Lettera inviata a Il Secolo XIX e mai pubblicata
Il raduno dei bersaglieri
Sul Secolo di giovedì ho letto, con profondo disappunto, che domenica 10 giugno
i bersaglieri della sezione "Fara" festeggiano a Rivarolo un loro anniversario. Sono
sinceramente dispiaciuto che nessuna autorità genovese e ligure abbia sentito come
proprio dovere ineludibile ricordare, con solennità, alla città di Genova quante
morti e quanto male fecero i bersaglieri di La Marmora nell'aprile del 1849 quando,
per ben tre giorni, la città fu abbandonata al sacco
della soldataglia bersagliera. È certo, lo sappiano tutti i partigiani d'oggi, che
le famigerate SS tedesche fecero a Genova meno morti dei bersaglieri. E le SS erano
stranieri in tempo di guerra, i bersaglieri erano italiani in tempo di pace! E
nessuno si sarebbe sognato di complimentarsi con le SS per le loro stragi come
invece fece il "re galantuomo" (sic!) Vittorio Emanuele II che, congratulandosi
per iscritto con La Marmora: "non potevate
fare di meglio", definì i Genovesi martoriati "vile e infetta razza di canaglie"!
Purtroppo pare che a nulla siano valse le chiare denunce dei crimini di pace
commessi dai bersaglieri scritte da
Leonida
Balestreri, da Gian Guido Triulzi, da
Giovanni Cattanei, fino ai più recenti ricordi di
Luciano Caprile, di
Massimo Zamorani, di
Lorenzo del Boca, di
Giovanni Rebora, cui tutti i quotidiani genovesi,
il Secolo XIX in testa, hanno dato ampio spazio.
Il 10 di giugno Genova subirà un nuovo oltraggio alla memoria dovuto all’ignoranza
della Storia Patria e alla colpevole accondiscendenza delle istituzioni genovesi e
liguri.
Prof. Franco Bampi
Patriota genovese
Genova, 2 giugno 2001
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