La cucina In cuxinn-a (cucina) vi sono attrezzi di tutti i giorni: proprio per questo i loro nomi in genovese differiscono alquanto da quelli in italiano. Ad esempio il tagliere è detto taggiòu e la grattugia gratænn-a. Genericamente i piatti sono detti tondi o, con voce italiana piatti o piati; più precisamente il tondo è il piatto piano, la xatta quello fondo. La copetta è la tazza, mentre la tazzina da caffè si dice cichetta. Ma attenzione! A Sciâ Cichetta è la morte! Le nostre nonne dicevano vaggo a lavâ i tondi (vado a lavare i piatti), tondi che poi êan missi in scueuia * (erano messi in “sgocciolatura”) nello scolapiatti, talvolta detto vascelæa (o bascelæa), che, più propriamente, denota la rastrelliera per tenere i piatti esposti. Con brunîa si denota un barattolo, ma se il barattolo è quello di latta per le conserve allora è detto lamma (’na lamma de tomate vuol dire un barattolo di pomodori). E forse pochi sanno che arbanella è voce prettamente genovese: in italiano si traduce alberello, ossia “piccolo vaso di maiolica dipinta o di vetro”, come ci informa il celebre vocabolario Devoto Oli. La tavola per impastare o madia si dice meizoa o meizia e il matterello (errato mattarello) per tirare la crosta (sfoglia) è detto da noi canello. E non posso concludere senza citare la roeta, la rotella per fare i lembi frastagliati dei gustosissimi raieu (ravioli). Scialla scialla che Zena a l’é bella! Franco Bampi * scueuia è parola di difficile pronuncia: la prima u, detta svelta, è alla francese (come in menu) mentre il gruppo eu si dice come nella parola meu (molo). |