Colori Colore in genovese si dice cô. Chi giudicasse la parola inadatta può ricorrere a tìnta anche se, purtroppo, sempre di più si usa l’italianismo colôre. La parola cô permane tuttavia in alcune espressioni idiomatiche: si dice un çê cô de ciàppa (un cielo color ardesia) quando le nuvole sono basse e nere; e Firpo ha scritto della câza cô de nèspoa (casa color nespola). In generale si usa l’espressione cô de ... per indicare il colore di una cosa. Quindi cô de çetrón vale arancio, ma ormai è invalso l’italianismo aranción. Rosso si dice rósso (con le o lette u), bianco diventa giànco e nero si muta in néigro. Ma attenzione al giallo: ricordiamoci che si dice giâno. Vèrde è identico, ma noi lo diciamo con la e aperta, e in più abbiamo il bellissimo verdexìn (verdolino). Pur avendo il celèste, il ceruleo proprio ci manca, ma ci manca anche l’azzurro (niente prìnçipe azùrro in genovese!); in compenso abbiamo il bleu (blu), che può essere scûo (scuro) o ciæo (chiaro), abbiamo il bleu maræn (blu mare) e il bleu turchìn (blu turchino), il colore dell’indimenticato turchinétto. In genovese grigio diventa grîxo, ma il colore grigio del vestito è detto grixofæro. Come in italiano quando i colori sono presi dagli oggetti, non si declinano: dôe magétte rêuza (due magliette rosa), tréi pâ de scàrpe maròn (tre paia di scarpe marrone). E tra tutti questi colori De André ha scelto di cantarne un’altro: l’éndego (indaco). Ti t’adesciæ in sce l’éndego do matìn... Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |