[ Indietro ] AsprissimoAsprissimo non è né un errore, né una licenza moderna. Nella Fiammetta del Boccaccio, scritta intorno al 1340, già si legge, per esempio, questo periodo: «Colui che fu del nostro peccato cagione, colui di quello è stato acrissimo purgatore». Effettivamente, le grammatiche insegnano che gli aggettivi acre, aspro, celebre, integro, misero e salùbre (non sàlubre}, seguono di regola, nella formazione del superlativo, la forma latina, e abbiamo quindi acerrimo, asperrimo, celeberrimo, integerrimo, miserrimo e saluberrimo. Ma sono tutte forme proprie della lingua scelta, letteraria, e il popolo non le usa, preferendo dire «molto celebre», «assai aspro» e così via. Certi scrittori poi, classici e moderni, non esitano a ricorrere alla formazione regolare in -issimo. Perciò, oltre ad acrissimo, come s'è visto, abbiamo esempi classici di asprissimo: il Redi, nel ditirambo famoso: «Pioggia rea di ghiaccio asprissimo»; il Tommaseo: «Altercazioni asprissime», ecc. Miserissimo lo usò più volte il Boccaccio nel Decamerone. Di integro esiste anche una forma superlativa integrissimo; ma in senso morale non si userebbe in nessun caso invece di integerrimo. Di celebre e di salùbre non si conoscono, ch'io sappia, esempi classici di superlativo in -issimo. Tratto da Aldo Gabrielli, Si dice o non si dice?, Edizione fuori commercio, Mondadori, Milano 1969. Gentile signor Bampi, la lettura oggi più accreditata di Boccaccio è: "...colui di quello è stato agrissimo purgatore". La citazione errata è già in Gabrielli; 'acrissimo' sarebbe un hapax (una parola che compare una sola volta, ndr), mentre di 'agrissimo' si hanno attestazioni nella Cronica dei Villani, in un altro luogo di Boccaccio e in Machiavelli. Perciò mi pare che si possa mantenere il punto che 'acre' - come del resto
'celebre' e 'salubre' - ha soltanto il superlativo latino in Con i miei migliori saluti. Lorenzo Enriques Messaggio e-mail ricevuto lunedì 1 settembre 2003 ore 19.42. [ Indietro ] |
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