Giocare all'aperto Tanti erano i giochi che si facevano quando si poteva zugâ de fêua (giocare di fuori, all’aria aperta): tanti quindi sono i nomi genovesi dei giochi. Giocare a nascondersi si dice zugâ a scondilô (nascondi il lupo), mentre zugâ a scóndi l’anghìlla (nascondi l’anguilla) è il gioco acqua e fuoco, in cui, nascosto un oggetto, chi sta sotto deve cercarlo: se si avvicina si dice fêugo (fuoco) o brûxa (brucia) se vicinissimo, altrimenti ægoa (acqua) o mâ (mare) se si allontana troppo. Con la curiosa espressione zugâ a l’àngiou Sàn Michê (angelo San Michele) si denota il correre in fila tenendosi per i vestiti. Zugâ a-o batìn: (battimuro) è il gioco in cui uno si scaglia una moneta contro il muro e l’altro pure cercando di arrivare il più vicino possibile alla prima; ricordo che un gioco analogo si faceva con le figurine, ma in questo caso la figurina doveva arrivare il più possibile vicino al muro ma senza mai toccarlo. Lanciare una moneta in aria e indovinare da quale parte cadrà si dice zugâ a grìffo e crôxe, perché sulle due facce del quartaro, moneta genovese di poco valore, vi erano un grifone e una croce. Curiosamente il Casaccia registra zugâ a pàlle e sànti, che è lo stesso gioco, ma riferito alle monete toscane sulle cui facce erano raffigurati le palle, emblema dei Medici, e San Giovanni Battista. Giocare a mosca cieca si dice zugâ a l’òrbétto; ricordo che a l’òrbétto vuol dire alla cieca, con gli occhi chiusi. Infine zugâ o seu rèsto si dice quando uno rischia tutto ciò che gli resta: insomma un all-in del Texas hold’em, ma in genovese: altri tempi! ...pâ che a l’ægoa zu a l’òrbétto / gh’àgian dæto o turchinétto! Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |