Paròlle de Zena |
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Mezzi di trasporto
Uno dei primi mezzi di trasporto pubblico fu la rebelêa, che il Casaccia traduce
vetturaccia e che era una carrozza a più posti, aperta e con tettoia, trainata da cavalli. Poi vennero i mezzi elettrici:
i tranvài (tram) parola invariabile che i genovesi presero pari pari dall’inglese tramway, linea
tranviaria, ma che da noi denotò la vettura. Il primo tranvài elettrico compì il percorso inaugurale sulla
linea Corvetto-Manin nel 1893, mentre l’Uite (unione italiana tramways elettrici), che li gestiva, nacque nel 1895 e
durò fino a metà degli anni Sessanta. Nel 1939 viene realizzato un tram detto Tipo Genova o litorìnn-a
(littorina) perché fabbricato nelle “Officine del Littorio” che poi saranno intitolate a Romeo Guglielmetti. I
tranvài camminavano su due colìsse (rotaie) e la velocità era regolata da una
manéggia (manovella) che aveva otto tacche. Per questo dâghe l’éutto (darci l’otto) significa
far presto, fare alla svelta perché corrispondeva alla massima velocità del tranvài. Per le corse extraurbane
c’era la coriêra (corriera), mentre per le corse cittadine verso le delegazioni più lontane c’era il
célere che prevedeva un bigétto (biglietto) il cui costo dipendeva dal tragitto. In città
l’omnibus latino, che vuol dire “per tutti”, ha dato origine a l’òutobo (autobus) detto rigorosamente
senza la “esse” finale. A bordo c’era, e c’è ancora, lo sciafeur (autista), mentre non c’è più l’indimenticata
figura del bigetâio (bigliettario), che spessissimo era detto tranviêre; infine il controllore
era ed è detto contròllo (e non controlô, come sarebbe la traduzione letterale).
Ma che cîne, ma che tiâtro, se voéi divertîve, a-a doménega anævene in sciù e in zu ’n sciô tranvài!
Giuseppe Marzari: Scignôri bigétto!
Franco Bampi
Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ,
il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |