Dittonghi e iati nel genovese
Per gli interessati diamo qui le regole formali per individuare
dittonghi e iati; tali regole sono adattate da Aldo Gabrielli,
Dizionario dello stile corretto, 1960 Mondadori, voce
dittongo.
Per chiarezza d'esposizione in questa pagina, e
solo in questa:
- non utilizziamo gli specifici simboli fonetici per le
semivocali (vedi in fondo alla pagina), ma utilizziamo quelli
della corrispondente vocale;
- marchiamo tutti gli accenti tonici e fonici;
- risolviamo il problema della o e della u con la seguente
scelta: o si legge [u], u si legge [y].
Suggeriamo anche di consultare l'articolo di Magister:
i dittonghi e gli iati nella lingua genovese.
Si definiscono suoni vocalici
- molli i suoni [i], [u] e [y];
- duri i suoni [a], [e], [E], [2], [O].
Nota. Per la precisione, in pochissime parole il suono [2] si comporta
come suono molle, ad esempio in sgheuâ e xeuâ, forme poco usate per dire
volare. Di fatto il suono [2] si comporta come un suono duro e come tale viene qui
trattato.
Formano dittongo:
- due suoni vocalici molli:
- entrambi atoni: "io" in abrétio (a iosa, a
vanvera), "oi" in poistæ (podestà);
- quando l'accento di parola cade sul secondo: "io"
in rióndo (rotondo) e fiôre (fiore), "oi"
in poìn (padrino) e moî (morire);
- un suono vocalico duro con uno molle:
- entrambi atoni, in qualunque ordine: "ai" in
dàtai (datteri), "ia" in spónzia
(spugna); "ei" in leitûga (lattuga),
"ie" in fiezâ (svolazzare degli uccelli);
"oa" in formîgoa (formica); "oe"
in foestê (straniero); "ua" in aseguaçión
(assicurazione);
- quando l'accento di parola cade sul suono duro:
- breve se precede il suono molle: "ai" in
pàize (paese), "ei" in pretéiza
(pretesa), "eui" in réuito (rutto),
"òu" in pescòu (pescatore);
- lungo o breve se segue il suono molle: "ia"
in criâ (gridare) e fiàsco (fiasco);
"ie" in diêta (dieta); "iæ"
in inbriægo (ubriaco); "ieu" in
ravieu (raviolo); "iö" in andiö
(andrò); "uâ" in muâ (murare).
Non formano dittongo, ma iato:
- un suono lungo seguito da uno breve: "âo" in amâo
(amaro); "êi" in sêi (il numero sei); "æi"
in ræi (radi), "öi" in töi (tori); "euo"
in xêuo (volo); in particolare:
- due suoni vocalici molli con l'accento di parola sul primo:
"io" in finîo (finito), "oi" in scôi
(bagnati);
- un suono vocalico molle seguito da uno duro con l'accento
di parola sul suono molle: "îa" in fîa (fila);
"ôe" in côe (code); "ûo" in segûo
(sicuro);
- un suono vocalico duro seguito da uno molle con l'accento di parola
sul suono molle (caso raro): "aî" in assaî (temprare);
"eî" in inveî (inveire); "aù" in laùggia
(brodaglia)
- due suoni vocalici duri (caso poco frequente, spesso
conseguenza di italianismi): "ea" in alleànsa (alleanza), Àngea
(Angela), zeâ (gelare); "ae" in Màllae (Màllare);
Nel dittongo il suono vocalico molle è detto
semivocale; le semivocali sono denotate con i simboli
fonetici [j] (per il suono della i), [w] (per il suono della u italiana) e
[H] (per il suono della u francese).
Infine:
- se la semivocale precede la vocale il dittongo è detto
ascendente:
- se la semivocale segue la vocale il dittongo è detto
discendente:
Trittonghi e quadrittonghi
I trittonghi si formano dall'incontro di due vocali molli con una
dura, tipicamente nella sequenza: molle-dura-molle. Nel genovese sono
trittonghi i seguenti gruppi: "iei" in andieiva (andrei,
andrebbe); "oei" in poeiva (potevo, poteva). Altri
accostamenti di vocali (diversi quindi da due molli e una dura) non
formano trittongo, ma sillabe separate: si hanno due sillabe nel nesso
"aieu" in tortaieu (tor-ta-ieu, imbuto). Rarissimi
i casi di quadrittonghi (tre vocali molli e una dura): "oiei"
in demoieiva (divertirei, divertirebbe). |