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Franco Bampi - Daniele Caviglia

Problemi di grafia

La "e" breve aperta e chiusa

Ecco cosa dice: Padre Gazzo
(leggi dove)

In genovese, come in italiano, la "e" breve tonica ha suono chiuso [e] e suono aperto [E]. Talvolta al cambiamento del suono corrisponde un cambiamento di significato (tésto, teglia, tegame; tèsto, testo letterario), ma più spesso la stessa parola viene pronunciata da persone diverse in modo differente; ad es. la parola vende (vendere) può essere pronunciata con la "e" chiusa (a Genova) o con la "e" aperta (in Riviera). Anche le regole di posizione (la "e" tonica seguita da "r" e altra consonante è sempre aperta, ecc.) non sono universalmente adottate da chi parla.

  1. Grafia Piaggio Casaccia. Non utilizza alcun sistema evidente per distinguere i due suoni.
  2. Grafia Tradizionale Normalizzata. Salvo la nota sugli accenti fonici in (GG II.8), non suggerisce alcun sistema per distinguere i due suoni. Adotta senza motivazione il digramma æ nella parola "albero" scrivendo ærboo (GG II.27), ma non nella parola "erba" scritta erba; scrive sia erco (arco) sia ærco (GG II.8.d).
  3. Vocabolario delle Parlate Liguri. Non utilizza alcun sistema per distinguere i due suoni: festa (festa); sciarbèla (ciabatta).
  4. Grafia in U. Marca sempre la "e" tonica breve sia aperta (accento grave) sia chiusa (accento acuto) eccetto quando è tonica e seguita da r e consonante nel qual caso il suono è sempre aperto.
  5. Proposta per un Sistema Grafico. Seguendo il suggerimento di Padre Gazzo, è facoltativo ma consigliato marcare con l'accento grave la "e" (tonica) breve e aperta eccettuando eventualmente le parole nelle quali la "e" tonica è seguita da "r" o "l" e altra consonante in quanto, in tali casi, la "e" è sempre aperta: bèllo (bello), bordèllo (chiasso, confusione); sciarbèlla (ciabatta): fèsta (festa); rèsca (lisca).
  6. Metodo Esotico. ---

Ecco cosa dice Padre Gazzo.
Pagina XXVIII. Per le vocali e, o aperte o chiuse, come per le sdrucciole e le tronche giovano le stesse regole, cui si conformano i moderni lessicografi italiani, cioè:
Le piane non abbisognano di accento, se dette vocali sono strette. Si accentano le sdrucciole e le tronche, usandosi l'accento acuto per le vocali é, ó strette e per l'ú italiano: péstilo, bústica, perché, cóntilo. (Per l'a, e per l' i è indifferente l'acuto o il grave).
L'accento grave distingue le vocali è, ò aperte, e non si omette mai (fèsta, ògni, vòrtite, tè, tèrmine, hò, ò = aut) e giova pure per le medesime sostenute, come si dirà. Il medesimo serve altresì per l'ù gallico nelle tronche: ciù, zù; e nelle sdrucciole (ùrtimo, fùria) e non disdice nel monosillabo ùn.

Introduzione

Problemi di grafia
Grafie imprecise
Grafie a confronto
Alfabeto fonetico
Glossario
Dittonghi e iati

Accenti

Lunghezza delle vocali
Vocali prima dei digrammi
La "e" breve
Accento sui monosillabi
Gruppi vocalici

Vocali

Il suono [2] corto e lungo
I suoni [O], [u], [y]
La semivocale "u"
Il dittongo [Ow]
La semivocale "i"
La lettera "j"

Consonanti

Consonanti doppie
La "m" davanti a "b" e "p"
I suoni [s] e [z]

Note grafiche particolari

La "h" nel verbo avere
Lo iotacismo
Dittongazione rapida
La crasi
La metatesi
Preposizioni articolate
"inte" oppure "in te"?

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