Comprare il cibo Quando si va a accattâ, comperare, occorre evitare i butegć caistriosi, i negozianti che vendono a caro prezzo, e, per no ciantâ di poffi, per non fare debiti, evitiamo pure di accattâ in crensa, comprare a credito,. Meglio andare da chi vende a bon patto, a buon prezzo, e se una cosa piace, comprarla: perché chi s’apensa o resta sensa, chi ci pensa resta senza. Per inciso noto che quando chiediamo il prezzo diciamo indifferentemente quant’o vegne, quanto costa, e quant’o va che si traduce quanto vale. Se non vogliamo ese a zazun, essere a digiuno, non occorre fâ ribotta, gozzovigliare, o mangiâ de strangogion (o de strangoscion), mangiare in fretta quasi a strangolarsi: basta cercare inti recanti da despensa, negli angoli della dispensa. Potremo trovare dei funzi in adobbo, funghi sott’olio, o magari dei pesci a scabeccio, pesci in carpione. Se poi a l’é labia, č fame, possiamo sperare in una buona suppa de trippe a-a sbira, zuppa di trippe versata su pane secco e formaggio, o in una gustosa suppa de çeixai co-o zemin, zuppa di ceci con soffritto di bietole. Infine, se decidiamo di andare a mangiare al ristorante, allora proponiamo di pagâ a-a sestrinn-a, pagare alla romana: ognuno paga il suo. Ma quande parlemmo, parlemmo in zeneize! Franco Bampi |