Francesismi La parola che tutti usano quando vogliono esemplificare quanto il genovese differisca dall’italiano è ghirindon (comodino, tavolino da notte). Forse pochi sanno che questa parola è tratta dal francese guéridon, ossia è, come si dice, un francesismo. Il genovese ha moltissimi francesismi. Alcuni sono insospettabili come travagiâ (lavorare), ravaxo (trambusto, disordine), xatta(piatto fondo), ribotta (bisboccia), destappâ (sturare), acattâ (comprare), derê (dietro), gena (fastidio, disagio, soggezione), depoî (dopo), guardavì (armadio con specchio), relento (tanfo di chiuso), smangiâ (prudere). Tra questi si inserisce l’intraducibile lambrin (da lambris, zoccolo) che denotava la parte inferiore del muro, circa la metà, dipinta a vernice (per essere lavabile) e terminante con linea retta di altro colore. Altri, a ben sentirli, suggeriscono la loro possibile origine francese: tirabuscion o tirabiscion (cavatappi), colissa (rotaia, guida), papê (carta), xambon (prosciutto), fanfaron (smargiasso), framboase (lampone). Infine vi sono quelli che suonano proprio alla francese: sala manxê (sala da pranzo), sciafeur (autista), blagheur(millantatore, spaccone, parolaio), brazeur (operaio saldatore), decreteur (lustrascarpe). Chi gioca a scopone usa la parola caleur per denotare quei giocatori che calano sempre la carta senza prendere mai. Anche sto chi o l’é zeneize da parlâ! Franco Bampi |