alberto, nonché a quelle
sulla libertà di stampa (18) e di associazione per i
lavoratori.
In modo del tutto falso si attribuisce al Re Vittorio Emanuele II di aver rivolto
ai genovesi una frase offensiva. E' sufficiente leggere la lettera
(19), inviata dal Re al Generale La Marmora, ove la frase
è riferita ai sediziosi e violenti e non certo ad una città e ad una popolazione.
E' giusto ricordare le benemerenze storiche e commerciali dell'antica Repubblica di
Genova, ma non affermare assurdità come quelle di definire la Repubblica di Genova
"moderna e progressista", sottolineando la "forma istituzionale repubblicana" e un
inesistente "ordinamento interno di stampo federalista", così come un improbabile e mai
esistito "spirito cosmopolita tollerante e multietnico"
(20).
E' ora di ricordare, una volta per tutte, che la Repubblica di Genova non fu mai
uno stato vero e proprio (21), ma una oligarchia
commerciale , in mano a poche famiglie, in perenne guerra tra loro, che detenevano,
spesso in modo avido, un potere pressoché assoluto. Questa "azienda-stato" non si curava
minimamente delle necessità dei propri cittadini, soprattutto al di fuori delle mura
di Genova (22).
Le prime strade di collegamento nelle campagne e, in certi luoghi della costa, per
non parlare, poi, delle scuole e degli ospedali, si sono realizzate soltanto con la
felice (23) unione della Liguria al Piemonte Sabaudo
(24). Insieme si è lavorato per portare prosperità,
progresso e un'organizzazione statuale degna di questo nome
(25).
L'unione al Regno di Sardegna è stata salutata con gioia da tutte le popolazioni
delle provincie liguri, oppresse da una tirannide secolare, è stata salutata con
gioia dai contadini dell'entroterra (26) che, per la prima
volta, hanno potuto aprire luci, vedute e finestre, nelle proprie case, senza dover pagare
tasse alla Repubblica, in base alle grandezze delle rispettive aperture
(27).
E' stata salutata con gioia da tutti coloro che hanno potuto leggere, per la prima
volta, dei liberi giornali, vietati, da sempre, dal governo tirannico della repubblica
di Genova.
Il buon Re Vittorio Emanuele II è stato salutato da un vero tripudio di popolo quando,
sbarcato in Liguria, durante il suo rientro trionfale a Torino, come primo atto,
abolì le tasse di successione e la leva militare obbligatoria, imposte dai governi giacobini
francesi e dai loro collaborazionisti liguri (28).
E' assurdo, poi, imputare al Congresso di Vienna (1815) il mancato rispetto
dell'autonomia della Repubblica di Genova. All'epoca, infatti, questa non esisteva
più, per volontà degli stessi genovesi. Alla Francia, infatti, la Repubblica di Genova
si era del tutto consegnata e non solo arresa. Dopo effimere vicende, nel 1805, il
Senato di Genova si autoscioglie e la Liguria, a causa di questo atto del governo
genovese, smette di essere autonoma e viene incorporata nell'Impero Napoleonico
(29).
E' assurdo, inoltre, denunciare il mancato ricorso ad un plebiscito,
sottolineando un trattamento differenziato rispetto alle altre regioni italiane, in
quanto ci si riferisce a momenti storici del tutto diversi. I plebisciti, rientrano in
una concezione liberale dello Stato che non si era ancora affermata nel 1815
(30).
Del resto la stessa Repubblica di Genova, pochi decenni prima del tanto deprecato
Congresso di Vienna, aveva venduto, per denaro, alla Francia un'intera isola, facente
parte del proprio territorio: la Corsica.
Nell'occasione non fu richiesto alle popolazioni di esprimere il proprio parere mediante
plebiscito. Ciò che non è valso per i corsi, non si vede perché debba valere per i
genovesi (31).
E' giusto ricordare le benemerenze della Repubblica di Genova, senza dimenticare
però, che Genova deve essere annoverata tra le città più risorgimentali d'Italia e che la
Liguria diede al Regno Sardo, uomini politici di primo piano, voluti espressamente dalla
Corte di Torino, come Vincenzo Ricci (32), Ministro
dell'Interno e successivamente delle Finanze, e Lorenzo Pareto
(33) Ministro degli Esteri. Senza dimenticare Goffredo Mameli,
autore di "Fratelli d'Italia".
Esasperazioni di fatti lontani,rappresentati in modo fantasioso, non giovano certo
allo sviluppo della nostra Regione, per la quale occorrono proposte concrete e attuali.
Le Note di Franco Bampi
Dal sito del Mil:
Casa Savoia vista dalla Liguria
(1) In primo luogo noto che il Movimento Indipendentista
Ligure non è mai citato nella discussione avvenuta in
Consiglio Comunale. Nonostante il Mil abbia richiesto con forza l'apposizione della targa
mediante numerosi volantini (tutti riportati nella pagina
dedicata alla targa), non c'è dubbio alcuno che il posizionamento della targa
commemorativa è un atto proprio ed autonomo del Consiglio Comunale; il Mil non è e
non era rappresentato in Consiglio da alcuno. I questo senso, chiamare in causa il
Mil è quanto meno strumentale ed improprio.
(2) È una gravissima inesattezza attribuire alla
associazione "A Compagna" qual si voglia partecipazione nella richiesta della targa:
"A Compagna" ne è del tutto estranea.
(3) Pare proprio che l'avv. Mallucci non abbia letto la
targa! Vittorio Emanuele II è citato solo un volta nella frase: « le truppe del
re di Sardegna Vittorio Emanuele II » seguita poi dal nome del comandante
generale Alfonso La Marmora. Il testo restante cita un fatto storico realmente accaduto.
Dove l'avv. Mallucci veda attribuzioni e offese lo sa, probabilmente, solo lui.
(4) Fatto del tutto errato. Bastava che l'avv. Mallucci si
prendesse il disturbo di leggere quanto riportato, ad esempio, sul sito del
Comune di Genova per sapere esattamente l'esito della votazione: 14 voti favorevoli;
n. 6 contrari; n. 4 astenuti.
(5) Non ho difficoltà a ritenere che l'avv. Mallucci possa
o voglia ignorare la storia. Certo è che i diritti della Liguria a ritornare indipendente
sussistono e sono rivendicabili (cliccare qui per saperne di più).
(6) Va ribadito ancora quanto già chiarito al punto (1):
il posizionamento della targa commemorativa è un atto proprio ed autonomo del Consiglio
Comunale.
(7) Sono sempre benvenute tutte le iniziative che
contribuiscono a pubblicizzare la vera storia di Genova e della Liguria e a fare chiarezza,
in tutte le sedi, dei diritti che la Liguria possiede a RI-tornare indipendente!
(8) Da questa affermazione deduco che l'avv. Mallucci è
favorevole ai reati d'opinione e contrario ai diritti dei popoli (in questo caso del popolo
ligure). O sbaglio?
(9) Qui l'avv. Mallucci fa il misterioso o, forse, vorrebbe
essere ironico. Chi lo sa! Certo è che la targa scoperta dal Comune di Genova a Corvetto
non racconta alcuna "favola", ma solo fatti veri e storicamente documentati.
(10) Altre affermazioni misteriose, ma presumo che i
riferimenti alle "asinate" sul piano storico siano riconducibili a quanto l'avv. Mallucci
qui si ostina a sostenere.
(11) Curiosità lessicali dell'avv. Mallucci: raccontare la
storia nel modo in cui è avvenuta è "vomitare fango". Mah...
(12) Il Mil afferma che fu Vittorio Emanuele II ad
autorizzare il famigerato e ignobile "Sacco di Genova".
