Insetti Gli insetti (detti anche bestiete) si vedono sempre meno, specie nelle case di città. Noiosa è la mosca e noioso è il moscin (moscerino), ma almeno questi non hanno il punziggion (pungiglione) e quindi non possono assagoggiâ (oppure punziggiâ, pungere). Ce l’ha invece l’odiatissima sinsâa (zanzara) la cui punziggiâ (puntura) provoca una fastidiosa smangiaxon (prurito). La ciæbella (lucciola) ispira i poeti, non così il babòllo (lucciolato) che fa luce ma non vola. Conosciutissima è la laboriosa formigoa (formica) sempre associata alla sfaccendata çigâa (cicala): avei a çigâa in sciâ canna vuol dire essere allegri. Abbastanza noti sono i nomi pruxa (pulce) e çìmixa (cimice), terminanti in “a”, e non in “e”, proprio come braxa (brace). Meno noto il corretto nome genovese dell’ape, che è ava, e quasi sconosciuto quello del calabrone che si dice gravallon. Curioso è il nome della libellula, massapræve, che si accompagna con gli altri tre: massacan (muratore), massabecco (mazzapicchio quello strumento con due manici per sistemare le lastre delle strade) e massamuro o morreua (mazzamurro, il tritume del biscotto). Concludo col simpatico dêdê (maggiolino) e con l’odiato bagon (scarafaggio), anche se dâse a-o bagon vuol dire fare la conta. Fatte conosce: parla zeneize! Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |