La "e" breve aperta e chiusa
Ecco cosa dice:
Padre Gazzo
(leggi dove)
In genovese, come in italiano, la "e" breve tonica
ha suono chiuso [e] e suono aperto [E]. Talvolta al cambiamento del
suono corrisponde un cambiamento di significato (tésto, teglia,
tegame; tèsto, testo letterario), ma più spesso la stessa parola
viene pronunciata da persone diverse in modo differente; ad es. la parola
vende (vendere) può essere pronunciata con la "e" chiusa
(a Genova) o con la "e" aperta (in Riviera). Anche le regole
di posizione (la "e" tonica seguita da "r" e altra
consonante è sempre aperta, ecc.) non sono universalmente adottate da
chi parla.
- Grafia Piaggio Casaccia. Non utilizza alcun sistema
evidente per distinguere i due suoni.
- Grafia Tradizionale Normalizzata. Salvo la nota
sugli accenti fonici in (GG II.8), non suggerisce alcun sistema per
distinguere i due suoni. Adotta senza motivazione il digramma æ
nella parola "albero" scrivendo ærboo (GG II.27),
ma non nella parola "erba" scritta erba; scrive sia
erco (arco) sia ærco (GG II.8.d).
- Vocabolario delle Parlate Liguri. Non utilizza alcun
sistema per distinguere i due suoni: festa (festa);
sciarbèla (ciabatta).
- Grafia in U. Marca sempre la "e" tonica
breve sia aperta (accento grave) sia chiusa (accento acuto) eccetto
quando è tonica e seguita da r e consonante nel qual caso il suono è
sempre aperto.
- Proposta per un Sistema Grafico. Seguendo il
suggerimento di Padre Gazzo, è facoltativo ma consigliato marcare con
l'accento grave la "e" (tonica) breve e aperta eccettuando
eventualmente le parole nelle quali la "e" tonica è seguita
da "r" o "l" e altra consonante in quanto, in tali
casi, la "e" è sempre aperta: bèllo (bello), bordèllo
(chiasso, confusione); sciarbèlla (ciabatta): fèsta
(festa); rèsca (lisca).
- Metodo Esotico. ---
Ecco cosa dice Padre Gazzo.
Pagina XXVIII. Per le vocali e, o aperte o chiuse,
come per le sdrucciole e le tronche giovano le stesse regole, cui si
conformano i moderni lessicografi italiani, cioè:
Le piane non abbisognano di accento, se dette vocali sono strette. Si
accentano le sdrucciole e le tronche, usandosi l'accento acuto per le
vocali é, ó strette e per l'ú italiano: péstilo, bústica,
perché, cóntilo. (Per l'a, e per l' i è indifferente
l'acuto o il grave).
L'accento grave distingue le vocali è, ò aperte, e non si omette
mai (fèsta, ògni, vòrtite, tè, tèrmine, hò, ò = aut) e giova pure
per le medesime sostenute, come si dirà. Il medesimo serve altresì per
l'ù gallico nelle tronche: ciù, zù; e nelle sdrucciole (ùrtimo,
fùria) e non disdice nel monosillabo ùn. |