Parole in -eû Purtroppo, come ho altre volte segnalato, la grafia del più importante dizionario genovese, il Casaccia del 1876, è imprecisa e quindi è impossibile sapere come si pronuncia una parola se non la si conosce già. Compulsando il Casaccia si scopre che sono registrate una decina di parole che presentano il gruppo eû, da non confondere con il digramma êu che denota il suono della “o turbata” e che ho trattato nel n. 1 di quest’anno 2010. Il problema è che il Casaccia non dà alcuna informazione su questo gruppo lasciando aperto il problema di come lo si debba pronunciare. Le parole registrate sono queste: baleûstrâ (balaustrata), baleûstro (balaustro), beûlo (baule), beûssâ (sbevazzare), beûssôn (bevitore, beone), beûta (baùtta, mantellina di seta con cappuccio ad uso maschera), çeûttro (centina, armatura per sostenere archi e volte durante la costruzione), leûdo (leudo), maeûgio (uncino da calafati), matteûsso (pazzerello), meûno (piccola vasca per fabbricare candele), peûro (nobiltà, termine ironico), peûxo (bilico, perno), reûdo (intirizzito, rigido dal freddo), reûma (reuma), reûmatismo (reumatismo), reûtâ (ruttare), reûto (rutto). Molte di queste parole sono in disuso da tempo; altre ormai si pronunciano differentemente, ad esempio baule si dice bàilo. Fortunatamente tra queste parole ce n’è una di cui è nota la pronuncia ed è reûto che si dice réuito. I più attenti, poi, si ricorderanno che il leudo in genovese si dice correttamente léuido. Questo ci fa dedurre che al gruppo eû corrisponda il dittongo èui. Di sicuro, se la grafia del Casaccia fosse stata più precisa oggi potremmo pronunciare correttamente un interessante repertorio di parole genovesi antiche. A bón intenditô pöche paròlle Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |