Il gioco del calcio O zêugo do balón (il gioco del pallone, football) appassiona moltissime persone. Cominciamo con il balón (pallone) che, si sa, è fatto di chêuio (cuoio). Un tempo era composto di due elementi. L’esterno di chêuio era fatto a gæli (spicchi) e si chiamava covertón, ma più spesso scrón (involucro), parola di origine misteriosa usata solo con questo specifico significato. All’interno c’era la càmera d’âia (camera d’aria) che veniva gonfiata attraverso un tubicino detto bechelétto. Per evitare che facesse male era coperto da una linguetta di chêuio, e poi chiuso il tutto con uno strilæn (laccio di cuoio) o con una teragnìnn-a (corda robusta). Da ragazzi quando un amico lanciava il pallone in un luogo da cui non era più possibile recuperarlo si diceva: o l’à maiòu o balón (lett. ha maritato il pallone). E quando uno non voleva giocare in porta dichiarava: mi zêugo sótta (gioco sotto). Per i ruoli di una volta i genovesi usavano parole inglesi senza preoccuparsi troppo della pronuncia. Abbiamo così il gòlchîper (portiere, en: goalkeeper), il bèk o bécco (terzino, en: back), l’àlf(mediano, en: half), il centràlf (centro mediano, en: centre half), il centrofövar o fövar (centravanti, en: centre forward), il réferi (arbitro, en: referee), e il linesmàn (guardalinee, en: linesman). Pure in inglese erano i nomi dei vari falli: innanzi tutto il micidiale pénalti o, meglio, pénarchi (rigore, en: penalty), seguito dall’èns o ènsi (fallo di mano, en: hands), l’òpsài o òpisèn (fuori gioco, en: offside) e il beâi (forse dall’inglese behind) o meâli (rimessa dal fondo, en: goal kick). Infine la parola còrner (calcio d’angolo, en: corner) che si usa ancora oggi anche in italiano. ... ’n amîgo de câza, ch’o l’êa in Inghilterra, o n’à mandòu in scrón,
doppia cucitura... Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |