In villa In genovese la parola vìlla denota sì una casa patrizia, ma principalmente, dice il Casaccia, si usa per la “Possessione con casa di campagna; e talora per La stessa casa di campagna”. Il contadino che cura il terreno attorno alla vìlla è detto òmmo de vìlla oppure vilàn di solito giudicato una persona volgare: lo stesso termine vilàn ha assunto questo significato e le raxoìn da òmmo de vìlla sono le ragioni da villano, rozze, grossolane, insulse, basse, incivili.Spesso il terreno è fatto a fàsce sorrette dalle maxêe (muretti a secco). Zappare si dice sapâ o cavâ. Mi piace ricordare le tre parole che Petrucci segnala fatta da una sola vocale: caâa (zapparla), vaâa (vararla) e saâa (salarla). Desfondoâ, infine, significa dissodare. Componente essenziale per la concimazione è il liàmme (letame) da cui segue il verbo aliamâ (concimare). Segnalo qui un uso forse poco noto del liàmme. L’æa (aia) è quella area piana utilizzata per vari impieghi, in particolare per bàtte o gràn (battere il grano), operazione che genera molta pûa (polvere). La soluzione è quella di inpeigâ l’æa (conciare l’aia) ossia sparege sull’æa acqua con liàmme in modo che, asciugando, formi una crosta che evita la pûa. L’operazione di battitura era fatta con la verzélla (correggiato) formata dalla tràppa (verga) che batte il grano e dal manoâ o ación (manfano) che si tiene in mano, collegati dalla stralêa (gombina, laccio di cuoio o di cordicella). Concludo con la mesoîa (falce messoria) e la scoriàtta (falce fienaia) ricordando che la scoriâ è la frusta e la scoriatâ è la frustata. A-i vilén e câsétte de sæa ghe spélan e gànbe Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |