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E Emanuele, emergente extracomunitario emigrato dall’Eritrea, entrò nell’edificio dell’ente emozionato ed esitante, evitando gli escrementi degli elefanti esportati in Europa, per l’esattezza in Engadina. Errando verso est, si erse fra elettori che esigevano un’eredità espletata in ettari. In effetti, l’edera emanava effluvi d’erba che Elvira, educatrice energica ed efficiente, evitava di estirpare, esprimendo un encomiabile entusiasmo per un’edicola in ebano con effigiati Ezechiele ed Elisabetta. L’edicola era stata eretta accanto all’Eretteo dall’esimio Eiffel, eversivo esecutore di edifici eccezionalmente elevati. Ettore, epico eroe di epoca ellenistica (espressione poco esatta, ma efficace per l’esigenza della E), si esauriva in estenuanti esercizi di equilibrio, onde emulare l’energico Ercole, un energumeno dell’Ellade. Egli esagerava nelle esercitazioni, per non essere etichettato come “effeminato eunuco”. Per Emanuele, equanime nell’esaminare, entrambi gli eroi si esasperavano in un’enfatica ed esagerata emulazione, anche se con l’elmo Ettore era più elegante, Ercole più elastico. Esaurita con un encomio l’eccezionale esibizione (un’esperienza elettrizzante!), essi esibirono, esausti, ecchimosi, ematomi, escoriazioni ed emorragie. Ebbri ed euforici per un eccellente Est!Est!Est!, esente da etichetta, estorto ad un enologo di Epidauro, emigrarono in Estonia, ma esigettero un esosissimo emolumento da un editore per un elzeviro sull’educazione degli ergastolani dell’Elba. L’edonista ed esteta Epicuro, edotto sull’eccezionale evento da un’esauriente epistola dell’etimologo Eraclito, si equipaggiò per l’esodo dall’Egitto in edizione economica: in equilibrio su un equino emaciato ed epatico, evitò sia l’epilessia sia l’ernia all’esofago, ma non l’encefalite. L’estradizione fu effettivamente esecutiva nell’estate. Fra gli esuli il più eccitato per l’evacuazione fu Ermete, che esternò l’entusiasmo in un’egloga da enunciare agli esterrefatti espatriati. Essi escogitarono un espediente per evitare l’empietà, ma Ermete non esitò ad esigere un’ecatombe come espiazione.
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