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D Donatella, domestica del duca Danilo, donna diligentissima e devota al datore , ma dispettosa e dittatoriale, disse un dì: “Duca diletto, disponiti al duro dovere con la duchessa Domitilla, datti una dritta e decolla in deltaplano per Dusseldorf”. Il duca Danilo depose sul davanzale un disegno del David di Donatello e dal divano si diresse in dispensa, per disporvi i detersivi e degustare del Dolcetto. Dabbasso il diabolico Dottor Durrell, docente di diritto doganale a Dublino, decorato a Dunkerque dopo il D-Day, distribuiva con due dita dispense dattiloscritte ai discenti, domandandogli denaro a dismisura per il disturbo. Discepoli diciottenni, diligenti e determinati a distinguersi, dissertavano sulla dottrina di un dotto del Duecento, Dionigi il Druido (nonché drudo di una donzella del delta della Dora, denominata Dulcinea), davanti a una dozzina di docenti, che ne disapprovavano la dialettica discutibile e la dissolutezza deplorevole. “Che disgraziati! Che debosciati! Che dandy disossati!” si disperava un dentista dissenziente. “Al dì dormono, divorano dolciumi, digeriscono, si divertono e dimenticano le date. Delinquenti!” “Dipende dalle disposizioni del Direttore - dichiarò un doganiere, deviando il discorso per distogliere il detto dentista. “Con documenti così in disordine mi dovranno dare di certo una dichiarazione di disoccupazione. Dovrò dimettermi domani alle due e dieci. Che il demonio li danni!” Demoralizzato anche per i debiti, il dabbenuomo distaccò il diploma da decoratore con dedica del Duce e si diresse alla dimora di Dorella, deliziosa danzatrice e diva delle discoteche di Domodossola. La donna e il doganiere dialogarono in un difficilissimo dialetto della Daunia, destreggiandosi in divertite divagazioni, detti e dialoghi drammatici derivati dal D’Annunzio; indi, con un dietro-front, deambularono lungo il Don, per poi dirottare verso la Danimarca. Dimorarono per dieci dì in una dacia dirimpetto a una diga, ma divorarono la dispensa, dimagrirono e deperirono, avendo a disposizione solo dei datteri e dei dolciumi di dubbia digeribilità. Deliranti e in deliquio, si diedero a declamare ditirambi per distrarsi dalla disgrazia, ma ne derivò un diverbio che li divise, decidendoli a domandare il divorzio. Donatella, di cui dianzi dicemmo, dichiarò, distrutta dal dolore: “Da domani distribuirò ditali nelle drogherie, ma non mi darò alla droga”. Dimostrandosi più dignitosa del duca, debole e diuturnamente dilaniato dai dubbi, si diede alla derattizzazione dei domicili sino al dodici dicembre del Duemila, dopodiché dimenticò i dispiaceri dovuti al doganiere e si dedicò daccapo alla danza e alla dodecafonia su dischi di Donaggio, Dalla e Debussy.
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