Pugni e sberle Vari sono i nomi dei corpi dæti co-e moen (colpi dati con le mani). Come in italiano, la parola pugno denota sia la mano chiusa sia il colpo inferto con la mano chiusa. Lo sgrognòtto è lo sgrugno o sgrugnata, un pugno sul grugno; il sciaccadenti denota il montante o sergozzone, il colpo al mento dal basso verso l’alto; il ficòtto è il diretto, un pugno violento, un cazzotto, parola sulla quale, senza scriverla, rimarca il pudico vocabolario del Paganini (1857): “vige in Toscana un altro vocabolo ... ma è schivato giustamente da ogni civile persona”. Ganascion (sganassone) è il colpo di mano dato sulla ganascia; mascâ o, con un italianismo, scciaffo (schiaffo, ceffone) è il colpo dato a mano aperta sulla masca (guancia); lerfon (mostaccio) il colpo dato sulle lerfe (labbra o mostacci). Una patta (pacca) è un colpo a mano aperta; se è dato in modo da far rumore allora è un paton (sprimacciata o spiumacciata); e patte in sciô cû sono gli sculaccioni. Se una patta è data piano, quasi per scherzo, è detta bacìcola; se è data nella parte posteriore del capo si dice scopelòtto (scappellotto). Infine un manrovescio, colpo violento inferto col dorso della mano, si chiama stölon o sberlendon. Circa il suono delle percosse, curiosa è l’espressione onomatopeica cicche ciacche: voce di niun significato dinotante il suono che si fa nello schiacciare, rompere o battere qualunque cosa (Casaccia, 1876). Picca, pesta, batti, sciacca, schissa, rompi, cria, ma fallo in zeneize! Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |