E se i Savoia non c'entrassero niente?Ipotesi sulle "code basse" dei grifoni reggistemmaFranco BampiBollettino «A Compagna», n. 1 - Gen.-Mar. 2008
Nel 1815 l’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, illegittimamente imposta dal Congresso di Vienna, tolse alla Liguria la sua plurisecolare indipendenza e la privò dello stemma che per secoli aveva esibito con fierezza. Memori delle passate grandezze, i Genovesi chiesero al Re sabaudo la concessione di usare l’antico stemma della Repubblica: lo scudo con la croce rossa in campo bianco ornato di grifoni. Con le RR. Patenti del 23 gennaio 1816, conservate presso l’Istituto Mazziniano, Vittorio Emanuele assegnò alla Città di Genova lo stemma rappresentato in fig. 1. Fig. 1 Lo stemma presenta due anomalie. La prima è la corona comitale al posto di quella ducale. Scrive Aldo Agosto (1): «A Genova non poteva essere concessa la corona ducale, pur nominandosi il re di Sardegna, duca di Genova, per non dover superare Torino, che pur essendo capitale, aveva titolo comitale, sulla contea di Grugliasco». Specie dopo l’unità d’Italia la corona comitale era male accetta dai Genovesi. Angelo Boscassi (2) ha ampiamente descritto la situazione e l’impegno profuso per far sormontare lo stemma di Genova dalla corona ducale, cosa che avenne poi con le RR. Patenti di Umberto I del 19 dicembre 1897 (vedi lo stemma in fig. 2). Fig. 2 La seconda anomalia riguarda le code dei grifoni che sono rappresentate tra mezzo alle gambe «in segno di sottomissione o di perduta indipendenza », sottolinea Aldo Agosto. Anche Aidano Schmuckher (3) riprende questa idea della sottomissione e ricorda che «un aspetto fortemente e ironicamente simbolico vollero dare i Genovesi allo stemma dopo i fatti del Congresso di Vienna per l’umiliazione subita; infatti i due grifoni furon rappresentanti con la coda fra le zampe». Ed è proprio su questa seconda anomalia che vorrei soffermarmi. Come primo fatto ricordo che all’Istituto Mazziniano è conservata la bandiera della Repubblica di Genova dell’anno 1796 rappresentata in fig. 3. Fig. 3 Poiché nel 1796 la Repubblica di Genova era sovrana (la Repubblica Democratica di stampo giacobino sorgerà nel maggio-giugno del 1797), la corona è quella reale, assunta nel 1637 quando la Madonna fu proclamata "Regina di Genova". Ebbene in questa bandiera la coda dei grifoni è fra le gambe! Consideriamo ora la moneta d’oro da 96 lire nuove coniata nel 1796 riprodotta, recto e verso, in figg. 4 e 5. Come si vede nel verso, i grifoni reggistemma hanno la coda tra le gambe. Per capirne di più leggiamo quello che Giovanni Pesce e Giuseppe Felloni scrivono nel loro libro sulle monete genovesi (4) «Si conoscono due emissioni distinte dalle caratteristiche dello stemma: la prima, con la data del 1792 e con la successiva del 1793, con lo stemma vecchio; la seconda dal 1793 al 1797, con lo stemma nuovo. La differenza tra i due tipi sta nella mensola sulla quale poggia lo stemma detto nuovo, introdotta in un secondo tempo; inoltre in questo secondo tipo la raffigurazione dell’insieme e dei particolari appare stilistamente più evoluta e moderna». Indico qui che la moneta che stiamo considerando ha lo stemma nuovo! Quindi in tutte le monete con lo stemma nuovo, ossia certamente tutte quelle coniate dal 1794 al 1797, i grifoni hanno la coda tra le gambe. Ricordo poi che nelle RR. Patenti del 23 gennaio 1816 si legge che Vittorio Emanuele concesse lo stemma di fig. 1 «Volendo noi dare anche in ciò alla detta Città una prova della speciale Nostra benevolenza». È noto infine che il re sabaudo era preoccupato della situazione genovese a lui potenzialmente ostile. Allora mi domando: è credibile che ci fosse in lui la volontà di umiliare la Città ponendo la coda dei grifoni tra le gambe? Provo a proporre uno scenario diverso. Vittorio Emanuele decide di concedere lo stemma alla città di Genova sormontato dalla corona comitale, impropria sì, ma esplicitamente richiesta dai Genovesi. Essi, nella supplica a lui rivolta per la concessione dello stemma, avevano seguito l’esplicita indicazione dell’Intendente generale della Provincia e Città di Genova che, su commissione del Conte Vidua, Ministro di Stato e Primo Segretario degli affari interni, aveva suggerito «che potevasi dal Corpo di Città di mandare al Re la grazia di accordargli, che (la corona, ndr) fosse dinotante Contea a somiglianza di quella di Torino» (5). Stabilito quindi che Genova non superava Torino, il resto era di minor importanza. E allora il re sabaudo, magari proprio per accontentare i genovesi, potrebbe aver chiesto di accordare loro l’ultimo stemma adottato dalla Repubblica di Genova: e quello aveva i grifoni con le code tra le gambe! Si noti per inciso che, mentre per la corona comitale è documentata la volontà, poi soddisfatta, di mutarla in corona ducale, nulla, che non sia recente, è a mia conoscenza in relazione alle code.
Concludo con una curiosità. La prima edizione dello studio di Angelo Boscassi è del 1895 (6) e venne premiata al concorso del “Giornale Araldico” dello stesso anno. In questo studio quando Angelo Boscassi cita le RR. Patenti del 23 gennaio 1816 (quelle che pongono le code dei grifoni tra le loro gambe, vedi fig. 1) indica che lo stemma concesso è quello rappresentato in fig. 6 nel quale (erroneamente?) la punta delle code esce fuoi dalle gambe esattamente come nello stemma di fig. 2 che sarà concesso da Umberto I con le RR. Patenti del 19 dicembre 1897. Per completezza segnalo che lo stemma raffigurato nell’edizione successiva (2) è invece proprio quello di fig. 1. Ora è di tutta evidenza che Boscassi nel 1895 non poteva conoscere quale sarebbe stata la posizione delle code nelle RR. Patenti del 1897. D’altra parte Boscassi fu anche segretario comunale e chissà quante volte adoperò lo stemma di fig. 1. Boscassi è definito infaticabile, erudito «indubbiamente una delle voci più emblematiche e autorevoli della cultura cittadina» (7). È mai possibile che non sapesse che lo stemma di fig. 6 non era quello concesso da Vittorio Emanuele? Allora mi domando: sarà solo un caso che lo stemma del 1897 (fig. 2) ha le code come quelle raffigurate da Boscassi? Quell’errore fu forse voluto per far sollevare almeno di un po’ le code dei grifoni? E se i Savoia davvero c’entrassero?
(1) Aldo Agosto, Origini ed evoluzione storica
degli stemmi dei capoluoghi delle quattro province liguri, in Gente di Liguria,
Almanacco de “A Compagna”, Genova, 1971, p. 190. [ inizio pagina ] |