Ma non pare questo ciò che l'avv. Mallucci intende dire: ritengo che egli voglia ancora
riferirsi al testo della targa che tuttavia non attribuisce speciali responsabilità a
Vittorio Emanuele II. Mi convinco sempre più che l'avv. Mallucci non abbia letto il
testo della targa!
(13) Mi fa piacere che anche l'avv. Mallucci riconosca
il carattere indipendentista dei moti genovesi del 1849,
repressi nel sangue dalla soldataglia sabauda.
(14) Davvero curiosa questa affermazione! Fu Vittorio
Emanuele II a complimentarsi con La Marmora ("Non potevate fare di meglio e meritate ogni
genere di complimenti" così gli scrisse Vittorio Emanuele II), E fu sempre lui a definire i
Genovesi "vile e infetta razza di canaglie". Chissà perché non affidò questo compito di
amanuense, tra l'altro piuttosto volgare e indegno di un Re con la "erre"
maiuscola, al Ministro degli Interni!
(15) Colpo di scena! In contrasto con quanto asserito al
precedente punto (13), l'avv. Mallucci ora rinnega il carattere
indipendentista dell'insurrezione genovese. Se poi la Repubblica di Genova fosse finita
da tempo lo lascio giudicare al lettore: la Liguria fu annessa illegittimamente ai Savoia il
7 gennaio 1815; i moti sono dell'aprile del 1849: 34 anni e pochi mesi: sono davvero
"tanto tempo"?
(16) Ammettiamo, per pura ipotesi irrealistica, che
questa potesse essere la motivazione dell'insurrezione. Ebbene ciò può essere adotto
quale giustificazione dei massacri, degli stupri e delle ruberie che subì l'inerme
popolazione genovese durante l'ignobile e vergognoso saccheggio, che qualcuno (non
dimentichiamolo!) autorizzò?
(17) L'avv. Mallucci ogni tanto inciampa nella storia...
Basta ricordare che il torinese Massimo D'Azeglio, che fu anche
primo ministro per i Savoia, per evitare la censura savoiarda, pubblicava i suoi libri
a Milano dominata, udite udite, dai "famigerati" Austriaci. Beata Milano che è diventata
quel che è perché è stata governata dagli Austriaci e non dai Savoia! Per saperne di più
clicca
qui.
(18) Per sapere quanto dura fosse la censura sabauda,
basta cerca "censura sabauda" su Google: clicca
qui per farlo.
(19) Chi lo desidera può leggere il testo integrale della
lettera: basta cliccare qui.
(20) Sfido chiunque a capire di cosa stia parlando l'avv.
Mallucci. Con un polemista di questa fatta mi vien da pensare: "ti
piace vincere facile?", ma non sono io che l'ho scelto: è lui che si è proposto. E non
è la prima
volta...
(21) Questa affermazione è pura invenzione: una
vulgata diffamatoria inventata da chi voleva denigrare la Liguria (forse dagli stessi
Savoia o dai loro lacchè) ed è priva di ogni benché minimo fondamento storico.
(22) Tutto questo periodo ha un esclusivo scopo denigratorio
nei confronti della Repubblica di Genova e quindi dell'attuale Liguria. Pongo al lettore
solamente una semplice domanda: se fosse vero quanto affermato, come mai in tutta la storia
della Repubblica di Genova il popolo mai si ribellò al legittimo governo? Ognuno
risponda come meglio crede. Si ricordi, infine, che tutte le rivolte del popolo furono
sempre contro lo straniero oppressore, i Savoia in
primis.
(23) L'uso dell'aggettivo "felice" è semplicemente
ridicolo!
(24) Ricordo che i Genovesi si astennero dal fare strade
di costa per motivi di sicurezza ossia per rendere la costa non raggiungibile con gli
eserciti degli eventuali invasori. Infine è notorio che l'Ospedale di Pammatone era,
all'epoca, uno dei migliori Ospedali d'Europa.
