Le imbarcazioni
Bàrca e nâve (o, per dileguo della v, nâe) sono termini generici per indicare le imbarcazioni. Lo stesso vale per bàrco (bastimento) e per vapôre, o vapô (piroscafo). Una robusta barca ligure di antica tradizione è il léuido (leudo) di cui si conservano ancora alcuni esemplari. Tra le barche senza coperta, invece, il posto d’onore spetta al gósso (gozzo).Infine sono sempre presenti in porto il rimorchiatô (rimorchiatore), il caiccio (caicco) piccola barca di servizio di una nave, la ciàtta (chiatta) che, condotta dal ciataieu (chiattaiolo), serve a trasportare le merci per l‘imbarco. Ricordo ancora la figura del cadrai, che portava il pranzo a chi lavorava in porto sulle navi. La parte dello scaffo (scafo) che sta sott’acqua è la caénn-a o cænn-a (carena) e la sua spina dorsale di fondo è la chiggia (chiglia). Perpendicolarmente alla chiggia sono incastrati i maieu (madiere); ai capi di ogni maieu sono innestate due stamanæe (due staminali) che reggono il fasciamme (fasciame). Sopra i maieu è sistemato il pageu (pagliolo) che costituisce la parte calpestabile del fondo barca. Per questo l’espressione ese a pageu vuol dire essere a terra. Al di sotto del pageu c’è la sentinn-a (sentina) per raccogliere l’acqua alla cui rimozione si provvede tramite un foro detto lezo (alleggio) turato da un tappo pure detto lezo. Chi rema è detto remòu; il remmo (remo, plurale remme) si infila nello scarmo (scalmo) ed è tenuto fermo dallo streppo (stroppo). A-o meu neuo gh’é neue nâe neue, a ciù neua de neue nâe neue a no n’eu
anâ Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |