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L
di Umberto Violante

La languida Lucilla, liquidati con lazzi lascivi i lubrichi latin lovers, lacrimava lanciando lugubri lamenti, mentre Lassie, un Labrador dalla lingua lilla, latrava alla luna.

“Oh, lassa! Lorenzo è laggiù nel Laos ed io mi lambicco per lavorare presso un ladrone come Luciano, litigioso e levantino, essendo libanese.”

Intanto Lorenzo, longilineo luogotenente della Legione di Liguria, lucidava la lisa livrea alla luce di una lampada liberty di Lalique (lasciatagli da un legittimo legato), leggendo una lunga lettera di Lucilla.

Lara, una “lucciola” che lavorava sul lungomare sotto i lampioni, sul letto fra lenzuola di lino di Liegi lavate con Lip in lavatrice, levava alle labbra un liquore lanciando la lenza su Lorenzo.

“Levati di lì, Lara!”

Il luogotenente fu lesto a licenziarla, ma la licenziosa non si lasciava licenziare. Con la loquela di una lussuriosa lenona, lisciandosi il lardo dei lombi, si limitò a lavarsi al lavabo.

Intanto a Lecce (località litoranea del Levante, non lombarda e neppure laziale), il legale Ludovico Lari leggiucchiava un libro di leggi longobarde quando Lucilla, lacera e livida, gli lanciò un:

“Lestofante! Liquidasti il leale Lorenzo laggiù in Laos, fra liane e lagune!”

“Lorenzo? Un lavativo. Lascialo là a liquefarsi. Liquirizia?”

“Solo una leccatina, poi ti lascio alla lettura.”

“Latte? Latticini?”

“Purché Locatelli.”

“Lucilla, che Lorenzo languisca sino a lunedì e non lamentarti per lui.”

Lucilla si lasciò lusingare da lenticchie, lasagne e leccornie che il legale (una lenza) levava verso di lei e lasciò nel Limbo il legittimo legame con il leale luogotenente ligure.

Laggiù, lontano lontano, Lorenzo lessava una lepre leggendo un libro di letteratura latina sotto un leccio.

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