(25) Chissà cosa avrà voluto dire l'avv. Mallucci con
questa frase. I Savoia erano una dinastia guerrafondaia e lo stato era organizzato per
finalità belliche. Scrive il compianto prof. Rebora:
"Nessuno aveva mai prestato servizio militare per conto della Repubblica (...) Dopo
l'arrivo dei Savoia i figli dovevano andare a servire il Re, i muli potevano essere
sequestrati per farli inutilmente morire in guerra o di denutrizione nelle scuderia dei
«quartieri»: senza i figli la terra non si lavora, senza animali si diventa poveri".
Chiedo ora al mio paziente lettore: come mai l'emigrazione italiana (milioni di persone
da tutte le parti d'Italia) comincia proprio dopo l'unificazione e col governo dei
Savoia?
(26) Altro frase zeppa di affermazioni errate per il solo
scopo di denigrare la gloriosa Repubblica di Genova! Basta. ad esempio, leggere cosa c'è
scritto sul sito ufficiale del Comune di
Triora.
(27) Non ho trovato riscontri su quanto qui citato.
(28) A parte la evidente volontà denigratoria nei
confronti della popolazione ligure, non ho trovato riscontri su quanto qui citato.
(29) Sono allibito da queste affermazioni infondate!
L'avv. Mallucci si dimentica di dire che anche il Piemonte, oltre alla Liguria, fu
incorporato nell'Impero Napoleonico. Parimenti dimentica che la Repubblica di Genova
fu restaurata da Lord Bentinck e che partecipò
sovrana al Congresso di Vienna.
Fu quindi un atto illegittimo la scelta del Congresso di annettere ai Savoia la Liguria:
il legittimo Governo era fermamente contrario e, per protesta, emise il famoso
Proclama.
(30) Qui l'avv. Mallucci usa un argomento specioso (che
ha solo un'illusoria e inconsistente apparenza di validità, Devoto-Oli). La riunione
della Liguria ai Savoia, decisa dal Congresso di Vienna fu un'annessione illegittima e
militare. E tale resta a prescindere dal periodo storico. Chiedo al lettore: perché i
Savoia dopo aver annesso i vari territori italici fecero votare i plebisciti? Tali
territori erano già conquistati militarmente: allora a cosa servì far votare
i plebisciti? Servì a sanare l'illegittimità dell'annessione militare! I plebisciti
furono una vera e propria truffa per le popolazioni, ma furono così importanti sul piano
del diritto internazionale che il presidente della Repubblica Italiana Ciampi scrisse
che l'unità d'Italia trovò un momento fondamentale nei plebisciti: Diciamola la verità: i
Savoia non fecero votare i plebisciti ai Liguri perché, ancora nel 1860, avrebbero votato
NO ! Per ulteriori approfondimenti cliccare qui.
(31) Questo capoverso, forse più degli altri, dimostra
la malevolenza nei confronti della Storia dei Liguri. Quell'inciso "per denaro" prova
che l'avv. Mallucci ha un'idea tutta sua, e non confermata dalla storia, di come avvenne
la cessione della Corsica. Che essendo cessione è sempre legittima e non richiede che
sia sancita da un plebiscito:
clicca qui per
saperne di più.
(32) Forse l'avv. Mallucci ignora questo episodio di cui
Vincenzo Ricci fu protagonista. Ricci si lamentò con La Marmora del «saccheggio dato ad
un quartiere di Genova e degli atti di violenta libidine su figlie di onorate famiglie»,
e si sentì rispondere dal generale che «i soldati erano bei giovani e in quelle violenze
le donne avean pure provato un piacere». «Auguro, signor generale - fu il commento di
Ricci - fortuna e piacere uguale a sua moglie e alle sue figlie». Ecco di quale "pasta"
erano fatti i generali savoiardi! E di quale altra i Genovesi!
(33) L'avv. Mallucci omette di ricordare che Lorenzo
Pareto fu a capo dell'insurrezione dell'aprile del 1849, oggi ricordata con una targa,
che lo stesso avv. Mallucci contesta. Lorenzo Pareto
fu anche presidente della Camera.
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