Porte e finestre Portâ significa tante cose: è il verbo portare, al femminile è la portata delle vivande o della bilancia, mentre al maschile indica il portale: o portâ. Il pòrtego è sia il porticato sia l’atrio degli edifici che da accesso alle scale; in genovese si usa come traduzione di portone: àn avèrto o pòrtego (hanno aperto il portone). Il portón è una porta grossa: quéllo palàçio o l’à ’n bèllo portón (quel palazzo ha un bel portone). La parola barcón non denota una grossa barca, ma il balcone, la finestra; per questo il finestrino delle automobili si dice barconétto. Invece la barconêa denota una finestra grande, per lo più quella delle chiese. Il davanzale si dice ciàppa do barcón, perché era fatto d’ardesia. Affacciarsi dalla finestra è tradotto avansâse da-o barcón. L’espressione barcón in sciô téito indica l’abbaino, parola italiana che deriva dal genovese abæn che è quella lastra d’ardesia usata per ricoprire i tetti. Abbaino è pure tradotto con luxernâ, parola che si usa anche per il lucernaio. Il barcón è oscurato da una àrva (imposta che non lascia filtrare la luce) o da una giöxîa o persiànn-a (persiana). Il listello delle giöxîe è detto toêta e lo sportello apribile è detto portelétto. Le finestre ai piani bassi sono protette da-a ferâ (dall’inferriata) che, quando ha la parte bassa panciuta e sporgente, è detta ferâ inzenogiâ (inferriata inginocchiata). Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |